"Il nightclub di Chiriga si trovava proprio al centro del Budayeen, a otto isolati dalla porta orientale e ad altrettanti dal cimitero. Era comodo avere il camposanto a portata di mano. Il Budayeen era un luogo pericoloso e tutti lo sapevano, per questo era circondato su tre lati da mura. Alla gente di passaggio veniva sconsigliato di entrarci, ma molti ignoravano l’avvertimento. Ne sentivano parlare da una vita, e non volevano andarsene senza averlo visto con i propri occhi. Quasi tutti entravano dalla porta orientale e si incamminavano incuriositi lungo la Strada: dopo due o tre isolati iniziavano ad avvertire una sorta dì nervosismo, andavano a sedersi in un locale per bere qualcosa e ingoiavano un paio di pillole. Dopo di che se ne tornavano indietro in tutta fretta, ritenendosi fortunati di poter rientrare in albergo sani e salvi. Ma vi erano anche quelli un po’ meno fortunati che restavano lì, al cimitero. Come dicevo, il cimitero era situato in un’ottima posizione e questo faceva risparmiare un sacco di tempo e di guai."

Queste sono le prime righe del primo capitolo che immediatamente catturano l’attenzione del lettore e lo coinvolgono in una lettura estremamente interessante. Il merito è dello scrittore statunitense George Alec Effinger che ha ben descritto una città terrestre di un prossimo futuro nel romanzo L’inganno della gravità (When Gravity Fails, 1987). L’autore è nato a Cleveland nel 1947 e purtroppo è morto piuttosto giovane, a soli 55 anni. Era sposato con Barbara Hambly, anch’essa scrittrice di romanzi di fantascienza e fantasy. L’autore ha scritto oltre venti romanzi e moltissimi racconti: con uno di essi, Schrödinger's Kitten, ha vinto i premi Hugo, Nebula e Sturgeon.

Molta della sua fama è però legata al Ciclo del Budayeen, composto dai tre romanzi When Gravity Fails, A Fire In the Sun e The Exile Kiss.

Questi romanzi, tra il 1989 ed il 1993, sono stati pubblicati dalla Editrice Nord (coi titoli Senza tregua, Programma fenice ed Esilio dal Budayeen) e ora vengono riproposti con altra traduzione e titoli diversi.

Il protagonista di questo ciclo è Marid Audran, un investigatore privato che vive benissimo nel quartiere-ghetto del Budayeen che si trova in una non precisata città del futuro, forse situata in medio oriente ma comunque fortemente islamicizzata. Un crogiolo di razze e di avventurieri, un luogo dove si può trovare di tutto, dalla droga all’ultimo tipo di alterazioni chirurgiche e bioingegneristiche e dove è possibile cancellare identità preesistenti.

Romanzo veramente interessante, scritto con linguaggio brillante e divertente, che portò a suo tempo una ventata di novità nel panorama della fantascienza e che rimane validissimo a tutt’oggi.

Dalla quarta di copertina: Un allucinante incrocio di culture dove proliferano crimine, droga, corruzione. Ma dove si può anche usufruire degli incredibili progressi tecnologici. In questo labirinto di personalità artificiali che popolano un mondo elettrizzante dal sapore esotico, Marid Audran investigatore privato si trova coinvolto in un intrigo fatale Un contatto con cui doveva concludere un affare viene ucciso da un misterioso sicario e l’assassinio attiva il vortice in cui Audran viene risucchiato suo malgrado

Il primo romanzo della trilogia che è stata definita dalla critica internazionale un capolavoro per ritmo originalità e immaginazione.

L’inganno della gravità di George Alec Effinger (When Gravity Fails, 1987), traduzione di Eva Raguzzoni, Hobby & work Publishing, collana Valis, pag. 360, euro 17,00.