Vittorio Catani non ha davvero bisogno di presentazioni: una delle “colonne” fondamentali della fantascienza italiana, attivissimo nel fandom, esperto conoscitore di nomi e titoli, nonché memoria storica della scrittura fantascientifica nostrana, tanto da tenere su Delos la rubrica “Quando le radici”, dedicata al recupero e alla riscoperta di autori del passato, e da svolgere una consulenza analoga anche per la rivista Robot.

Ma soprattutto, un ottimo e celebrato scrittore, con una produzione di tutto rispetto (basta sfogliare l’immortale www.fantascienza.com/catalogo), soprattutto di racconti, sempre attuali e al passo con i tempi e con il novus scientifico, oltre che letterariamente molto intensi; autore che è stato anche, non dimentichiamolo, vincitore di un premio Urania con il romanzo Gli Universi di Moras.

Non aggiungo altro e lascio la parola a questa sua recente, delicata storia. - Milena Debenedetti.

Per l’occasione Gemma aveva invitato solo una ventina di amici avvisando che si sarebbe trattato d’una cerimonia in sordina, come d’altronde – lei pensava – imponeva il buon gusto: pacchiane legioni di parvenus stavano infestando la città. Né si poteva dire che la sua residenza non fosse attrezzata per ricevimenti affollati e su di tono. - Marilla - aveva detto Gemma alla collaboratrice più affidabile - mi raccomando, tutto dev’essere intonato a colui che si onora, ma senza ostentazione. Hai scelto le musiche di sottofondo?

Marilla studiava da tre anni al conservatorio ma si ritagliava spazi per lavori d’occasione. Le aveva scelte. Disse: - In primo piano l’Andante dalla Sinfonia concertante KV 364 di Mozart, poi…

- Va bene, va bene, di te mi fido. E ricorda, pochi alcolici ma molti fiori. Detesto la gente alticcia, specie in circostanze... fondamentali - la voce ebbe un tremito - come questa. Sta’ attenta alla disposizione delle corone, dei cuscini, dei colori e...

Marilla l’aveva rassicurata: - Conosco i suoi gusti, signora.

Poi il fatidico pomeriggio, per Gemma, sembrò giungere di colpo.

Nel salone con affaccio sul patio e nelle stanze adiacenti c’era confusione ma ordinata, simpatica. Il vociare era sussurrato. Alle sedici il cielo già appariva rannuvolato, scuro; fuori, ombre si protendevano dagli alberi e sulle aiuole fiorite. Il campanello sembrò uno squillo di tromba. - E’ lui! - quasi urlò Gemma in agitazione.

Nel salone entrò un distinto signore vestito d’un elegante completo nerofumo. Gemma notò che tutti lo osservavano, incuriositi e anche ammirati. La pelle era chiara, i lineamenti forti ma armonici, gli occhi d’un celeste chiarissimo. Possedeva carisma, quest’uomo. Si creò un silenzio violato solo dalle malinconiche leggiadrie mozartiane. Marilla aveva acceso i lampadari di cristallo. Gemma si volse ai presenti raccolti in semicerchio: - Ho il piacere di presentarvi qualcuno di cui vi ho parlato tanto, una persona che ha realizzato un mio sogno… e che… - Si interruppe, la voce incrinata. Balbettò: - Insomma voi sapete bene che Edoardo... che io...

Sorridendo appena, il nuovo venuto ritenne di prendere la parola. - Signore e signori, sono Gregorio Mastorna. Per noialtri dell’azienda Vite Preziose, questo è sempre un momento particolare. - Da una borsa in pelle nera estrasse un astuccio di velluto scuro. L’aprì tenendolo girato verso di sé. Esibì una compiaciuta ammirazione per il contenuto. L’attesa in Gemma era spasmodica, tutti intorno avevano spalancato gli occhi e lei quasi si sentiva venir meno. - Si accosti, signora - disse Mastorna con voce discreta.

A Gemma pareva di camminare sulle nuvole. L’uomo trasse dall’astuccio l’oggetto e glielo passò sul capo. Appesa alla semplice ma originale collana d’oro bianco c’era una goccia di sole che splendeva da accecare e Mastorna l’adagiò delicatamente sulla scollatura. Edoardo...

Quando Gemma si girò per mostrarsi agli amici, lo scoppio di voci sembrò un tuono: eccezionale, favoloso, commovente, stupendo, complimenti, tuo per sempre, sii nuovamente felice con lui... Braccia la strinsero, labbra la baciarono sulle guance, mani la cercarono, lacrime si mescolarono a lacrime. Ma nei suoi occhi c’era solo quella luce. Illuminerà le tue notti solitarie, questo amore durerà una vita, le dissero ancora. Mastorna sottolineò:

- Con Vite Preziose un diamante è per davvero l’Eternità.

Edoardo...

* * *

Trascorse del tempo. Mesi. Anni.

Edoardo aveva espresso, in vita, la volontà d’essere cremato. Dopo il tragico incidente non era stato facile districare i resti del corpo dalle lamiere contorte della sua auto e del camion che l’aveva schiacciato contro la parete d’una galleria. Dapprima titubante, Gemma aveva deciso che con quel corpo straziato la cremazione diveniva un pietoso obbligo. In ore vorticose aveva riflettuto: disperdere romanticamente le ceneri al vento, magari sul mare, da lui così amato? Edoardo era stato un valido sub. Era stato tante cose... Tutto, per lei. Un’amica – momenti di confusione, non ricordava quale – le aveva prospettato l’idea del diamante. Aveva rifiutato, quasi spaventata. Per poi capire che, invece, era quello il modo per tenere Edoardo con sé, sempre con sé!

Nella sede imponente della Vite Preziose, in un salone di avveniristici mobili in bianco e lucido nero un gentile autorevole funzionario, Mastorna, le aveva illustrato le procedure. - E’ un ritorno alla Natura - aveva esordito. - Il carbonio è l’elemento essenziale del corpo umano, e un diamante è carbonio allo stato più puro. Un diamante, signora, sarà la parte più intima e fulgida del suo caro estinto. - Mastorna aveva accennato a un sistema di purificazione delle ceneri. Una macchina speciale avrebbe sottoposto i resti a un’intensa pressione e a un enorme calore. - Lo stesso procedimento adottato dalla Natura. Il suo gioiello sarà bello, prezioso e con una autorevole certificazione, come quelli delle miniere... Nostri tecnici specializzati taglieranno la pietra secondo le sue esigenze.

Le aveva mostrato un catalogo con diamanti mai visti, favolosi. Il costo? Sì, era notevole, ma: - Ricordi, signora. Con Vite Preziose lei ha a che fare con l’Eternità.