The Last Green Tree di Jim Grisley

È ben difficile inserire in una categoria ben definita un romanzo, o meglio una saga, che come i mondi di cui parla, allarga i suoi confini in più generi.

The Last Green Tree prosegue la trama iniziata con Kirith Kirin (2000) e The Ordinary (2004) e come si potrà vedere non è proprio il punto migliore da cui cominciare a leggere la storia che viene raccontata.

Ci sono due pianeti di due differenti sistemi solari, entrambi lontani dalla terra ed entrambi collegati da uno "stargate" (niente però a che fare con la serie tv, è solo un classico portale spaziale).

Il primo pianeta si chiama Senal, è altamente tecnologico e come è ovvio ha un ghetto sotterraneo chiamato The Reeks. Dall’altra parte c’è Aramen, nato dalla colonizzazione voluta dallo stesso Senal in origine, ma che si è sviluppato con un più stretto contatto con la natura. Anche perché su Aramen si trova la zona chiamata Greenwood, dove vivono gli abitanti originali del pianeta, alberi senzienti che comunicano e agiscono con simbionti che una volta erano umani.

Gli alberi però stanno cospirando segretamente per riprendersi il pianeta e buttare fuori gli attuali inquilini. E per farlo hanno trovato degli strani alleati che arrivano da fuori, i quali hanno i loro sanguinari piani personali al riguardo.

Lo spunto di partenza è la scoperta che su Senal c’è un altro portale, in grado di fare molto di più che creare un collegamento nello spazio: unisce una dimensione magica a quella tecnologica. E nella zona più lontana di questo portale c’è la terra di Iraen, un mondo innevato e montuoso costellato da strani torrioni. Questa terra è governata da un ex umano di nome Jessex Yron, ora nominato grande Irion. Ma anche costui non è che l’emissario di YY, una vera e propria Dea che potrebbe avere creato l’universo stesso con le sue sole parole. Alla mischia si aggiunge un gruppo di maghi che incanala il potere di Irion verso i due pianeti tramite il Vero Linguaggio, ovvero parole in grado di alterare la realtà.

L’autore divide i suoi imminenti venti di guerra su numerosi punti di vista, di cui il principale è quello di un ragazzo (e poteva mancare un teenager?) di nome Keely. Nato nel ghetto di The Reeks era poi stato adottato dal facoltoso Fineas Figg, il quale aveva contattato una donna di nome Nerva per occuparsi della sua educazione. Ma all’insaputa di tutti, la donna è una spia e sta manipolando la mente di Keely per motivi misteriosi.

I tre si trovano su Aramen quando la guerra esplode, il portale spaziale viene immediatamente chiuso da Irion per isolare Senal dall’attacco e il gruppo decide di raggiungere la dimora estiva per salvarsi dal caos. Ad accompagnarli c’è il misterioso Dekkar e la guida nativa del luogo Kitra, la quale ha a sua volta uno scopo segreto, salvare il fratello, divenuto sembionte degli alberi contro la sua volontà.

Ma sulle loro tracce c’è il cyborg (ma non l’avevamo già sentita?) Rao, demone alleato degli alberi, che niente e nessuno può fermare, a meno che la Dea YY decida di dare loro una mano.

Se si può sicuramente lodare tanta inventiva nell’autore, è anche vero ciò che le recensioni Usa sottolineano, cioè gli evidenti riferimenti ad altri autori e romanzi presenti nella saga, da Orson Scott Card a Roger Zelazny fino a Tolkien e il mago di Oz. Però dicono anche che la sua bravura è tale nel creare un mondo e una situazione epica e drammatica, che non sfigura nel paragone.

la copertina di carnival
la copertina di carnival

Carnival di Elizabeth Bear

Elizabeth Bear (nessuna parentela con Greg Bear) ha sicuramente una personalità travolgente: racconta di essere stata, da piccola, una lettrice complusiva del dizionario, che le ha insegnato termini come penuria, intransigenza e “friendlessness” (mancanza di amici) e l’ha portata a scrivere fantascienza speculativa. Come è comune per gli americani, ha una conoscenza enciclopedica del suo albero genealogico, che è almeno peculiare: è svedese di seconda generazione, nonché ucraina e transilvana di terza, con un po’ di irlandese, inglese, scozzese, cherokee e tedesco aggiunto al mix. Nel suo curriculum figurano lavori come controllore di manuali di procedura microbiologica, professionista dell'industria dei media e anche “la ragazza che vi faceva i donut alle 3 del mattino”.

Nata nel 1971 ha già all’attivo ben due saghe, una di fantascienza sul personaggio dell’agente di sicurezza canadese Jenny Casey e una fantasy chiamata The Promethean Age, a cui si aggiungono numerosi racconti e alcuni romanzi scollegati dalle suddette serie.

Di questa famiglia fa parte il neonato Carnival che, nelle parole dell’autrice è una storia di “singolarità, ecoterrorismo, sessismo, genocidio, l’orlo di un disastro nucleare, arte, intrigo e spie”.

Entriamo nel mondo di Carnival, in cui la "Old Earth" (Vecchia Terra) controlla una rigida e brutale confedrazione di mondi colonizzati dagli umani durante la Diaspora. La Vecchia Terra soffrì parecchio quando inizio l’esodo ma ancor peggio fu l’azione intrapresa dai Governatori, entità create dall’uomo che però assunsero in fretta un regime dittatoriale, sterminando miliardi di esseri umani nella loro peculiare forma di selezione e controllo. Ora sul pianeta vivono solo 50 milioni di persone e la “selezione” continua.

Ma i Governatori si trovano anche a dover risolvere il collasso ecologico del pianeta e per questo sono molto interessati alla tecnologia segreta di un pianeta molto particolare: New Amazonia, uno dei pochi che non si trovano sotto il controllo della vecchia terra.

Venti anni fa provarono ad impadronirsene con la forza, fallendo miseramente, oggi ci riprovano con un altro mezzo: la diplomazia.

Vengono quindi mandati due ambiasciatori chiamati “gentili” (ovvero gay): Vincent e Michealangelo, che hanno tra l’altro cognomi impossibili da riportare qui. Entrambi hanno il potere dell’empatia, che li mette in grado di manipolare le persone, in più Angelo è anche un killer e un spia. I due però hanno un background oscuro: compagni nella vita decenni prima, erano stati condannati e separati a causa di un non meglio chiarito “atto criminoso”. E i due non si erano più rivisti da allora.

Arrivati sul pianeta incontrano le donne che gestiscono quella società matriarcale, l’attuale leader regolarmente eletta Claude Singapore e il capo della sicurezza Lesa Pretoria. Vengono inoltre introdotti alla sottoclasse maschile, che qui svolge compiti umili e può raggiungere ruoli più alti solo tramite una durissima selezione.

Mentre i due tentano di portare avanti la loro missione, la loro lealtà verso i Governatori vacilla e scoprono che ci sono più fazioni all’interno delle donne di New Amazonia e Lesa potrebbe non essere dalla parte più prevedibile.

Ma il dato più disturbante è che la razza nativa del pianeta, i Dragoni, potrebbe non essersi estinta come tutti pensavano, ma anzi essere ancora viva e avere un piano tutto suo.

Paragonata all’autrice C.J. Cherry, la Bear ha ricevuto recensioni molto positive per avere creato un universo femminile e femminista più realistico di quanto si creda e una Vecchia Terra che sembra la diretta conseguenza delle azioni della nostra sitazione attuale. Ma soprattutto, ha creato un mondo di complotti, doppi e tripli giochi del tutto imprevedibili ed eccitanti dove imboscate, duelli, rapimenti, fughe e avvelenamenti sono all’ordine del giorno.

la copertina di Spear of god
la copertina di Spear of god

Spear Of God di Howard V. Hendrix

In teoria questo romanzo è il seguito di The Labyrinth Key (2004), ma in realtà prende una direzione del tutto indipendente dal romanzo originario, creando una sorta di spin-off, per cui non è assolutamente necessario conoscere il libro precedente per poter apprezzare il suo successore.

Spear Of God parte da alcune isole ecologiche presenti in America latina, chiamate Tepuis, composte da giungle così fitte e isolate dal resto del mondo da aver sviluppato una propria evoluzione. In una di queste biosfere vive una tribù chiamata Mawari, che è in possesso di un meteorite caduto sulla terra molte generazioni prima. Ovviamente venerato dalla tribù, l’oggetto però portava con sé degli agenti biologici che hanno infettato gli indigeni, dando loro strani poteri mentali.

Ora però la loro esistenza è diventata di dominio pubblico e il cosiddetto primo mondo non vede l’ora di mettere le mani sul meteorite, con qualsiasi mezzo, del tutto ignaro che spezzare l’isolamento dei Mawari e infettare l’intero mondo può gettare le basi di una potenziale apocalisse. O la sua ultima possibilità di salvezza, se le due cose possono essere distinte e separate.

I due personaggi centrali sono gli scienziati Michael Miskulin e Susan Yamada, i quali in missione nel Tepuis fanno una terribile scoperta: tutta la popolazione dei Mawari è stata sterminata, si sono salvati solo quattro bambini, che si erano nascosti. I due decidono quindi di portare i bambini al sicuro, togliendoli però dall’isolamento della biosfera e portandoli negli Stati Uniti.

Il responsabile dello sterminio è il generale Retticker, a capo di un progetto militare volto a creare il soldato perfetto. Ai suoi ordini c’è la scienziata Darla Pittman, la quale, ignara di come il meteorite sia stato recuperato, inizia subito le sperimentazioni.

Ma anche Retticker ha degli antagonisti, la cabala segreta del dottor Vang, leader di una cospirazione il cui scopo è spingere l’evoluzione della razza umana su un nuovo livello, usando come miccia dell’apocalisse la guerra nel sud est asiatico. Ma c’è ancora un giocatore in campo: Jim Drescoll, capo della NSA, che ha il suo progetto sui Masawi sopravvissuti. I quali sono entrati per la prima volta nella Infosfera globale (che poi è internet) e stanno inviando dei file davvero peculiari.

Le recensioni riportano una dicotomia all’interno di quello che è potenzialmente un buon romanzo: l’autore si dice interessato più a parlare di possibili agenti batterici sui meteoriti e delle possibili conseguenze sul nostro pianeta, piuttosto che seguire la classica struttura del thriller fantascientifico, che lui definisce “cheap thriller”. Eppure il risultato è proprio quello, con tanto di tocco alla Codice da Vinci e conseguente coinvolgimento dei templari, che in questo periodo soffrono di superlavoro.

È anche vero però, che sia sul versante scientifico che quello più narrativo la storia funziona bene, per cui ben vengano i templari, magari salveranno il mondo.