Negli ultimi vent’anni il tema del cambiamento climatico è esploso anche a Hollywood. Non è un caso, visto che è aumentata sempre più la consapevolezza che una delle minacce più potenti per l’umanità è proprio come il clima sta rispondendo, dopo decenni in cui l’uomo è intervenuto pesantemente sul ciclo della vita della Terra, alle pesanti alterazioni del nostro ecosistema. E il cinema non poteva non mettere questa tematica nel suo carnè, consapevole proprio che pellicole con tale tematica avrebbero potenzialmente potuto incontrare il favore di un numero sempre crescente di spettatori.

Uno dei primi film che vengono spesso ricordati come appartenenti a questa tematica è senza dubbio The day after Tomorrow – L'alba del giorno dopo (2004) di Roland Emmerich, con Dennis Quaid, Jake Gyllenhaal e Emmy Rossum. Iconica è la scena in cui si vede la Statua della Libertà sommersa dal ghiaccio, ma tutto il film è un manifesto di cosa potrebbe accadere se non cerchiamo di porre un freno alle alterazioni che stiamo compiendo nella nostra biosfera.

Il protagonista del film è Jack Hall, un paleoclimatologo che, durante una missione scientifica in Antartide per analizzare la composizione degli strati di ghiaccio, con i suoi colleghi Frank Harris e Jason Evans, assiste ad un disastro ambientale: si stacca una porzione di banchisa dell'Antartide, a causa del surriscaldamento globale. Tornato a New York, lo studioso tenta di porre l’attenzione delle Nazioni Unite sulla questione, nel corso di una conferenza, ma non viene creduto quasi da nessuno quando afferma che il riscaldamento della Terra potrebbe innescare un catastrofico cambiamento del clima: una nuova glaciazione. In varie parti del globo terrestre cominciano a verificarsi inspiegabili e catastrofici eventi metereologici, che sembrano confermare la teoria di Hall. Quando lo scienziato si trova alla Casa Bianca per informare il Presidente e dare l'allarme, New York viene investita da un enorme maremoto e il figlio di Hall, Sam, rimane intrappolato. L’uomo tenterà in tutti i modi di salvare suo figlio.

Diretto dal regista tedesco, naturalizzato americano, Roland Emmerich, la pellicola è ricca di effetti speciali davvero straordinari che restituiscono in modo efficace e realistico gli effetti del cambiamento climatico sul nostro pianeta.

Anche il film Sunshine (2007) di Danny Boyle, con Cillian Murphy, Chris Evans, Rose Byrne, Michelle Yeoh è considerato appartenente al genere cli-fi, perché la pellicola è ambientata in un futuro distopico nel quale il pianeta Terra è prossimo al collasso, dal momento che il Sole si sta spengendo inesorabilmente. Per scongiurare un congelamento globale, gli scienziati creano una potentissima bomba atomica stellare e incaricano l’equipaggio dell’Icarus II di lanciarla sulla stella, così da creare una reazione nucleare in grado di far rinascere il Sole. Sette anni prima era stata inviata la nave spaziale Icarus I con il medesimo scopo, ma qualcosa di misterioso ha impedito all’equipaggio di compiere la missione e la navicella andò dispersa nello spazio.

Nel film sono raccontate le conseguenze più letali che portano a un cambiamento climatico dovuto allo spegnimento della nostra primaria fonte di vita, ossia il Sole.

Sempre di conseguenze, ma stavolta dovute allo sfrenato consumismo dell’umanità, si parla anche nel film animato della Pixar WALL-E (2008) del regista Andrew Stanton. È, come hanno sempre raccontato la Pixar e il regista, una storia d'amore robotica che esplora anche i pericoli della sopravvalutazione degli interessi economici a breve termine. La pellicola si svolge nel 29° secolo, centinaia di anni dopo che gli umani hanno abbandonato la Terra, ormai diventata una discarica a cielo aperto. I protagonisti sono WALL-E, un robot compattatore di rifiuti nel 29° secolo che rimane sulla Terra, ed EVE, un robot inviato sul nostro pianeta per cercare segni di vita. EVE riporta WALL-E su una astronave di linea, dove gli umani sono diventati pigri e dipendenti dalle macchine che fanno tutto per loro.

Benh Zeitlin, il regista di Re della terra selvaggia (Beasts of the Southern Wild, 2012) ha affermato che il suo film non è centrato sul passato, ma sul futuro. La trama della pellicola, infatti, ha fatto credere a molti che fosse ambientato durante la terribile tragedia dell'uragano Katrina, che ha colpito gli Stati Uniti nell'agosto del 2005. Ma per il regista, in realtà, il film parla delle possibili conseguenze climatiche che potranno accadere in futuro.

Il film si svolge in un bayou della Louisiana, su un'isola soprannominata la “vasca da bagno”, dove Hushpuppy, una bambina di 6 anni, vive con il padre malato. Spesso lasciata a sé stessa, Hushpuppy è costretta a crescere in fretta. A scuola, viene a conoscenza di creature preistoriche simili a bisonti chiamate uro, che si dice abbiano divorato i figli degli uomini delle caverne. Le vengono anche insegnate tattiche di sopravvivenza come preparazione per quando il suo mondo va in pezzi; alla fine, la “vasca” finirà sott'acqua.

Il film è stato sceneggiato da Zeitlin e Lucy Alibar ed è tratto da un lavoro teatrale di quest’ultima. Un film molto realistico sulle conseguenze del cambiamento climatico.

Il poster del remake di Ultimatum alla Terra
Il poster del remake di Ultimatum alla Terra

Remake del classico e omonimo film del 1951 di Robert Wise, Ulimatum alla Terra (The Day the Earth Stood Still, 2008), diretto da Scott Derrickson, affronta la questione dei danni ambientali causati dall'umanità alla Terra. La pellicola ha per co-protagonista la scienziata Helen Benson (interpretata da Jennifer Connelly), che viene convocata dalle alte sfere del governo americano per far fronte a l’imminente arrivo sulla Terra di una nave spaziale, evidentemente di matrice aliena. In effetti, la navicella contiene un alieno che prende la forma di un essere umano, il cui nome è Klaatu (Keanu Reeves). L'alieno chiede di parlare con l’ONU, ma viene rinchiuso in una base militare. Helen libera Klaatu e insieme al figlio adottivo si prende cura dell’alieno. A sua volta, Klaatu rivela alla donna che è giunto sulla Terra per distruggere la razza umana, perché è stata giudicata egoista e sta facendo morire il pianeta con la sua condotta. Toccherà alla donna convincere l’alieno a tornare sui propri passi.

Come nel film del 1951, l’alieno Klaatu (interpretato da Keanu Reeves) viene inviato sulla Terra per cambiare il comportamento degli umani o sradicarli dal pianeta, perché la Terra per gli alieni non può morire. Mentre negli anni Cinquanta il tema centrale era la Guerra Fredda, ora la tematica è la salvezza del pianeta, che l’uomo sta distruggendo attraverso lo sfruttamento delle risorse e i danni provocati dai cambiamenti climatici.

The Day the Earth Stood Still è stato un successo al botteghino e ha affrontato il tema del cambiamento climatico con passione, facendo luce sui danni che gli esseri umani stanno provocando alla Terra.

The Colony (2013) del regista Jeff Renfroe, ci racconta, invece, la conseguenza più letale che può comportare il cambiamento climatico: la glaciazione. Il film è ambientato nel 2045, in cui nonostante esista una tecnologia in grado di controllare il clima e, in particolare il surriscaldamento globale, la Terra è stata devastata da violente nevicate, rendendola un pianeta non più adatto alla vita. I pochi sopravvissuti vivono in bunker sotterranei, divisi per colonie, cercando di produrre cibo per il sostentamento di tutti. Al comando della colonia 7 ci sono Briggs (Laurence Fishburne) e il suo vice Mason (Bill Paxton), due ex-soldati, che spesso sono in disaccordo sulle scelte da fare. Nella colonia ci sono anche un tecnico, Sam (Kevin Zegers), che è alla ricerca di una torre metereologica che non sia andata in pezzi e che di conseguenza potrebbe aver tenuto un pezzo di territorio che non è soto la neve, e Kai (Charlotte Sullivan), compagna di Sam e addetta ai magazzini. Le cose si complicano per la colonia 7 quando ricevono una richiesta di aiuto dalla colonia 5.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un film che è molto realistico, nonostante la sua premessa tutta fantascientifica, e che di fatto è un monito per ciò che stiamo facendo al clima della Terra.

Timothee Chalamet è Tom, Matthew McConaughey è Cooper e Mackenzie Foy è Murphy in Interstellar - Foto di Melinda Sue Gordon -  © 2014 Warner Bros. Entertainment, Inc. and Paramount Pictures
Timothee Chalamet è Tom, Matthew McConaughey è Cooper e Mackenzie Foy è Murphy in Interstellar - Foto di Melinda Sue Gordon - © 2014 Warner Bros. Entertainment, Inc. and Paramount Pictures

Sulla stessa scia c’è Interstellar (2014) di Cristopher Nolan, con Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Michael Caine e Matt Damon. Il film è ambientato nella prima parte in un catastrofico XXI secolo, dove la Terra è martoriata da eventi climatici, come le devastanti tempeste di sabbia, e l’umanità soffre a causa della scarsità di cibo. Le conseguenze del cambiamento climatico, in questa pellicola, ci sono presentate come irreversibili, tanto che gli scienziati della Nasa sono costretti a cercare un nuovo pianeta dove stabilirsi.

Joseph Cooper, un ex ingegnere della Nasa e pilota, e sua figlia Murph assistono ad uno strano fenomeno fisico: la sabbia di una tempesta, entrata nella stanza della ragazzina, sembra allinearsi in linee. Cooper intuisce che si tratta di coordinate geografiche espresse in formato binario. Codificate le linee, l’ingegnere e sua figlia scoprono che il luogo delle coordinate è un centro di ricerca della Nasa, dove il professor Tom Brand lavora con un team ad un progetto ambizioso: trovare una nuova casa per la Terra, ormai devastata da cataclismi climatici e destinata a morire. Qualcuno sembra voler aiutare l’umanità, perché vicino a Saturno si è formato un cunicolo spaziale, che gravita intorno ad un buco nero. Cooper decide di partire per la missione, anche se sua figlia Murph sente che suo padre la sta abbandonando. Avvicinandosi al buco nero, il tempo scorre più lentamente e così mentre per Cooper e gli altri membri della missione spaziale passano pochi giorni, sulla Terra passano anni e Murph è ormai adulta. La donna aiuta il professor Brand a calcolare l’equazione del tutto che potrebbe salvare l’umanità. Intanto, gli astronauti raggiungono il pianeta, in cui trovano l’astronauta Mann, partito anni prima per capire se il pianeta dove è atterrato può essere abitabile, ma l’uomo è impazzito e cerca di rubare l’astronave di Cooper per tornare sulla Terra. Cooper riesce a sventare la minaccia, ma è costretto da solo ad attraversare il buco nero e si ritrova in una struttura pentadimensione creata da entità superiori, dove è in grado di manipolare il tempo e lo spazio…

Decisamente post-apocalittico è invece Snowpiercer (2014), del registra sudcoreano Bong Joon-ho. La storia si svolge a bordo di un treno, lo Snowpiercer, che viaggia per il mondo con ciò che resta dell'umanità, dopo che un fallito tentativo di ingegneria climatica per combattere il riscaldamento globale ha ghiacciato tutta la superficie della Terra. Nelle prime carrozze vivono le persone ricche, in ambienti che offrono tutti i comfort, mentre nelle carrozze di coda del treno vivono i meno ambienti, proprio come in una società formata da classi sociali diverse. La disparità è acuita dal fatto che i bambini dei poveri vengono presi e resi praticamente schiavi. Alcuni uomini dei vaoni di cosa decidono di ribellarsi, tra questi ci sono Curtis (Chris Evans) ed Edgar (Jamie Bell), che insieme a Gilliam (John Hurt), decidono di mettere fine allo status quo dello Snowpiercer, progettando addirittura di uccidere Wilford (Ed Harris), il creatore del treno. Ma per raggiungere il loro obiettivo hanno bisogno di alleai, decidono così di liberare i detenuti del vagone-prigione.

Il film è basato sul romanzo francese Le Transperceneige di Jacques Lob, dove il messaggio ambientale si mescola a quello socio-politico, in connubio molto originale.

Anche in Mad Max: Fury Road (2015) di George Miller, quarto capitolo cinematografico della saga di Mad Max, lo scenario è post-apocalittico, visto che il film è ambientato in un ambiente desertico in decomposizione, dopo la guerra per le risorse. Inondazioni, incendi, saccheggi e pestilenze sono le premesse della storia, in cui il tirannico Immortan Joe (Hugh Keays-Byrne) mantiene il potere prendendo il controllo dell'approvvigionamento idrico. Quando invia uno dei suoi capitani, l'imperatore Furiosa (Charlize Theron), a procurarsi benzina, si rende conto che alcune delle sue concubine sono fuggite con lei. Furiosa progetta di raggiungere Green Place, una terra fertile che ricorda dall'infanzia trascorsa con una tribù di donne.

Anche Geostorm (2017) di Dean Devlin è ad alto tasso di climate fiction. Si ipotizza un sistema satellitare che controlla il clima sulla Terra, anche se poi è il suo utilizzo da parte del “cattivo” della pellicola a creare anche i disastri climatici. Molto spettacolare, soprattutto nei momenti in cui vengono mostrati gli effetti negativi dell’intervento umano sul clima.

Protagonisti sono Gerard Butler, Ed Harris, Andy Garcia, Katheryn Winnick, Jim Sturgess, Abbie Cornish e la storia ha al centro l’idea di un sistema satellitare, denominato Dutch Boy, che permette il totale controllo del clima sulla Terra e grazie al quale sono state eliminate sia le violente tempeste sia la siccità nel mondo. Jake Lawson è inizialmente responsabile del progetto, ma viene cacciato a causa delle sue intemperanze nei confronti dei politici. Al suo posto viene nominato suo fratello Max, che fa parte dello staff del presidente degli Stati Uniti. Tre anni dopo, prima in Afghanistan e poi a Hong Kong si verificano delle catastrofi climatiche senza precedenti. Max è preoccupato e chiede al Presidente degli Stati Uniti di predisporre una missione sulla stazione spaziale dalla quale si controlla il Dutch Boy e ci manda suo fratello Jake. Il rappresentante cinese del progetto Cheng Long informa Max che a suo avviso i due incidenti climatici sono dovuti ad un uso improprio del sistema satellitare e che qualcuno ha in mente di scatenare un Geostorm, un enorme cataclisma meteorologico. I fratelli Lawson tentano così di fermare il complotto e salvare il pianeta Terra.

C’è un ultimo film che segnaliamo, anche se a leggere la trama si capisce che non appartiene affatto al genere climate fiction. Il film è Don't Look Up (2021) di Adam McKay. La storia ha per protagonisti il professor Randall Mindy (interpretato da Leonardo DiCaprio) e la studentessa di astronomia Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence). I due, durante le loro ricerche, fanno una tremenda scoperta: una cometa grande quanto l'Everest è entrata nell'orbita del sistema solare ed è in rotta di collisione con il nostro pianeta. A questo punto i due decidono di avvisare le autorità competenti, ma nessuno crede alla loro storia, anche se la cometa distruggerà la Terra. I due non si arrendono e sostenuti anche dal dottor Oglethorpe (Rob Morgan), iniziano un lungo viaggio per parlare con tutti dell’imminente catastrofe, arrivando perfino a parlare con il presidente degli Stati Uniti e il capo di gabinetto, ma anche loro minimizzano la faccenda. In una sorta di disperato ultimo tentativo, i due scienziati avvisano gli americani nel programma mattutino di Brie (Cate Blanchett) e Jack (Tyler Perry), The Daily Rip, ma ormai mancano sei mesi e nessuno vuole credere alla fine del mondo.

Siamo davanti ad una commedia che ha per tema la fine del mondo, ma in realtà per stessa ammissione del regista, la cometa che sta per colpire la Terra non è altro che una metafora proprio del cambiamento climatico e delle sue possibili e nefaste conseguenze, un tema che, come si racconta nel film, nessuno vuole ascoltare davvero. Ma, forse, l’ultima speranza è proprio Hollywood, se film del genere continueranno ad essere scritti, girati e distribuiti forse là fuori la consapevolezza di questa importante tematica verrà presa in considerazione da un numero sempre maggiore di persone.