Perché “libro ad albero”? Perché Castelfatum non è un libro gioco, o librogame, cioè uno di quei libri che danno la possibilità, nel corso della lettura, di decidere possibili alternative. È invece “ad albero” perché, pur presentando una lettura lineare della storia (il tronco), i piccoli lettori trovano lungo la storia dei “rami”, cioè scelte per giocare o imparare: per esempio avranno la possibilità di decidere quale dei protagonisti vorranno essere, trovare il loro animale totem, oppure partire per un luogo proibito. E altro ancora.
In Castelfatum l’ambientazione è fondamentale: si libra al confine della realtà. La città c’è e non c’è. Dipende. Dipende, appunto, da come la si avvicina.
Il romanzo è fantastico, ma si inserisce nell’immaginario fantascientifico anche se il lettore se ne accorge solo in un preciso momento: la fantascienza diventa un percorso a cui arrivare. Il mondo fantascientifico non è preconfezionato, ma è un punto d’arrivo.
Il libro
Sul confine tra l’Italia e la Svizzera, lungo la riva di un lago, sorge il borgo indipendente di Castelfatum. Si dice che chi arriva a Castelfatum incontri il proprio destino. Questo borgo è un po’ misterioso e passa inosservato: sembra quasi nascondersi dietro un velo di nebbia. Alcuni non ricordano nemmeno di esserci stati. A Castelfatum stanno per accadere cose inspiegabili. Quattro ragazzi dalle insolite capacità saranno coinvolti in una terribile avventura. Sono Amelia, Martino, Dora e Alberto. Entra nei panni di uno di loro e scopri che cosa succederà.
Tea C. Blanc, Castelfatum – Libro ad albero, copertina e illustrazioni interne Angela Gubert, Ali Ribelli Editore, pagg. 121, euro 10.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID