C'è qualcosa che collega un'indagine dell'Inquisizione svoltasi nel 1362 nella Francia sotto il dominio inglese, l'avventura di Giovanna D'Arco nel 1429 e quello che accade nel 2068 ovunque nel mondo? Il legame è sottile e per comprenderlo occorre lasciarsi guidare da Evangelisti mano a mano, fidandosi di lui anche quando la faccenda si complica ed i riferimenti letterari si fanno ostici.
Tra Erich Neumann e Marie-Louise Von Franz un legame c'è senz'altro ed è Jung, più precisamente il concetto di Grande Madre, l'archetipo onnicomprensivo dell'intera natura del femminile. Ma come questo può collegarsi a Michael A. Persinger Evangelisti ce lo suggerisce a poco a poco, ed è un legame inquietante.
Il nuovo capitolo delle avventure dell'inquisitore Eymerich, ancora una volta sulle tracce di un tomo misterioso, l'Aurora consurgens , si dipana su tre piani paralleli. I primi due nel passato, e il terzo in un futuro niente affatto rassicurante, una sorta di incubo in cui la globalizzazione è rappresentata da un potente macchinario in grado di manipolare gli incubi dell'intero pianeta, come a dire che il male trova sempre un modo di estendersi...ma un virus di natura sconosciuta il cui nick name è Kaiser Soze, si proprio lui, sta agendo all'interno del Vortex.
Intanto l'inquisitore Eymerich indaga sulla morte di alcuni inquisitori nel 1362, dapprima sembra una normale indagine ma, come Evangelisti ci ha abituato ad aspettarci, in realtà non c'è niente di normale nel monastero di Les Junies e nei suoi tanto labirintici, quanto uroborici sotterranei.
Parallelamente seguiamo l'ascesa e la caduta di Giovanna D'Arco, e parte della storia del suo inquietante compagno d'armi Gilles de Rais. E questa a mio avviso è la storia più avvincente, la visione originalissima che Evangelisti dà del rapporto tra i due ed il finale a sorpresa un po' in stile From Hell, lasciano il lettore incuriosito e leggermente disorientato.
La Grande Madre è l'origine, la causa prima ed il riferimento delle tre storie. Storie che lungi dal finire con l'esaurirsi del romanzo, lasciano il lettore col gusto di leggere la storia passata in una chiave di lettura inconsueta. Evangelisti tenta un ardito accostamento tra il concetto di archetipo e la natura del male che negli anni ha afflitto il genere umano. La lettura che egli dà del concetto di Madre Divorante è quanto mai inquietante, il rischio che ogni essere umano corre in ogni momento della sua crescita è reso con maestria, anche se si avverte il desiderio dell'autore, che Neumann definirebbe eroico in senso analitico, di sconfiggere l'indifferenziato a favore di una coesistenza degli stessi opposti di cui siamo vittima quando decidiamo di non vedere...
Tutto sommato direi che questo romanzo, sebbene risenta di una certa disparità di coinvolgimento, forse anche da parte dell'autore, rappresenta un'evoluzione in senso decisamente più introspettivo del personaggio di Eymerich. Dal momento che la caratterizzazione è sempre stata la parte più avvincente dei romanzi di Evangelisti, anche qui il lettore rimarrà affascinato non tanto da quello che i personaggi fanno ma dal modo in cui essi pensano, dal travaglio interiore di ciascuno e dalla maestria con la quale Evangelisti li rende in primo luogo umani.
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