Spesso scegliamo di leggere o rileggere libri perché, consciamente o inconsciamente, ricerchiamo in questi magici oggetti di apprendimento e intrattenimento, risposte alle domande sulla nostra vita nella società.

Da qualche mese ci siamo abituati ad ascoltare e vedere in televisione, alla radio, sui giornali e sul web, programmi in cui si dibatte sulla crisi sanitaria, economica e sociale provocata dal Coronavirus, che sta generando  anche delle incertezze rispetto al futuro che ci attende.

Probabilmente questa “influenza cross mediale di cattive notizie” mi ha spinto a ricercare e leggere Una utopia Moderna di H.G. Wells. 

Questo ibrido romanzo-saggio fu concepito nel lontano 1905 dallo scrittore britannico, e pubblicato in Italia nel 1990 dalla casa editrice Mursia. 

Un libro raro ma reperibile oggi nel mercato italiano se si acquista on-line su Amazon o IBS, altrimenti difficilmente reperibile nei canali della distribuzione libraria tradizionale. 

Una utopia Moderna è un’opera che appartiene alla migliore tradizione utopica della fantascienza e offre spunti di riflessione interessanti, per immaginare come potrebbe essere progettata nel futuro una società altamente funzionale e integrata. 

Nel libro Wells utilizza l’archetipo del viaggio come espediente narrativo per trasportarci nella sua società ideale, e provocare nel lettore l’effetto di “straniamento” (la presa di distanza dalla realtà per poterla vedere meglio).

Attraverso gli occhi dei due protagonisti, “la Voce” che è l’omologo dello stesso Wells e il “botanico”, l’amico che lo accompagna nell’esplorazione di Utopia, siamo proiettati in un pianeta speculare alla Terra, ma dove tutto funziona in modo efficiente e armonico.    

La società immaginata e descritta da Wells in Una utopia Moderna è il risultato di un grande progetto comune; è lo Stato Mondiale costruito dai cittadini di Utopia.

Lo Stato Mondiale è una tecnocrazia illuminata, tollerante, multirazziale e sovranazionale amministrata da scienziati e tecnici, ma soprattutto dall’ordine dei “Samurai”.

Si tratta di una potente elite amministrativa selezionata su basi meritocratiche in virtù di conoscenze tecnico-scientifiche e di un’elevata moralità: chiunque provvisto di particolari requisiti, può entrare nell’ordine, perché questo non è una casta chiusa, ma un’organizzazione che tende ad incrementare gradualmente il numero dei suoi membri. 

L’idea wellsiana di affidare lo sviluppo della società, a persone preparate ed eticamente responsabili verso il bene comune, nasce anche dalla lunga militanza di Wells nella Fabian Society: l’organizzazione para-massonica che si proponeva di elevare le classi lavoratrici per portarle gradualmente alla gestione dei mezzi di produzione. 

Inoltre è evidente l’influenza del pensiero positivista di Auguste Comte, il filosofo francese e padre della sociologia, di cui Wells conosceva bene il pensiero. In particolare l’autore britannico è molto vicino a Comte nell’esaltazione delle scienze (matematica, fisica, astronomia, chimica, biologia e sociologia) avendo avuto anche lui una formazione scientifica. Entrambi infatti considerano le scienze come discipline essenziali per conoscere la natura, l’uomo e la società, ma anche come saperi validi per organizzarla e indirizzarla verso una condizione di progresso ricorrente.

Il sistema economico descritto dallo scrittore inglese in Una Utopia Moderna è giusto, efficiente e ordinato, grazie ad una pianificazione scientifica e controllata. Non si tratta però di un modello sociale rigido e totalitario, perché esiste un equilibrio fra Stato e Mercato. 

L’ordine dei Samurai che detiene il potere, lascia la possibilità a chiunque di esprimere l’iniziativa privata individuale, ma questa deve sempre essere subordinata a un’ideale di giustizia sociale, reso possibile con un interventismo statale molto diretto. Ogni utopiano ha il diritto a ricevere il sostentamento per vivere con dignità, ma deve dimostrare con il lavoro e la cooperazione, la sua utilità per l’intero sistema sociale, altrimenti sarà escluso da tale sistema.

L’impalcatura ideologica immaginata dal Wells per realizzare una società egualitaria, produttiva e prospera, ha caratteristiche che l’avvicinano alla cultura politica del socialismo britannico (lo scrittore fu infatti un convinto sostenitore del socialismo non marxista), in cui si cerca di combinare gli elementi politico-sociali del socialismo con quelli del liberalismo e della socialdemocrazia.

Ma qual è l’elemento chiave per realizzare un progetto sociale così avveneristico? 

Costruire e gestire una complessa infrastruttura integrata, capace di connettere in modo funzionale i sistemi della comunicazione e dei trasporti con quello energetico. Ed è proprio ciò che accade su Utopia, dove gli utopiani parlano un unico linguaggio che è la sintesi di più lingue (Wells pensa all’inglese come base di partenza per questo idioma), e si scambiano informazioni tramite tecnologie molto evolute e liberalizzate.

Anche il sistema dei trasporti che connette i vari territori dello Stato Mondiale è notevolmente sviluppato. Su Utopia è presente un’efficiente rete di trasporti su strada e rotaia, che permette ai cittadini di spostarsi facilmente a costi molto contenuti, facilitando la mobilità e l’incontro fra persone che abitano in luoghi distanti su questo pianeta.

Tutta l’infrastruttura è alimentata da un sistema energetico ibrido: l’elettricità erogata è ricavata dall’energia idrica, dalla combustione, dalle maree e da ogni altre fonte energetica presente in natura. La distribuzione su vasta scala è ripartita in relazione alle esigenze delle organizzazioni pubbliche e private, mentre la contabilizzazione dell’enorme mole di dati legati al consumo, è espressa in un’unica unità di energia fisica.

Ma la società immaginata da Wells è unicamente un desiderio chiamato Utopia. Solo una mente così scientifica e fantasiosa poteva elaborare un sistema sociale tanto efficiente e giusto, dove ogni persona può sentirsi felice e appagata.

Eppure nell’Una utopia Moderna wellsiana, concepita più di cento anni fa, ritroviamo elementi socio-economici presenti oggi nei modelli del capitalismo scandinavo (Danimarca, Svezia, Finlandia, Norvegia, Paesi Bassi, Austria e Svizzera), nipponico-renano (Germania e Giappone) e in misura minore angloamericano (Inghilterra e Stati Uniti). 

Dai primi due modelli la società wellsiana mutua il ruolo preminente dello Stato e la propensione a cogestire le attività pubbliche e private; mentre dal modello anglo-americano la forte capacità d’innovazione e la difesa delle libertà individuali.

Una Utopia Moderna, come molte altre opere utopiche, consente al lettore che ricerca risposte sulla società, all’indomani della grande crisi causata dal Coronavirus e da una globalizzazione fuori controllo, d’immaginare modelli sociali evoluti, equi e rispettosi dell’ambiente, come ha fatto Wells più di un secolo fa. 

Concludo l’articolo estrapolando un passo profetico, tratto da questo bel libro scritto da uno dei Maestri della fantascienza: “Oggi, non si cerca di resistere al perenne fluire del mare della storia, ma si preferisce piuttosto assecondarne le correnti, così facendo non si edificano più avamposti ideali e resistenti, ma società effimere e precarie come stati galleggianti”.