Evoluzioni... senza Darwin

Come anticipavo, tutto dipenderà (già dipende) dalle tecnologie (genetica, chimica, protesi, astronautica, nuove telecomunicazioni), e dalle nanotecnologie. Questa roba si intrufolerà nella nostra vita in modo sempre più massiccio. La cultura prevarrà sulla natura: modifiche del Dna, ibridazioni con altri "regni" (animale, vegetale, degli insetti, dei virus), nuove sostanze chimiche, macchine microscopiche che si introdurranno nel nostri corpi, e così via.

Ma fino a che punto tutte queste modifiche potranno considerarsi "artificiali"? Sarà sempre più facile manipolare il patrimonio genetico degli individui per correggere difetti o aggiungere nuove qualità o facoltà: saremo in ambito "naturale" o "artificiale"? Se da un ipotetico Dna, identico a quello naturale ma "costruito" in laboratorio, nascesse un normale essere umano - magari tramite una placenta artificiale - avremmo o no un uomo? Queste innovazioni pongono, anzitutto, l'interrogativo su "cosa" sia un essere umano. Questione certo non nuova nella nostra storia: nel 1500 si tenevano processi in cui si discuteva la natura umana degli Indios; e prima del Concilio di Trento (1545-63), la donna "senza anima" era umana, o no? Senza impantanarci in un campo già oggi controverso, pensiamo che si finirà, molto praticamente, col considerare "umani" tutti coloro che la società riterrà tali. E siamo pronti a prevedere molte sorprese, specie con lo sviluppo di sistemi artificiali intelligenti e senzienti, l'avvento di animali superiori (scimmie, delfini) con intelligenza modificata, e così via. Già ora molti naturalisti hanno compreso che alcuni primati, per esempio il bonobo (detto anche scimpanzé nano) possiede facoltà psichiche finora insospettate (è in grado di elaborare simboli, di costruire una propria "cultura"), e premono per inserire queste creature nella classe dell'Homo, sia pure a un primo gradino: Homo Troglodytes.

Le modifiche genetiche prospettano soluzioni drastiche per la loro potenziale capacità di intervenire praticamente su ogni parametro psicofisico dell'Homo Sapiens: salute, intelligenza, durata della vita, facoltà motorie. E su istituzioni sociali, per esempio il concetto di famiglia: si potranno avere quattro, cinque, sei genitori fra donatori di seme, di ovulo, madre portatrice del feto, genitori "legali", eventuali genitori adottivi eccetera. Per non dire di un'antica idea: far partorire il maschio. A metà anni Sessanta, studiosi della Washington University impiantarono l'ovulo fecondato di una babbuina nell'omento di un babbuino (l'omento è un tessuto ricco di vasi sanguigni posto dinanzi all'intestino). L'embrione si sviluppò, ma l'esperimento fu interrotto. Probabilmente sarebbe stato necessario iniettare ormoni femminili, non sappiamo con quali esiti (secondo alcuni studiosi, l'uomo soffre di una carenza psichica congenita per l'impossibilità di fare figli, forse per questo sta disperatamente tentando di costruire un'intelligenza artificiale; secondo molte donne invece, "staresti molto più attento se fossi tu a restare incinto"...) Personalmente, passando a rielaborazioni fantastiche, ricordo un solo caso di narrazione d'una gravidanza maschile: avveniva in una debole commedia cinematografica con Catherine Deneuve e Marcello Mastroianni: Niente di grave, suo marito è incinto (regia di Jacques Demy, 1973). Certamente, rovistando a fondo, uscirebbe qualche altro esempio. Più facile invece imbattersi in società future nelle quali ciascuno può cambiare sesso, talora a volontà (anche più di due sessi, come in Triton di Samuel R. Delany, Armenia 1978), talora invece per un meccanismo "naturale" indipendente dalla volontà del soggetto (La mano sinistra delle tenebre di Ursula K. Le Guin, Libra ed., 1971: in realtà qui si tratta di alieni, benché apparentemente identici agli umani. E di alieni si tratta anche nei numerosi casi di "uova" o "semi" immessi nel corpo umano, maschile o femminile, per nutrire e far "partorire" la creatura a spese di chi lo ospita. Esempio classico, il film Alien).