Si è parlato molto in rete di John Carter (che per strada ha perso il di Marte finale): budget fuori controllo, scene rigirate, titolo cambiato, il tutto perché apparentemente la Disney avrebbe visto fosche nubi sul futuro di questa possibile saga, ovvero il timore di non avere il successo desiderato. A mettere in chiaro la situazione e raccontare al pubblico cosa aspettarsi dal film, ci ha pensato il regista Andrew Stanton, il cui curriculum vanta sì enormi successi, ma legati al famoso marchio Pixar, come ad esempio Alla ricerca di Nemo.

"Ho aspettato trent'anni che qualcuno decidesse di portarlo sullo schemo!" È la prima entusiastica dichiarazione di Stanton, parlando del romanzo di Edgar Rice Burroughs A princess of mars (Sotto le lune di Marte), del 1917 (che a sua volta riuniva gli episodi pubblicati cinque anni prima), in cui si racconta di un veterano della guerra civile americana che si ritrova misteriosamente trasportato su Marte, nel mezzo di un'altra guerra civile, con tanto di principessa e regno da salvare.

Ma Stanton ha preso spunto anche dal seguito del romanzo, The Gods of Mars (Gli dei di Marte), una decisione secondo lui indispensabile per rendere la storia più coerente: "Nel primo romanzo era tutto un adesso succede questo, adesso succede quest'altro. Avevo bisogno di una specie di climax che unisse tutti i pezzi insieme sul finale".

Così Stanton, insieme agli sceneggiatori Michael Chabon (che è anche uno scrittore, vincitore del premio Pulitzer) e Mark Andrews (anche lui in arrivo dalla Pixar) decisero di spulciare i romanzi, prendendo alcuni passaggi per lasciarne indietro altri: "Ho avuto il lusso che Burroughs non ha potuto avere, rispondere alle domande dove vanno questi personaggi? Dove vanno questi mondi? Sono certo che se l'autore avesse potuto, avrebbe fatto lo stesso". Per Stanton il punto focale del primo romanzo era "la storia di un uomo che ha perso la sua strada, la sua umanità, per poi riscoprirla insieme a una nuova cultura. La mia domanda è stata: come facciamo a far funzionare questo arco narrativo?".

Prima del film attuale ci sono stati molti altri tentativi mancati di portare sullo schermo A Princess of Mars e gli altri undici romanzi della saga, l'ultimo dei quali fu da parte di Jon Favreau, il regista dei due Iron Man, che nel 2005 propose l'idea alla Disney. Purtroppo, quando il boss della casa di produzione Tim Cook contattò Stanton, il progetto stava già naufragando e lui stesso era stato contattato per tutt'altri progetti.

"Gli dissi, so che questo progetto sta tornando alla fondazione di Burroughs e che non scorre buon sangue tra di voi perché avete già avuto i diritti negli anni Ottanta e non ci avete fatto nulla per dieci anni. Ma ora (all'epoca della conversazione) avete realizzato il film a cartoni animati su Tarzan, è un buon momento, dovete realizzare il film!" A Cook, l'idea piacque così tanto che i due coniarono il grido i battaglia "spezziamo la maledizione!".

Per Stanton divenne anche l'occasione per realizzare qualcosa di nuovo, non legato alle precedenti versioni a fumetti: "Non volevo realizzare la copia di una copia" e la sua soluzione fu quella di vedere il film come un dramma storico e una grande avventura: "Il romanzo non sembra affatto fantascienza, ma una storia in cui la Terra è ormai completamente conosciuta, non c'è più niente da scoprire. Per cui dove vai per trovare nuove culture? Approdi sulle spiagge di Marte".

Partendo da questo spunto, il regista e gli sceneggiatori crearono un pianeta dove gli oceani erano scomparsi e dove c'era più di una specie senziente. "La parte divertente per me era immaginare come quelle razze avessero cominciato la loro strada verso la civiltà industriale".

Una delle domande più frequenti in realtà è legata al motivo per cui il titolo originale John Carter di Marte sia stato di recente abbreviato nel solo John Carter: "All'epoca c'era stato il grosso flop di Mars needs Mom (da noi Milo su Marte) e dai test a campione condotti dalla casa di produzione era emerso che al pubblico non piaceva quel titolo. Così chiesi di tenere solo il logo JCM, perché è qualcosa che ha senso alla fine del film e, se ci saranno altri capitoli, voglio che il pubblico lo ricordi".

Un altra voce ricorrente in rete riguardava il budget, che dai 175 milioni di dollari iniziali si diceva fosse lievitato fino a 300 milioni: "Sono tutte str...! Ho rispettato il budget e i tempi, al punto che la Disney mi diede anche l'opportunità di girare alcune nuove scene, per sistemare o aggiustare cose che pensavo andassero migliorate".

John Carter uscirà in tutto il mondo il 9 marzo. Potrebbe essere l'inizio di una nuova avventura.