Syfy crede davvero molto nella sua prossima space opera, ci crede così tanto che i due scrittori dietro la saga fantascientifica nota come The Expanse, ovvero Ty Franck e Daniel Abraham (i quali si firmano James S.A. Corey), hanno risposto a una intervista con Blastr (sito legato alla stessa Syfy) mentre stanno già lavorando alla stesura della stagione due di un telefilm che non è ancora arrivato in onda.

E i due autori hanno raccontato i punti più importanti legati alla realizzazione di una space opera così ambiziosa

1. Perché Syfy

The Expanse è stata al centro di un'accesa asta tra emittenti per giudicarsi i diritti televisivi e la rete che vuole tornare a essere regina del genere ha stravinto, come ha raccontato Franck: "può sembrare una cosa da mercenari ma è la verità. Questa è una storia enorme ed epica e avere un'emittente disposta a investire tutte le risorse necessarie a realizzarla è straordinario. Inoltre, creare il telefilm di fantascienza più ambizioso di tutti i tempi e non portarlo su Syfy? Non ha senso."

2. Dalla Terra allo spazio

La caratteristica principale della saga cartacea è di essere partita con una fantascienza quasi realistica, per poi aggiungere progressivamente tecnologia aliena, portali spaziotemporali e nuove razze aliene. Come spiega Abraham, "era parte del piano fin dall'inizio. Come aveva sottolineato alle origini del progetto Ty, abbiamo visto molta fantascienza ambientata in un futuro vicino e poi una vasta galassia di storie ambientate in un futuro molto lontano."

Era tempo di cambiare le regole. "Quello che non si è mai visto è il ponte che collega questi due mondi, ma per quanto riguarda il carattere intrinseco della storia non credo che cambi molto. Il tema di base che affrontiamo sull'umanità rimane valido sia con un motore a fusione che con un portale spaziale."

E aggiunge Franck: "È stato affascinante raccontare questi concetti da alta fantascienza, mentre i nostri personaggi continuavano a vivere mentalmente in un contesto low tech. Volevamo che fossero persone con cui immedesimarsi, un aspetto che spesso viene perso nella fantascienza ambientata in un lontano futuro."

3. Il futuro è oggi

"Io non vedo The Expanse come hard sci-fi che vuole rappresentare come sarà il futuro dei viaggi nello spazio" dice Abraham. "È fantascienza che vuole parlare con le persone che vivono nel nostro tempo. L'argomento della trasparenza e del controllo dell'informazione visto in Leviathan Wakes (Leviathan, Fanucci) lo abbiamo scritto prima di Edward Snowden, ma è un perfetto commento ai tempi che viviamo oggi."

A sua volta Franck aggiunge "Non puoi scappare dal fatto che viviamo in un mondo post 9/11. La domanda sul motivo per cui un gruppo di persone può commettere atrocità e sentirsi giustificata nel farla è quella che ci poniamo continuamente, non c'è modo che non trapeli nella nostra fantascienza."

Il pilot, che è stato presentato per intero al Comic-Con, è ambientato 200 anni nel futuro, quando l'umanità ha colonizzato Marte e stabilito una colonia mineraria su Cerere. C'è però in atto una guerra fredda tra Marte e la Terra che minaccia di esplodere in un conflitto vero e proprio. Nel frattempo, molti abitanti della cintura di asteroidi, chiamati Belters ("cinturiani"), mal digeriscono il modo in cui sono trattati dal governo e dalle multinazionali. Il sistema solare è una polveriera in attesa di scoppiare.

E al centro del plot troviamo Josephus Miller (Thomas Jane), un detective che vive su Cerere alcolizzato, corrotto ma con ancora un brandello di coscienza; Jim Holden (Steven Strait), ufficiale al comando di una nave rompighiaccio, raro esemplare di umano nato sulla terra all'interno di una equipaggio di Belters; Chrisjen Avasarala (Shoreh Aghdashloo), un sottosegretario delle nazioni unite che deve affrontare la tensione crescente tra la Terra, Marte e la cintura di asteroidi.

The Expanse è previsto in arrivo in un punto indefinito di dicembre, ma il Comic-Con è stato anche l'occasione per presentare il dietro le quinte che trovate qui sotto, per mostrare agli spettatori un futuro molto lontano, sul ponte di crollare su se stesso.