L'ora è prevista per le 3:15 AM circa (le 11:15 italiane) del 15 gennaio prossimo. E' questa la data in cui, se la manovra di rientro avrà successo, la sonda Stardust entrerà nella storia dell'esplorazione automatica dello spazio. Non solo infatti sarà la prima volta che una sonda riporta sulla Terra del materiale extraterrestre da oltre l'orbita della Luna, ma sarà anche la prima volta in cui gli scienziati si troveranno a disposizione del materiale cometario da analizzare. La sonda della NASA, lanciata da Cape Canaveral il 7 febbraio 1999, ha viaggiato per quasi sette anni compiendo tre orbite intorno al Sole e, nel suo tragitto, il 2 gennaio 2004 è passata dentro la chioma della cometa Wild-2. E' stato in quest'occasione che, oltre a scattare foto ravvicinate del nucleo del corpo celeste e analizzare il materiale della coda e la sua distribuzione, la Stardust è stata in grado di raccogliere un certo numero di particelle che saranno, si spera, recuperate. Il dispositivo che ha consentito la cattura dei microscopici campioni è stato una sorta di "racchetta" dotata di una speciale griglia in Aerogel, leggerissimo materiale in grado di catturare e mantenere microscopici campioni di polveri di dimensioni comprese tra 1 e 100 micron. Ma è adesso che viene la parte difficile, specialmente considerando il fallimento di Genesis, una missione simile che avrebbe dovuto riportare sulla Terra particelle di materiale solare e che invece si è schiantata l'8 settembre 2004 in diretta televisiva, probabilmente a causa del montaggio invertito di alcuni sensori di gravità che avrebbero dovuto attivare la sequenza di apertura del paracadute. Nonostante la Genesis sia comunque riuscita a salvare la parte dei campioni di materiale raccolto in speciali collettori, la preoccupazione che qualcosa possa andare storto anche per la Stardust è comprensibile, giacché utilizza la stessa tecnologia e, come la Genesis, è stata costruita presso la Lockheed Martin Space Systems di Denver. Durante la manovra di rientro, la Stardust sgancerà nell'atmosfera una capsula denominata SRC (Sample Return Capsule) contenente i campioni intrappolati nella "racchetta" di Aerogel. Il buon esito dell'operazione sarà determinato dal funzionamento del paracadute che dovrà frenare l'SRC fino a una velocità in grado di consentirgli un atterraggio "morbido" all'interno dello Utah Test and Training Range, un'area militare all'interno del deserto dello Utah, lo stesso scenario che peraltro ha visto il fallimento della Genesis. Se tutto andrà per il verso giusto, gli scienziati avranno a disposizione del materiale molto antico qual è quello cometario, rimasto inalterato per miliardi di anni, e la cui analisi potrà contribuire a darci nuovi dati sull'origine del Sistema Solare e dei suoi corpi, Terra compresa. Ma le analisi non saranno appannaggio della sola comunità scientifica. Seguendo la falsariga dell'ormai famoso progetto SETI@HOME, l'Università di Berkley, in collaborazione con la NASA e il JPL,  ha varato lo STARDUST@HOME, ovvero un modo per coinvolgere gli utenti di Internet nella difficile ricerca delle poche particelle di polvere interstellare che dovrebbero essere state catturate dalla sonda insieme con le polveri cometarie. Per capire la difficoltà dell'impresa, basti pensare che in base a calcoli statistici derivati dall'analisi dei dati provenienti da altre sonde come la Ulysse e la Galileo, gli scienziati ritengono che le particelle di polvere interstellare catturate dalla Stardust saranno un numero intorno a 45. La sfida sarà quindi come trovare 45 formiche dentro un territorio grande come un campo da football, ma esaminando singole immagini quadrate di 5x5 cm. Senza un progetto collettivo, i ricercatori ritengono che ci vorrebbero circa vent'anni per esaminare tutto il campo. In questo modo, invece, gli utenti sparsi per il mondo potranno utilizzare un Microscopio Virtuale ed esaminare le singole immagini a caccia di un microscopico granello cosmico. Va detto però che, a differenza del SETI@HOME, aperto a tutti, per lo STARDUST@HOME sarà necessario superare un test di ammissione. Per chi interessa, i dettagli sono qui: http://stardustathome.ssl.berkeley.edu/.