La Trilogia di Marte (1992-1996), considerata il magnum opus di Kim Stanley Robinson, è uno dei cicli fantascientifici più conosciuti e premiati (due premi Hugo, due Locus Award, un premio Nebula e un BSFA Award). L’epopea segue la colonizzazione di Marte e successivamente dell’intero sistema solare prestando particolare attenzione all’evoluzione tecnologica, morale, sociale e politica che l’accompagna nei quasi due secoli della sua storia. Ogni romanzo prende il titolo dal colore del pianeta durante il processo di terraformazione (rosso, verde e blu). Realizzata dopo un lungo periodo di studio e ricerca, i temi e le ambientazioni che la caratterizzano possono essere rinvenuti già in precedenti romanzi di Robinson, per molti versi precursori della serie, come Icehenge (1984) e Pacific Edge (1990).

Qualche anno dopo la pubblicazione della sua epica saga spaziale, l’autore confessava che l’ossessione per il Pianeta Rosso non si era ancora esaurita: «Quando ho concluso Il blu di Marte, ho compreso che non avevo ancora finito con Marte. C’erano delle cose che volevo dire sui luoghi e i protagonisti della trilogia e c’erano una serie di storie collaterali e di personaggi che non avevano trovato posto nella struttura narrativa originaria. Avevo anche un paio di racconti precedenti che non si adattavano perfettamente agli avvenimenti del ciclo – Il canyon dei fossili e Marte verde – e che avevo escluso dalle mie precedenti antologie pensando appartenessero comunque alla storia del pianeta. Tutto questo materiale era lì e, quando stavo scrivendo Antarctica, mi sono ritrovato coinvolto nuovamente nella questione marziana, con la possibile scoperta di vita all’interno del meteorite AHL8004 e con l’atterraggio del Pathfinder. Ho deciso, allora, di riunire in un’antologia questi racconti marziani e, mentre li mettevo in ordine cronologico, ho notato che andavano ad accrescere la storia principale, fungendo da “inconscio” o “storia segreta” della trilogia. Utilizzando ogni tipo di modello letterario, dai racconti popolari agli articoli scientifici, dalle storie personali ai testi legislativi, ho fatto in modo che il libro raccontasse la vicenda di una resistenza sotterranea, difficile da vedere al di là del processo di terraformazione descritto nella saga vera e propria. Mi sono divertito molto a creare queste storie e spero che completino la mia versione delle Cronache marziane».

I marziani (1999) è la raccolta di cui parla Robinson e da pochi giorni è disponibile anche per i lettori italiani grazie all’editore Fanucci. L’antologia ospita racconti, poesie, estratti di articoli, saggi e storie autobiografiche (ad esempio Viola di Marte, nel quale l’autore racconta la propria soddisfazione al termine del duro lavoro svolto), alcune delle quali già pubblicate in passato, che si svolgono per lo più nello stesso universo della Trilogia di Marte, condividendone luoghi e personaggi, ma viaggiando, molto spesso, su linee temporali alternative.

Tra i vari contributi taluni attirano immediatamente l’attenzione. È il caso di Verde di Marte (Green Mars) un racconto che narra la scalata del monte Olimpo, il vulcano più alto del pianeta e dell’intero sistema solare, pubblicato per la prima volta nel 1985 sulla rivista Asimov’s Science Fiction. Nonostante il titolo ricalchi perfettamente l’omonimo romanzo di Robinson (Il verde di Marte), non si svolge nello stesso universo della trilogia, ma forma una sequenza narrativa alternativa assieme a Il canyon dei fossili (1982) e Una storia d’amore marziana (1999), descrivendo un diverso Marte terraformato. «Sì, l’ho scritto principalmente per rivendicare una pretesa – almeno morale – sul titolo. Pensavo che Marte verde fosse un titolo così buono, così ovvio. E quando ho sentito parlare dell’Olympus Mons, di questo enorme vulcano, ho dovuto scrivere una storia sulla conquista della vetta. Era una precauzione ragionevole, poiché avevo sentito che Arthur C. Clarke aveva preso in considerazione di usarlo come titolo per la sua raccolta di articoli sulla terraformazione di Marte (poi intitolata Le nevi dell’Olimpo)».

Un altro testo interessante è quello relativo a La costituzione di Marte. Redatta dopo la Seconda rivoluzione marziana, aveva portato all’indipendenza del Pianeta Rosso dal dominio terrestre. Si basava su elementi discussi e concordati dalla resistenza nella Conferenza di Dorsa Brevia del 2107. La costituzione fu stilata durante il Congresso di Pavonis Mons e votata dalla popolazione marziana il 27 febbraio 2128. Fu approvata con il 78% dei voti favorevoli e con la partecipazione alla consultazione del 95% degli aventi diritto. La costituzione è composta di otto articoli riguardanti il potere legislativo, esecutivo e giudiziario (artt. 1-3), il governo mondiale, le città e gli insediamenti (art. 4), i diritti e gli obblighi individuali (art. 5), il territorio (art. 6), le modifiche (art. 7) e la ratifica (art. 8) della costituzione stessa. La Seconda rivoluzione marziana avvenne nel 2127, in contemporanea con il Grande diluvio sulla Terra. Con questa rivoluzione globale, Marte ottenne la libertà dalla supremazia terrestre. Le cause, che portarono alla ribellione, furono simili a quelle che avevano provocato la Prima rivoluzione: l’indipendenza dalla Terra, il controllo sugli affari marziani, il disprezzo dell’ambiente da parte delle multinazionali, l’incompatibilità generale tra lo stile di vita offerto dall’Autorità transnazionale e quello fissato dai precetti unanimemente stabiliti dalla resistenza marziana nella Dichiarazione di Dorsa Brevia. I principali organizzatori della rivolta furono Maya Toitovna, Nadia Cherneshevsky, Sax Russell, Nirgal e Jackie. Questo è soltanto un piccolissimo assaggio di ciò che è possibile trovare nell’antologia.

Per la loro varietà e qualità, i numerosi testi messi a disposizione dalla infinita creatività dello scrittore americano si rivolgono a diversi tipi di lettori, ma nel complesso sono un valido sussidio alla trilogia e anche chi ha poca familiarità con l’opera maggiore di Robinson potrà forse goderseli abbastanza da ripagare il prezzo del libro.

Il libro

È possibile inventare un mondo veramente nuovo? Dobbiamo creare una nuova Terra? O dobbiamo ideare un mondo diverso, attenti a non alterare quella verginità primordiale del pianeta rosso?

Perché nel momento in cui i marziani siamo noi, liberarci dal modo indissolubilmente umano che abbiamo di pensare si rivela una sfida tanto ardua quanto scalare la vetta più alta del sistema solare. In un fenomenale ribaltamento cromatico, infatti, l’ambientalismo diventa rosso, non più il colore del fuoco che distrugge, ma quello del pianeta da proteggere, mentre il placido verde terrestre è ormai il simbolo violento dell’invasione, della colonizzazione. Così come l’America, anche Marte esisteva prima della sua “scoperta”: i tumulti e le lotte che lo agitano ci ricordano che il sovrumano potere della tecnica non è mai neutrale o intrinsecamente positivo, non è cioè un segnale del progresso, ma uno strumento al servizio degli umani e delle loro idee. Ne I marziani Kim Stanley Robinson arricchisce l’universo della Trilogia di Marte con elementi eterogenei e testi diversissimi: esplorazioni della natura rossa, storie di rivoluzionari, storie d’amore che s’interrompono e riprendono a distanza di secoli, moderne leggende sugli abitanti veri o presunti delle profondità del pianeta, articoli scientifici e perfino la Costituzione di Marte.

I marziani ci permette di arrivare sul pianeta rosso e vederlo attraverso gli occhi dei marziani: sognavamo d’incontrare alieni favolosi e abbiamo trovato noi stessi.

Kim Stanley Robinson torna con un romanzo corale che conclude la Trilogia di Marte, una delle opere più premiate di tutta la narrativa sci-fi.

Indice: Michel in Antartide; Il canyon dei fossili; Il complotto degli archei; Di come la terra ci parlava: 1. La Grande Scarpata, 2. Orizzontalità; Maya e Desmond: 1. Trovarlo, 2. Aiutarlo, 3. Aiutarla, 4. Gli anni, 5. Aiutarlo, 6. Perderlo; Quattro sentieri teleologici: 1. Strada sbagliata, 2. Gli errori servono, 3. Perdere il sentiero è impossibile, 4. L’ingegno naturale; Coyote combina guai; Michel in Provenza; Verde di Marte; Arthur Sternbach insegna la palla curva ai marziani; Salata e dolce; La costituzione di Marte; Appunti di lavoro e commenti sulla costituzione, di Charlotte Dorsa Brevia; Jackie su Zo; La fiamma custodita; Salvare la diga del Noctis; L’Omone innamorato; Un argomento a favore dell’impiego delle tecnologie di terraformazione sicure; Estratti scelti della Rivista di studi areologici; Odessa; Dimorfismo sessuale; Quello che basta avanza; Quello che conta; Coyote ricorda; Momenti di Sax; Una storia d’amore marziana; Se Wang Wei fosse stato su Marte e altre poesie: Di passaggio, Dopo un trasloco, Color canyon, Vastitas Borealis, Canto notturno, Desolazione, I nomi dei canali, Un altro canto notturno, Sei riflessioni sull’utilità dell’arte: I. Cos’ho in tasca, II. Nel finale della Nona di Beethoven, III. Leggendo il diario di Emerson, IV. Il walkman, V. I sogni sono reali, VI. Visto mentre correvo, Attraverso il Mather Pass, Notte tra le montagne: I. Campo, II. Terra, III. Scrivere a lume di stella, Gufi invisibili, Tenzing, La colonna sonora, Un resoconto del primo caso registrato di areofagia per Terry Bisson, Il lamento dei Rossi, Due anni, Dico addio a Marte; Viola di Marte.

L’autore

Kim Stanley Robinson è nato nel 1952 in Illinois e si è laureato in letteratura inglese con una tesi su Philip K. Dick. Appassionato di alpinismo, vive a Davis, in California. I suoi romanzi sono stati insigniti di prestigiosi riconoscimenti, tra cui il premio Nebula, il premio John Wood Campbell Memorial e il World Fantasy. Di questo autore Fanucci Editore ha pubblicato il romanzo New York 2140 e la serie della Trilogia di Marte, capolavoro della letteratura di fantascienza, composta dai romanzi Il rosso di Marte, Il verde di Marte e Il blu di Marte.

Kim Stanley Robinson, I marziani, Traduzione di Ivan Pagliaro, Collana Fantascienza, Fanucci Editore, pagg. 368, Euro 19,90 (versione cartacea), Euro 9,99 (versione digitale su Amazon.it e gli altri store online)