L’avvento della cultura e della tecnologia occidentale come hanno cambiato il Giappone feudale?

Di questo ci parla Bruce Sterling nel suo racconto lungo I fiori di Edo, pubblicato da Delos nella collana Robotica, e finalista al Premio Hugo e Nebula.

Lo scrittore texano, esponente di spicco nel movimento letterario, politico e controculturale Cyberpunk, nel suo racconto ci fa rivivere l’apertura “forzata” del Giappone alle potenze occidentali. A far da battistrada furono gli Stati Uniti nel 1854, inviando una squadra navale che a cannonate costrinse i nipponici a uscire dal loro isolamento internazionale.

Il racconto è ambientato a Edo (l’antico nome di Tokyo) e si svolge durante una notte in cui s’incrociano le storie dei tre amici Onogawa, Enko e Yoshitoshi che sono i protagonisti del racconto di Sterling. La trama de I fiori di Edo è piuttosto semplice e lineare, ma ha il pregio di far emergere, grazie alla caratterizzazione dei personaggi, le diverse reazioni vissute dal popolo giapponese all’indomani dell’incontro con la cultura e la tecnologia portate dagli occidentali, verso la metà dell’ottocento.

Onogawa è un ex Samurai, la piccola nobiltà un tempo dedita al mestiere delle armi, decaduto al rango di mercante (Chōnin in giapponese), nostalgico e arrabbiato perché ha perduto il suo status sociale privilegiato, ed ha visto svanire le certezze e i valori della tradizione. Di riflesso, ma con un atteggiamento piuttosto ottimista, troviamo il suo amico Enko, un attore di teatro dallo spirito libertino che affronta il cambiamento con apertura e leggerezza, e sa apprezzare gli stili di vita consumistici e le idee liberali introdotte dagli occidentali. Tra i due poli opposti, Onogawa ed Enko, troviamo un punto di equilibrio nel personaggio di Yoshitoshi soprannominato Taiso (Grande rinascita), artista e disegnatore decaduto, ma che si è saputo reinventare, diventando un apprezzato illustratore dei primi quotidiani pubblicati su carta stampata. Taiso è il personaggio chiave del racconto, perché incarna lo spirito di adattabilità che permetterà al Giappone di diventare, nel corso del ‘900, una delle maggiori potenze tecnologiche e commerciali su scala planetaria.

In tutto il racconto aleggia poi, nascosta in un alone di “realismo magico”, una presenza demoniaca. Si tratta di una forza tecnologica misteriosa e imperscrutabile che scorre lungo i fili del telegrafo, fa muovere gli ingranaggi dei treni che corrono veloci sulle rotaie e alimenta le lampade a gas che illuminano Edo, trasformando l’antica città feudale in una metropoli moderna, destinata a somigliare sempre di più a quelle occidentali.