La fantascienza distopica segue spesso un particolare modello: immagina un mondo ideale, in cui uno o più grandi problemi del mondo sono stati risolti, e poi ci dimostra perché è abominevole. Perciò ci vengono mostrati futuri in cui non esiste più l'odio, non esiste più la guerra, non esiste più la violenza, o come in questo caso non esiste più la disuguaglianza. Ma, eh, be', c'è un ma. C'è sempre un ma, e questo ma alla fine giustifica sempre un qualche tipo di rivoluzione che abbatta il sistema, una rivoluzione che possa riportare sulla terra odio, guerra, violenza, disuguaglianza o tutte queste cose, perché tutto sommato vale la pena di sopportarle, pur di possedere quel singolo dettaglio che era stato eliminato.

Ma. O meglio, mah.

Una storia di questo tipo è anche 2081, corto prodotto nel 2009 scritto e diretto da Chandler Tuttle e basato su un racconto di – nientemeno – Kurt Vonnegut.

Non si tratta di una produzione amatoriale: il cast anzi è di tutto rispetto, dal protagonista James Cosmo (visto in Game of Thrones e Sons of Anarchy, ma anche nei film Highlander e Braveheart), a Armie Hammer (The Social Network, The Lone Ranger) che interpreta il figlio ribelle, a Julie Hagerty (la ricorderete in L'aereo più pazzo del mondo).