Sindacato: l’intreccio, in breve 

Da nove mesi Meyer Landsman vive in una stanza dello Zamenhof, un

hotel dei bassifondi di Sitka. Già poliziotto pluridecorato, dopo che sua moglie ha abortito in seguito alla scoperta della predisposizione del feto a una sindrome genetica (mosaicismo), con i problemi coniugali che ne sono scaturiti Landsman è adesso uno shammes in disgrazia del commissariato di Sitka. Una notte viene svegliato dal portiere dell’albergo: l’occupante della stanza 208, dedito al consumo abituale di eroina, è stato trovato morto. Il suo decesso non è ascrivibile in via diretta all’uso della droga, considerando la ferita dell’arma da fuoco che gli marchia la nuca, e Landsman comincia a fiutare puzza di bruciato. Per prima cosa, la vittima si era registrata sotto false credenziali, avendo adottato il nome di un campione tedesco di scacchi morto da sessant’anni: il matematico Emanuel Lasker, primatista assoluto della disciplina di cui conservò il titolo di campione mondiale per 27 anni ininterrottamente, dal 1894 al 1921. In seconda battuta, sembra esserci un generale interesse perché il caso venga insabbiato.

Mancano due mesi alla Restituzione, ma Landsman ha la testa dura. Assistito da Berko Shemets, suo socio nonché cugino mezzosangue, anima spezzata disposta a fare i conti con il suo passato e con il presente, figlio di un’ex-spia ebrea al servizio di Washington e di una nativa tlingit, sfida la pazienza della sua ex-moglie, Bina Gelbfish, promossa al vertice del commissariato di Sitka per curarne il passaggio di consegne alle autorità americane. Percorre le strade del distretto, in una sequela di locali malfamati, club scacchistici, hotel di quart’ordine e aeroporti di provincia, sconfinando nelle Indianer-Lands giù fino a Peril Strait, anonima località che misteriosamente ospita quello che in apparenza pretende di essere un centro di recupero per ebrei tossicodipendenti, ma che in realtà sembra nascondere un vero e proprio campo militare d’addestramento. E nel percorso finisce per imbattersi in personaggi che sembrano usciti da una novella umoristica yiddish: come il Rebbe Heskel Shpilman, capo incontrastato della mafia Verbover, una morbida montagna di lardo che parla con la voce delicata di un bambino; Itzik Zimbalist, l’esperto di confini, tenuto dagli ebrei più ortodossi in gran considerazione per la sua abilità nel congegnare eruv, quei sotterfugi tipici del rituale ebraico pensati come un raggiro ai danni di Dio per eludere le prescrizioni dello Shabbat; Rocky Kitka, il pilota yankee “che vola a testa in giù attraverso la vita per centinaia di miglia senza rendersene conto”; Hertz Shemets, padre di Berko e zio di Landsman, che continua a tenere un piede nel suo passato di spia, perseguitato dal senso di colpa per avere indirettamente provocato in una strage la morte della moglie; e Alter Litvak, ex allievo di Shemets, eminenza grigia del sottobosco spionistico di Sitka, segnato nello spirito e nel corpo e sospettato di essere l’artefice di un qualche intrigo con i cappelli neri di Sitka, un complotto che a un livello più alto potrebbe vedere coinvolta nientemeno che l’Amministrazione di Washington.

Sullo sfondo incombono le figure-chiave della vita di Landsman: il padre, che gli impose la disciplina degli scacchi, e la sorella, Naomi, ex-pilota di aerei da turismo, la cui morte a un certo punto appare essere direttamente connessa con la morte del misterioso inquilino della 208.

Privato del distintivo per le sue intemperanze, Landsman avanza nelle indagini esibendo il suo tesserino di affiliazione al Sindacato dei poliziotti yiddish, che non ha nessun valore o autorità nemmeno per lui, che pure è membro da ben vent’anni. Un atteggiamento emblematico dell’approccio alla vita da parte di un figlio di profughi come lui, intriso di ironia e disincanto.

Lo stesso atteggiamento è ben reso dalle battute serrate di un dialogo tra Landsman e Bina sul futuro (di Sitka, del popolo cui appartengono, ma anche della loro vita di coppia), che ci riporta in un riferimento circolare a un immaginario decisamente familiare agli appassionati di fantascienza e non solo a loro: