Incontrare i propri eroi è una cosa che fa effetto. In questo senso il giornalista e il critico cinematografico perdono necessariamente di obiettività e il distacco necessario che consente di incontrare anche Rebecca Romjin Stamos, Laetitia Casta e Milla Jovovich senza perdere la buona dose di understatement "per motivi di lavoro"... Con Star Trek questo non è possibile: un peccato veniale condiviso anche da altri colleghi che - alla fine delle interviste - chiedono autografi e stringono calorosamente la mano a questi artisti che sono parte integrante della nostra vita, soprattutto, per quello che Star Trek rappresenta nell'esistenza di ogni amante di fantascienza. Certo, non tutti arrivano al livello del giornalista giapponese che lascia in mano a un attonito Rick Berman la sceneggiatura di due episodi di Enterprise o - ancora meno - assurgono al grado di follia di un critico inglese che spara addosso al povero Tom Hardy una serie di domande che lo imbarazzano riguardo il suo essere stato in collegio e la somiglianza di Shinzon con il Dottor Male di Austin Powers... cosa direbbe se conoscesse alcuni cattivi giovani attori di casa nostra monoespressivi che abboccano come merluzzi dalle fiction Rai e Mediaset?

Inutile dire che di persona il fascino di queste persone è esattamente quello che percepisci sullo schermo. L'elegante Patrick Stewart, la sexy Marina Sirtis (l'intervista è stata pubblicata per forza di cose su un'altra testata), il simpatico Brent Spiner (l'intervista ha inaugurato il nostro nuovo "figlio/foglio" Robot...) sono i tre interpreti che conosciamo insieme al giovanissimo Tom Hardy che - almeno nella versione inglese - ha un piglio unico nell'affrontare Picard/Stewart.

Loro come noi sono i figli delle stelle e di quell'utopia diventata sogno di celluloide o digitale che si chiama Star Trek.

Cosa le è piaciuto di più di La Nemesi?

Il fatto che lo sceneggiatore John Logan sia riuscito a costruire un dramma sulla vita di due individui che biologicamente sono gli stessi, ma che differiscono fortemente per bisogni, ambizioni e speranze.

C'è un legame tra Picard e Shinzon?

Sì e la sua natura è molto tenue, ma dolorosa. Picard sa bene che Shinzon è quello che lui sarebbe potuto diventare in un altro tempo e in un'altra epoca. La cosa peggiore è, però, che lo stesso Shinzon sa bene che Picard è l'incarnazione di una possibilità. Picard, poi, è sconvolto dal fatto che Shinzon ha dei tratti di se stesso che lui aveva dimenticato. Impetuosità e ambizione sono elementi comuni ai due uomini.

Come è nato questo film?

Spontaneamente. Dopo L'insurrezione nessuno era obbligato contrattualmente a fare un altro film. Poi Brent Spiner ha incontrato John Logan e - ingenuamente - gli ha chiesto se avrebbe mai voluto scrivere un film di Star Trek. Logan che è un fan straordinario della serie e sa molte più cose di tutti noi, ha accettato subito. Così è arrivata la sceneggiatura che per tutti noi è stata una sorpresa molto gratificante.

Si dice che voi siate come una famiglia...

E' vero e non è pubblicità. Il regista Stuart Baird perdeva spesso la calma per come noi ce la ridevamo tra i ciak. Siamo, però, un gruppo di amici, perché non viviamo tra di noi quel genere di tensioni che spesso sorgono tra parenti. Oppure siamo una famiglia che non è costretta - la sera - ad andare a vivere nella stessa casa.