Avete presente Talk, una delle canzoni più famose dei Coldplay? Se vi occorre un ripasso ecco il video ufficiale.

Bene, ora ascoltate questa: si intitola Computer Love ed è stata pubblicata nel 1981 dai Kraftwerk.

Se non conoscete i Kraftwerk è probabile che vi stupirete se dico che l'utilizzo di Computer Love per la linea melodica di Talk non è un caso unico e che addirittura i Kraftwerk possono essere considerati una della band più influenti della storia della musica moderna. I Depeche Mode, i Devo, gli Ultravox, i Simple Minds prima di Once Upon a Time, il David Bowie della trilogia berlinese o, per arrivare a band più recenti, i Chemical Brothers e i Daft Punk, devono buona parte della loro ispirazione musicale ai Kraftwerk. Lo stesso dicasi per interi generi musicali, come la house o la techno.

Se inoltre teniamo conto del fatto che almeno un paio dei loro album figura nelle classifiche dei dischi più belli della storia del rock, viene a maggior ragione da chiedersi: come mai una band che ha ormai alle spalle più di quarant'anni di carriera e che ha avuto un peso così rilevante è meno famosa di altri gruppi di successo?

Ci sono almeno due ragioni. La prima è che i Kraftwerk non provengono dai paesi nei quali è stato codificato il linguaggio della musica rock, ovvero l'Inghilterra e gli Stati Uniti, ma dalla Germania. Si potrebbe obiettare che gli ABBA sono svedesi. Vero, ma mentre questa band (della quale è stata appena annunciata una reunion) ha sposato in pieno i canoni musicali anglosassoni inserendosi in un modello già definito, i Kraftwerk, invece, hanno introdotto canoni del tutto nuovi dando vita a un movimento che, non senza volontà denigratoria, è stato definito come Krautrock.

La seconda ragione è che i componenti della band hanno da sempre ridotto al minimo le interazioni con i giornalisti, lasciando vuota quella consistente parte di promozione discografica legata alle interviste e alle vicende private. La riservatezza è stata portata agli eccessi a tal punto che il loro fotografo ufficiale non immortala i membri del gruppo ma i loro manichini…

Gli inizi

Vale quindi la pena approfondire la storia di questo gruppo rock. E vale la pena farlo su queste pagine poiché uno dei temi più cari ai Kraftwerk è stata proprio la fantascienza.

Fondati a Düsseldorf nel 1970 da Ralf Hütter e Florian Schneider, due studenti del conservatorio, trovano il successo nel 1974 con il quarto album intitolato Autobahn. Al duo si sono uniti il batterista Wolfgang Flür e il chitarrista e violinista Karl Bartos. Le composizioni dei primi tre album, caratterizzate da una sperimentazione in cui riecheggia l'influenza di Stockhausen, virano verso il pop: la musica elettronica non è più appannaggio di un manipolo di privilegiati ma diventa orecchiabile.

Il manifesto di questa svolta è la lunga suite (quasi 23 minuti) che dà anche il titolo all'album: il tappeto sonoro è sapientemente intessuto dalla batteria elettronica appena messa a punto da Flür. Sul lato B troviamo anche la prima incursione dei Kraftwerk nei temi cari alla fantascienza: Kometenmelodie 1 e Kometenmelodie 2 sono dedicati alla cometa Kohoutek, visibile a quei tempi nei cieli d'Europa. Il disco riscuote un successo tanto meritato quanto insperato anche al di fuori dei confini germanici.

Questo spinge il gruppo a pubblicare nel 1975 il disco successivo non solo in lingua tedesca (Radio-Aktivität) ma anche in una versione in lingua inglese (Radio-Activity), con un processo di internazionalizzazione che negli anni precedenti aveva riguardato le band più note del rock progressivo italiano (Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, Le Orme).

Il successo

È con l'album seguente che i Kraftwerk si guadagnano un posto nell'Olimpo del rock. Siamo nel 1977: mentre esplodono il punk e la disco music, i Kraftwerk continuano a seguire il loro percorso. Che, in questo caso, assume la forma di rotaie e traversine. Trans Europa Express riprende la tematica del viaggio già affrontata in Autobahn e viene pubblicato in tre versioni: tedesca, inglese, francese. L'insensibilità alle mode del momento è chiara fin dalla copertina che riporta un'anacronistica foto patinata dei membri della band. Il sintetizzatore diventa definitivamente una forma d'arte, ogni brano costituirà fonte d'ispirazione per molti degli artisti che saliranno alla ribalta negli anni seguenti.

Fra tutte le tracce ricordiamo la title track (seguita, senza soluzione di continuità, da Metall auf Metall nella versione tedesca, Metal on Metal in quella internazionale), in cui il ritmo ipnotico è scandito dal passaggio di un treno sui binari, e Schaufensterpuppen (Showroom Dummies in inglese, Les Mannequins in francese), primo saggio della fantascienza che diventerà cara ai Kraftwerk negli anni a venire: l'interazione tra uomini e automi. In questo brano si narrano le vicende di un gruppo di manichini che prendono vita e finiscono in una discoteca.

Robots

L'interazione uomo-macchina (e, più in generale, uomo-tecnologia) trova il suo compimento nel disco successivo pubblicato l'anno dopo. Già dal titolo: Die Mensch Maschine (The Man-Machine nella versione per il mercato internazionale). Non è un concept album di fantascienza, ma ci manca poco. Si comincia con The Robots, con il vocoder protagonista ("We are the robots") di una delle commistioni più riuscite tra musica e fantascienza. Così riuscita che nelle esecuzioni dal vivo i quattro di Düsseldorf si fanno sostituire da manichini-robot. Il secondo brano è Spacelab, una delle rare incursioni dei Kraftwerk al di fuori dell'atmosfera terrestre. Metropolis è un esplicito omaggio all'omonimo film di Fritz Lang, pietra miliare del cinema di fantascienza. Per farsi un'idea di quanto questo brano sia adeguato al film provate a guardare la sequenza iniziale di Metropolis con l'omonimo brano in sottofondo. Per riuscirci non occorre armeggiare con lettore DVD e impianto stereo: basta guardare questo video su youtube.

Dopo le splendide (ma non fantascientifiche) The Model e Neon Lights, il disco si chiude con l'evocativa title track ("Man Machine, pseudo human being  / Man Machine, super human being").

Computer World

L'album seguente, Computerwelt (Computer World nell'edizione internazionale, 1981), pur essendo un ottimo lavoro, non raggiunge le vette artistiche dei due dischi precedenti. Come si evince dal titolo, si tratta di un concept album dedicato al mondo dell'informatica, proprio in quegli anni in forte espansione con l'avvento dei personal computer. Questo disco può essere considerato una prosecuzione del precedente nell'ambito dell'esplorazione del legame tra uomo e tecnologia; una tecnologia che può portare tanto al benessere quanto all'alienazione: "I'm the operator / With my pocket calculator" sono le parole ripetute ciclicamente in Pocket Calculator, canzone della quale esiste anche una versione in italiano (Mini calcolatore) presentata per la prima volta a Discoring.

Dopo questo disco l'attività in studio dei Kraftwerk si riduce notevolmente, proprio mentre esplodono le band che si ispirano alla loro musica. Esce nel 1986 il non eccelso Electric Café (ribattezzato Techno Pop nelle ristampe successive), seguito, a ben diciassette anni di distanza, da Tour de France Soundtracks, disco ispirato dalla passione di Hütter e Schneider per il ciclismo.

L'eredità

L'eredità dei Kraftwerk è ancora viva, così come è viva l'attività della band, almeno in concerto. A confermarlo, il tutto esaurito che si registra puntualmente alle loro esibizioni. Comprese le otto serate al MOMA (Museum of Modern Art) di New York nel 2012 e alla Tate Modern di Londra nel 2013, in cui i Kraftwerk (dei quattro membri storici è rimasto il solo Hütter) hanno ripercorso tutta la loro discografia con il supporto di proiezioni e animazioni in 3D. Rock e arte, insomma.

I Kraftwerk sono pronti per una nuova tournée estiva. Che partirà il 7 giugno proprio dall'Italia, con un'unica data a Taranto, nell'ambito del Medimax International Festival.