La figura in ombra si accascia sotto un chiarore lunare. Una brezza solleva turbini di polvere, vortici di plastica e cartacce che mi impediscono di vedere bene.

Una volta a terra, quella che sembra una ragazza snella viene bersagliata da altre lame scintillanti che la colpiscono di fianco, sulla schiena e le cosce. Il suo volto si solleva a implorare pietà.

Gesto inutile perché i Dead Bones sono famosi per la ferocia dei loro atti vandalici.

Che poi queste aggressioni servano a pagare la prossima scorribanda, è un dettaglio indifferente per la vittima.

Che poi si inciucchino fino alla demenza per onorare la caccia, è un aspetto che dovrebbe allertare i genitori.

– Charlie, questa lasciala a me. Guarda che culo.

Jimmy Lombo ha un debole per gli attributi che gli ricordano un frutto afrodisiaco. E due albicocche come quelle lo fanno salivare.

Per come lo conosco, Jimmy è un tipo animalesco: durante l’ultima festa della Luna Crescente, gli ho visto strappare a morsi il naso sanguinante di un Chinook e ridurre a brandelli l’orecchio di uno dei Beating Beatles solo perché gli erano passati davanti in fila per una bevuta.

Il Lombo ci sforma quando le gerarchie acquisite sul campo non vengono rispettate.

La madre, per metterlo in castigo, quando Jimmy gattonava appena, lo teneva di fuori sul retro di casa, in un box coperto ma recintato con il filo elettrificato.

Il padre, più brusco, ha continuato ad affinare il suo temperamento con una cinghia di cuoio borchiata. Jimmy è il prodotto di quella che si dice una “rigida educazione”.

Tutta la scena pare animarsi quando Charlie, indossati i guanti fingertouch per potenziare la presa, si rivolge al Lombo e lo zittisce con un dito. Quindi avanza e si mette a girare attorno alla sagoma inerme.

– Ti prego, non farmi del male. Ti darò tutto quello che ho.

Ha intuito la fine che sta per fare. Certe forme di vita faticano a sopravvivere anche nella migliore delle società possibili. Ogni ambiente ha i suoi predatori e ogni mercato i suoi riconsumatori.

– Non dire stronzate. Tu sei palta e la palta non avanza richieste.

Allora lei prova un ultimo tentativo di eludere l’inevitabile.

– Ho degli amici a Rizoma. Valgo più da viva, credimi.

Singhiozza a intervalli regolari e i suoi occhi paiono liquefarsi. Due striature nere le solcano il viso fino a congiungersi alla base del mento.

– Da viva? Questo è tutto da dimostrare.

Charlie sogghigna mentre Jimmy, Lenny e Micky intonano un inno che li aiuta a non distrarsi.

– Caccia la palta! Caccia la palta! Caccia la palta!

Poi un rumore stridulo, di ferro aggrovigliato, mi fa rizzare i peli. Charlie si avventa su di lei e le svita la testa con le mani.

La ragazza urla in preda al terrore e mio fratello le torce il collo come se stesse manovrando una ghiera dentellata che scatti a ogni posizione. Con le mani, mi copro gli occhi e guardo la scena filtrata dalle dita sbarrate sul volto.

Charlie si piega per lo sforzo e si puntella a gambe divaricate. Alcune luci si accendono nei dintorni, anche se nessuno osa affacciarsi. La notte si vive dietro le tende, a Colle Vasto.

È a questo punto, quando la ragazza si contorce in un modo innaturale e “Crispy” Lenny e Micky “Muco” hanno srotolato le catene, che mi accorgo di conoscerla.

L’inno prosegue in modo ipnotico.

Caccia la palta! Caccia la palta! Caccia la palta!

Un nodo di rabbia mi si forma alla bocca dello stomaco: stanno squartando Alba, la ragazza che mi fa trepidare da un anno.

Vorrei gridare dal raccapriccio, ma non ci riesco.

Vorrei scappare per non prolungare quel supplizio, anche se le ossa non rispondono. Resto muto e immobile. E non so se per timore del castigo dei Dead Bones, nel caso venissi scoperto, o per l’angoscia che mi attanaglia.

Sento le catene, rivestite di gomma per attutire il rumore ma non il dolore, toccare il suolo. Stando accanto a Charlie, tutti si sentono più forti di riflesso.

– No, fermi! La finisco a mano io. Ci sono quasi riuscito.

Al culmine della torsione, lo vedo arricciare le labbra. Poi le palpebre di Alba sbattono veloci come farfalle. Si socchiudono e danno l’ultimo saluto al mondo.

Un fascio di luce parte dalle sue pupille smorte. Sale in alto verso il cielo mentre mio fratello mantiene salda la presa fintanto che il cranio di Alba non si è sfilato dall’osso del collo con un suono secco, come di stappamento.

Sto per mettermi a piangere quando Charlie le soppesa la testa. Ho i singulti alla gola, le ginocchia mi cedono e devo aggrapparmi al davanzale per non cadere.

Il luccichio negli occhi di mio fratello insieme al suo ghigno di tripudio, è un’immagine che serberò per sempre nel cuore.

Mio fratello è un boia. E io sono livido.

Il sangue mi sale in faccia da ogni parte del corpo e non posso farci niente. Ogni volta che mi emoziono mi succede così, mi intristisco e trascoloro.