L'ossessione tutta americana (e non solo) per l'inviolabilità della propria abitazione fa di Panic Room un modello cinematografico molto interessante. Nonostante alcune incertezze nella sceneggiatura (troppo buonista nel finale...) e alcuni rimpiazzi dell'ultimo momento (Jodie Foster al posto di Nicole Kidman, Conrad Hall al posto di Darjus Khondji come direttore di fotografia) Panic Room è un film estremamente interessante che descrive la prima notte di una donna divorziata e di sua figlia in una casa a Manhattan dotata della cosiddetta Panic Room, ovvero una stanza isolata dal resto dell'abitazione in cui ci si può chiudere in caso di pericolo. Un optional che madre e figlia sono costrette a sperimentare proprio quando tre malintenzionati irrompono in casa per prendere qualcosa che è nascosto proprio nella stanza nascosta.

Claustrofobico e - in alcuni momenti - terrorizzante, il film propone una nuova Jodie Foster in versione donna frustrata che - suo malgrado - non vuole cedere ai tre banditi. Una pellicola resa in maniera esaltante dal genio di David Fincher, che costruisce grazie all'ausilio del computer e dei trucchi digitali, una narrazione complessa e spigolosa che sfrutta ogni piccolo dettaglio per creare un assedio effettivo, ma anche emotivo ad un tesoro nascosto. Panic Room è l'erede diretto del grande cinema Western e dell'assedio ad un fortino che potrà essere eventualmente conquistato solo a carissimo prezzo.