"Wu Ming, come molti lettori sanno, è il nome collettivo che hanno assunto quattro promotori bolognesi del Luther Blissett Project, per la precisione i quattro autori di Q (Roberto Bui, Giovanni Cattabriga, Luca Di Meo e Federico Guglielmi), dopo il seppuku, il suicidio rituale giapponese con il quale hanno abbandonato nel dicembre 1999 il nome multiplo di Luther Blissett. A essi si è aggiunto Riccardo Pedrini, ex musicista punk e insegnante di arti marziali, autore dell'agghiacciante Libera Baku ora (Derive Approdi, gennaio 2000), una delle rare conferme che gli italiani non hanno una tara genetica e possono, se vogliono, scrivere della fantascienza intelligente anche fuori dalla tradizione Calvino/Primo Levi.", Antonio Caronia, Pulp libri. "Wu Ming non è certo Malraux, ma neanche Debord. Chi è dunque? Un collettivo di 'senza nome' che gira per centri sociali (in tre mesi è già alla ventesima presentazione) a raccontare perché le storie vengono prima degli autori.", Geraldina Colotti, il Manifesto

Havana Glam firmato da Wu Ming 5 è il primo esempio di AvantPop fantascientifico italiano di una certa importanza, anche se il risultato finale è piuttosto deludente. Si inizia a leggere Havana Glam con un certa sorpresa e curiosità, ma durante il corso della lettura ci si annoia e si arriva alla fine veramente stomacati, forse confusi, forse annoiati... boh... comunque a fine lettura ci si arriva sicuramente, basta impegnarsi con tutta la propria volontà. Havana Glam è scritto modestamente bene, ma non è un esempio di immediatezza stilistica, una pecca questa che impatta violentemente e negativamente sui contenuti politici del romanzo. Lo scritto è in più punti disarticolato, slegato, molti riferimenti storici e geografici sono scomposti in un puzzle in tutto il costrutto narrativo, i personaggi fittizi si sovrappongono a quelli realmente esistiti, i flashback sono azzardati e inseriti nel tessuto narrativo là dove non sono necessari... il risultato è un po' un pasticcio che consuma la mente nel vano tentativo di riagganciare le storie parallele di Havana Glam. Firmato Wu Ming 5, Havana Glam è un prodotto collettivo, ed è il primo romanzo modulare dell'"azienda di servizi narrativi" Wu Ming, da cui provengono i romanzi Q (firmato Luther Blissett, Einaudi) e Asce di guerra (Tropea): già a loro tempo con opere precedenti i Luther Blissett avevano lasciato in bocca un retrogusto non propriamente piacevole, quel retrogusto che si prova leggendo qualcosa che è un cumulo di informazioni ma che alla fine non si concretizzano in un messaggio chiaro, pulito. Havana Glam è un altro prodotto non dissimile da Q e Asce di guerra: si dicono tante cose politiche, sociali, ma tutte si risolvono e si concretizzano come COSE e non come informazioni intelligibili. Se c'è un messaggio politico e sociale in Havana Glam questo è così ben nascosto fra le righe che è impossibile decifrarlo con piena sicurezza; apparentemente sembrerebbe una accusa contro il capitalismo, ma di più non è possibile sapere. E' un'accusa punto e basta, una pistola che spara a salve tante e tante volte ma senza mai fare del male a qualcuno: il messaggio è un BANG pagliaccesco. I Luther Blissett già con Q si erano attirati contro aspre critiche da parte di molti in quanto incapaci di produrre una informazione corretta; qualcuno disse addirittura che la loro apparente accusa contro il capitalismo era in realtà un mero atto di disinformazione a servizio del capitalismo. Ad ogni qual modo, lasciando da parte la critica contro i non-contenuti politici di Havana Glam, guardiamo un po' più da vicino Havana Glam come prodotto AvantPop italiano: essenzialmente è AvantPop che riflette i cliché stilistici americani, uno stile confuso pienamente americano che ha ben poco di nostrano. Il costrutto narrativo/fantastico non è minimamente paragonabile a quello di Italo Calvino o di Primo Levi, piuttosto è molto vicino a quello di un pamphlet politico di Curzio Malaparte redivivo che si prova a mettere nero su bianco una paranoia da cliché televisiva modello X-Files, questa è la tragica realtà. La fantascienza è quella stereotipata del solito viaggio nel tempo di cui non se ne può davvero più: basta con i viaggi nel tempo, oggi sono noiosi, troppi scrittori di genere e non ne hanno abusato violentemente.

La trama in breve: nel 1946, negli USA, è accaduto qualcosa di strano, un uomo è giunto dal futuro per consigliare agli Stati Uniti di distruggere il Comunismo prima che questo possa espandersi nel mondo; si vuol far scattare il piano Totality, ovvero il bombardamento atomico delle principali città sovietiche, lo scopo è sgominare il Comunismo prima che questo possa prender piede a Cuba e nel resto del mondo. Ma qualcosa va storto: la linea spazio-temporale è stata alterata dall'arrivo dell'uomo del futuro e questo non rientrava nei progetti dei mandanti. Poi, nel 1972 in Giamaica ci sono le elezioni presidenziali: dalla vittoria di uno dei due partiti avversari potrebbero dipendere le sorti della Rivoluzione Cubana, il futuro politico delle Antille, ecc. All'improvviso, un fatto inaspettato: David Bowie, abbandonata la maschera di Ziggy Stardust, annuncia di essere attratto dal Comunismo e di essere entrato nel suo periodo cubano: Cuba è palcoscenico del caos più totale. I marziani, giovani glam rockers influenzati da Bowie, sconvolgono la vita sull'isola e seminano zizzania tra i dirigenti del Partito Comunista... E nel 2045, dopo la guerra totale del 2021, il governo degli Stati Uniti esercita il proprio dominio su un pianeta quasi completamente devastato.

Un po' noiosa come trama.

Havana Glam è un prodotto italiano che forse aveva pretese ben superiori rispetto a quelle che si sono concretizzate; sicuramente non è AvantPop, non è Fantascienza, non è un messaggio politico chiaro e politicamente corretto, più semplicemente è il tentativo di scrivere una storia rivoluzionaria... mancata!