
In una puntata precedente di Radio Libera Albemuth si parlava del sesso nella fantascienza, o meglio della sua assenza. Ma un particolare ambito del genere faceva eccezione alla regola: la grafica. In quel campo la sessualizzazione era decisamente presente.
Una bella donna in copertina fa vendere, perlomeno questo è quel che si pensava, forse sbagliando, fino a pochi anni fa. A chi non piace vedere una bella astronauta con una tuta spaziale, molto simile a un costume da bagno, mentre spara raggi laser a qualche alieno? Non viene voglia di comprare una rivista o un romanzo che usa una copertina del genere?
Non nel XXI secolo. Dall’avvento di Internet e dei social media, un’immagine più o meno esplicita sulla copertina di un romanzo o una rivista ha perso molto del potenziale visivo che aveva nei decenni passati, probabilmente tutto. Non attira più come negli anni in cui certe immagini si potevano vedere solo così. Non stupisce più nessuno. È solo una delle tantissime immagini esplicite disponibili con un semplice click ovunque e in qualsiasi momento. Mettendo da parte per un istante la questione morale, se sia giusto o meno rappresentare le donne in questo modo, che tipo di compratori potrebbero attirare oggi immagini del genere?
Forse uomini alla ricerca di altro, che rischiano di rimanere delusi e sanno benissimo dove trovare quel che cercano (non sulle pagine dei romanzi e delle riviste di fantascienza). E le lettrici, cresciute in numero negli ultimi decenni, gradiscono questo genere di rappresentazioni? Cosa ne pensano? Attirano la loro attenzione?
Uno studio del 2018 di John Wirtz, docente di pubblicità all’Università dell’Illinois, Johnny V. Sparks, professore di giornalismo alla Ball State University e Thais M. Zimbres, dottoranda all’università della California-Davis, ci spiega quanto la sessualizzazione delle donne non solo non abbia alcun impatto sulle vendite dei prodotti pubblicizzati, ma sia spesso causa di cali di vendite. Una cosa su cui sicuramente gli editori riflettono…
Il design grafico, braccio armato della pubblicità e della comunicazione, ha capito questo concetto da tempo e si è adeguato. Negli ultimi anni, nonostante la resistenza nostalgica per certa “grafica vintage” di alcuni gruppi di lettori, nel panorama della fantascienza editoriale italiana sono calati drasticamente i casi di sessualizzazione della donna in copertina.

Piccoli, medi e grandi editori puntano sempre più su un linguaggio grafico più raffinato e alto, qualcosa che accompagni il testo e non che cerchi di venderlo come un piazzista con le vallette.
Il primo caso che mi viene in mente di questa tendenza è il meraviglioso design delle copertine della serie Asimov – storie di fantascienza curato da Lorenzo Ceccotti (in arte LRNZ) per Mondadori. Da segnalare anche la scelta di Add editore di usare le illustrazioni geometriche di Lucrezia Viperina per le copertine dei libri della scrittrice taiwanese Lin Hsin-Hui. Non si può poi tacere il lavoro, ormai ventennale, di Franco Brambilla per “Urania”, rivista che ha saputo reinventarsi dal punto di vista grafico con il suo linguaggio lisergico e sintetico.
Ognuno naturalmente si sarà fatto la sua opinione sulla cosa anche se agli editori le opinioni interessano poco, quel che conta è portare i libri a casa della gente. Riuscirà la grafica ad aiutarli in questa ardua impresa? L’inversione di rotta rispetto al passato è solo una moda passeggera o è destinata a durare?
È finita per sempre l’era delle belle prigioniere con i seni al vento che attendono, davanti a tribù di omini verdi, il salvatore di turno. Oppure no?
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID