Con Yakuza, Sega torna a giocare la partita dei numeri uno. Dopo la serie di produzioni minori - alcune comunque interessanti, altre molto meno - seguite al tonfo di Dreamcast e all’abbandono della scena hardware salottiera, per la casa giapponese è di nuovo tempo di grandi budget e titoli originali destinati a diventare culto tra gli appassionati.

In un certo senso l’eredità raccolta da Yakuza, stimata in un investimento da capogiro dell’ordine dei 21 milioni di dollari, è quella di Shenmue, anche se nel complesso la direzione del progetto più conservatrice.

Divertendosi a scomporre l’ultimo kolossal per Playstation 2 venuto dal Sol Levante, si incontrano elementi che possono ricordare ora Final Fight, ora Metal Gear Solid. Il primo si digitalizza nelle risse che fanno da struttura ludica portante del videogame e rappresentano un’interpretazione scarna, ruvida, ma piuttosto riuscita dei classici picchiaduro a scorrimento. L’altro compare sotto forma di numerosi filmati di lunga durata che si impegnano a sciogliere un tessuto narrativo eccezionalmente ampio.

Entrambi gli aspetti sono tuttavia riconducibili a loro volta proprio alla matrice di Shenmue, sebbene secondo una costruzione meno pretenziosa che sembra essere anche il tentativo, non dichiarato, di comprendere con gli occhi degli sviluppatori nipponici l’incredibile successo commerciale di Grand Theft Auto.

É il best seller Dma Design prima, Rockstar North poi il modello nel quale apparentemente si potrebbe costringere oggi Yakuza. Tutti e due trattano un viaggio nella malavita, tutti e due propongono la lettura senza soluzione di continuità di metropoli corrotte. Escludendo la fascinazione iniziale e certe affinità tematiche che si esauriscono presto, i videogame sono però molto differenti, a testimonianza dei diversi contesti in cui sono cresciuti.

A far da sfondo a Yakuza ci sono la mafia giapponese e Tokyo, coi suoi quartieri notturni pieni di insegne e luci al neon, le bande di teppisti che perlustrano le strade sempre pronti ad attaccar briga, gli hostess bar e le sale giochi. Il giocatore può esplorare la città quando e come vuole, sempre e solo a piedi, confondendosi con una folla vivace che invade le strade di Roppongi e Shinjuku.

È come essere catapultati dentro a un anime interattivo bellissimo, generoso di stile e concretezza bizzarra, che ricorda nei contorni il gusto per gli eccessi di Romeo+Juliet di Baz Luhrmann. Anche in Yakuza si assiste ai battiti di un amore tormentato, ma la storia è essenzialmente il risveglio di un gangster di altri tempi, un boyscout arruolatosi dalla parte sbagliata, col cuore d’oro e il pugno durissimo.

 

Del grottesco in overdose di humor nero di Grand Theft Auto non vi è quasi traccia, se non in piccole concessioni che si divertono a prendere in giro le manie del popolo del Giappone. Sega ha preferito gli istanti forti, il racconto intenso, la morale.

Come un drago, dieci anni dopo essere stato incarcerato ingiustamente, l'ex gangster Kazuma Kiryu lotta contro i cattivi per difendere chi da solo, nel mondo senza onore della Yakuza di oggi, non ce la può fare. Si sacrifica per salvare gli amici, anche quelli che gli hanno voltato le spalle. Lo fa sfidando boss e scagnozzi a calci, pugni e botte con oggetti di qualsiasi tipo pescati nelle vicinanze. Lo fa in un Grand Theft Auto alla rovescia che poteva nascere appena in Sol Levante.

Yakuza è l’unico videogame che è riuscito a riprendere felicemente il filone del capolavoro Rockstar senza limitarsi a un’imitazione sbiadita, ma riscrivendolo addirittura come un curioso gioco di ruolo, dove si combatte come in un picchiaduro a scorrimento, si evolvono le abilità del personaggio con l’esperienza accumulata negli incontri semi-casuali coi nemici, ci si destreggia tra l’avventura principale e le sue sottotrame (comprensive di minigiochi come i simulatori di appuntamento, tanto in voga in estremo oriente) inquadrati da telecamere fisse di taglio cinematografico. E si controlla il protagonista più tamarro dall’avvento di Dante di Devil May Cry, solo che questa volta è l'eroe imbattibile di un super manga vicino al Padrino.