Dopo tanti anni di proteste, finalmente il 2019 è stato l'anno degli Oscar neri. Anzi, non solo neri. Il trionfo del messicano Alfonso Cuáron e del suo Roma (regia, film straniero e fotografia) parla di una Hollywood inclusiva, aperta alle minoranze e al mondo in netto contrasto con la politica del suo governo.

Per quanto riguarda la fantascienza le cose sono andate meglio di quanto il nostro tradizionale pessimismo prevedesse. Black Panther arrivava con sette candidature, ma era evidente che non avesse chance nelle categorie principali; tuttavia alla pellicola della Marvel sono rimaste attaccate ben tre statuette: miglior scenografia (Hannah Beachler e Jay Hart), miglior colonna sonora (Ludwig Göransson) e migliori costumi (Ruth Carter).

Fa quasi scalpore la vittoria nella categoria miglior film d'animazione per Spider-Man Un nuovo universo; non per la qualità del film – apprezzatissimo da pubblico e critica – quanto per l'impresa di riuscire a strappare alla Disney l'unica categoria dove la major era riuscita fino a oggi a dominare gli Oscar.

L'Oscar per gli effetti speciali va a un film non di fantascienza ma, diciamo così, in qualche modo contiguo al genere: First Man – Il primo uomo, il film biografico su Neil Armstrong.

Bohemian Rhapsody è stato il film che ha vinto più statuette, anche se tre sono "tecniche", per montaggio, montaggio sonoro e sonoro; la quarta è andata invece a Rami Malek, l'attore che ha interpretato Freddie Mercury e che noi conosciamo bene per la serie Mr. Robot. C'è un po' di Queen anche nella miglior canzone, vinta da Shallow di Lady Gaga, artista che deve il proprio nome proprio a una canzone del gruppo inglese.

Tre premi per Green Book: film, sceneggiatura originale e attore non protagonista, a quel Mahershala Ali che conosciamo per 4400 e Luke Cage.

Tra gli altri premi troviamo con piacere Olivia Colman come miglior attrice non protagonista (essendo britannica non manca dal suo curriculum l'apparizione in un episodio di Doctor Who), Regina King migliore attrice protagonista (apparizioni in The Strain e The Leftovers), e Spike Lee per la sceneggiatura non originale di BlacKkKlansman (nel quale tra i protagonisti c'è Adam Driver, il Kylo Ren di Star Wars).