L’8 maggio uscirà in tutto il mondo, Italia inclusa, Star Trek il nuovo film della saga più lunga del cinema e della televisione, nata nel 1966 per mano del produttore Gene Roddenberry.

Pur essendo l’undicesimo capitolo della serie, si tratta in realtà di una produzione completamente nuova. In pratica un nuovo inizio che ha visto coinvolto prima come produttore e poi anche come regista J.J. Abrams, già creatore di show di successo come Alias e Lost, nonché regista di Mission Impossible 3 e produttore di Cloverfield.

Ambientato prima degli eventi raccontati nella serie televisiva che resero celebri William Shatner e Leonard Nimoy nei panni rispettivamente del capitano Kirk e del primo ufficiale Spock, Star Trek propone un cast interamente rinnovato. Incentrato sul viaggio inaugurale dell’astronave Enterprise, un po’ come Casino Royale per 007, racconta come tutti i personaggi sono diventati quelli che conosciamo. Chris Pine è il giovane James Kirk, mentre Zachary Quinto, noto per Heroes, interpreta il nuovo Spock. Karl Urban (Il Signore degli Anelli) è l’ufficiale medico Leonard ‘Bones’ McCoy e l’inglese Simon Pegg è l’ingegnere Scot-ty. Da notare che Leonard Nimoy in persona interpreta un cameo in cui lo Spock del futuro incontra il giovane Kirk su un pianeta remoto.

“È stato straordinario lavorare con lui” commenta Abrams. “Nimoy è un interprete di grande personalità e carisma.” La fascinosa attrice afroamerican Zoe Saldana porta sullo schermo Nyota Uhura: un emblema della sensualità che pervade il nuovo film.

“Abbiamo recuperato anche questo elemento sexy che ha caratterizzato sin dall’inizio la serie” spiega Abrams. “Il mio obiettivo era abbracciare in pieno lo spirito di liberazione degli anni Sessanta e renderlo rilevante per il pubblico di oggi. In Star Trek si è visto il primo bacio tra un bianco e un’afroamericana e, per l’epoca, da molti punti di vista, si trattava di una serie altamente innovativa sia sul piano politico-sociale per quello che riguardava la tecnologia. I comunicatori hanno anticipato di trenta anni i telefonini che tutti quanti abbiamo nelle nostre tasche. Credo che nonostante le limitazioni di quegli anni, il suo stile e le sue idee siano state talmente rivelatrici da farne una serie di culto. Noi non volevamo fare un remake, ma prendere lo spirito di quella saga e applicarlo agli standard di oggi.”

Qual è stato il suo approccio?

Non sono mai stato un fan di Star Trek da ragazzino e quindi, quando mi sono avvicinato a questa produzione, avevo dalla mia il vantaggio di un approccio dall’esterno. Non mi sono mai sentito ‘limitato’ dalle storie preesistenti e, pur rispettando i fan, ho voluto realizzare un film destinato soprattutto a chi Star Trek non l’ha mai amato particolarmente e soprattutto ai nuovi appassionati. È ovvio che escludere un gruppo di appassionati tanto vasto, facendo un film apparentemente ‘blasfemo’, sarebbe stato altrettanto sbagliato, quindi ho preferito realizzare una pellicola che, nelle mie intenzioni, si rivolgesse agli uni e agli altri. Mi sono avvicinato a questo progetto come produttore. Poi, mi sono così tanto innamorato dei suoi personaggi, della sua storia e del suo ‘grande cuore’, al punto dal diventare geloso nei confronti di qualsiasi altro regista che avrebbe voluto o potuto dirigerlo al posto mio.