Gli ultimi giorni

Cominciamo dal principio. Racconta ai lettori italiani chi sei, di dove sei originario, quanti anni hai, cosa fai per guadagnarti da vivere, eccetera.

Ok. Mi chiamo Andrew Masterson. Ho 41 anni e vivo in un paese circa 120 chilometri a nord della città di Melbourne, nello stato di Victoria, nel sudest dell'Australia.

Sono nato nella contea di Cornwall, un'enclave celtica nel sudovest del Regno Unito. La mia famiglia si è trasferita nell'Australia occidentale, a circa 2500 chilometri da dove vivo ora, nel 1968. Loro e io siamo tornati varie volte in Inghilterra durante la mia infanzia, che così è trascorsa ai due lati del globo. Mia madre gestiva un bed-and-breakfast in Inghilterra, e in Australia ha fatto parecchi lavori. Mio padre era un soldato e vive ancora in Gran Bretagna. Non l'ho mai incontrato, ma da sei anni siamo in corrispondenza via e-mail. Il mio patrigno riparava televisori ed era forse l'uomo più noioso del mondo. Non ho fratelli (be', li ho, ma non li ho mai conosciuti). Crescere è stato un esercizio di equilibrismo tra opposti: emigrante inglese in Australia, e celta della Cornovaglia in Inghilterra, quindi per certi versi non interamente accettato in nessuno dei due paesi. Sino a tempi recenti ho avuto due cognomi (del padre biologico e del patrigno), il che, per ironia, ha significato trascorrere buona parte dell'esistenza senza essere in grado di dimostrare chi fossi con piena soddisfazione dei burocrati. Quest'anno ho preso la cittadinanza australiana e finalmente posso in tutta sincerità affermare di "appartenere" a un luogo. Con questi continui spostamenti, forse non è sorprendente che abbia cominciato a scrivere sin dalla giovane età. Ho curato la mia prima rivista, un trimestrale dedicato ai problemi dell'ambiente, quando ancora andavo a scuola. Ho lasciato l'università, dove studiavo giornalismo, perché mi è parso meglio lavorare direttamente sul campo. Sono seguiti molti anni nei quali ho scritto per fanzine musicali, riviste di arte, e ogni tanto riviste di attualità, di solito senza venire pagato. In quel periodo mi sono mantenuto col sussidio di dosoccupazione e lavorando nei nightclub come statua vivente e clown. Per un po' ho anche gestito un rock'n'roll bar. Alla fine, ancora sui vent'anni, sono riuscito a entrare in un tabloid domenicale. Da allora faccio il giornalista, però come dipendente di giornali non sono mai stato un gran che. Non sono quasi mai rimasto senza lavoro, ma negli ultimi vent'anni ho avuto un impiego a tempo pieno solo per tre. Credo di non essere molto bravo a obbedire a chi mi dice cosa devo fare.

Ho cominciato a scrivere libri circa sei anni fa. In Australia ne ho pubblicati sinora sette (quattro romanzi, un libro umoristico, due libri di testo), e al momento sto lavorando su altri tre. Ultimamente non scrivo più molto per i giornali.

Due anni fa, dopo undici anni di vita nella città di Melbourne, la mia compagna Sahm e io abbiamo deciso di trasferirci in campagna. Viviamo in una modesta casa in legno su tre quarti di acro con un gatto, un pitbull terrier, e un tipo di cane esclusivamente australiano che si chiama "blue heeler".

Ho avuto il piacere e il privilegio di tradurre The Last Days (Gli ultimi giorni), un romanzo che mi pare molto divertente, veloce, e intelligente. Presentalo ai lettori italiani come preferisci. Insomma, cerca di vendere qualche copia!

Grazie delle belle parole, Vic. Guarda, lo slogan che userei è questo: divertente e piacevole. Di recente sono stato aspramente redarguito da un critico di qui, una donna. Recensendo un altro mio romanzo ha scritto che è sostanzialmente una perdita di tempo perché l'autore pare intenzionato solo a divertire e intrattenere il lettore. Ho preso il commento come una medaglia al valore. Se riesco a divertire, coinvolgere e distrarre un lettore per qualche ora, be', è il massimo risultato al quale io possa aspirare.

Detto questo, Gli ultimi giorni è un noir, spero divertente, raccontato attraverso gli occhi di Joe Panther. Joe è uno spacciatore di eroina da strada e investigatore privato part-time, portato alla violenza, a fumare di continuo, bere un sacco e ascoltare pezzi degli Smashing Pumpkins. E' anche convinto di essere Gesù Cristo. Ritiene di avere vagato sul pianeta per gli ultimi due millenni, diventando sempre più depresso per le carneficine, i massacri e l'ipocrisia in suo nome. All'inizio del romanzo, gli viene chiesto di indagare su un cadavere decapitato ritrovato inchiodato al crocefisso di una chiesa locale. Si assicura l'aiuto del suo amico Giovanni Battista, un vecchio che ha l'hobby di uccidere cani. Poi tutto diventa lievemente bizzarro.

Il Times, in Inghilterra, ha detto che questo libro è blasfemo quanto Aleister Crowley. Ha anche detto che è molto più divertente. La cosa mi è piaciuta moltissimo.