Nonostante un uso leggermente sconsiderato della tecnologia (cellulari e personal pc impiegati in maniera massiccia a metà degli anni Ottanta, monitor a bassissima emissione di radiazioni nei primissimi anni Novanta) Spy Game è un film interessante e di grande intrattenimento. La regia di Tony Scott, scatenato dopo il successo di Nemico pubblico, è decisamente molto ritmata con un montaggio a dir poco esaltante, "pompato" dalla colonna sonora tecno - etnica di Harry Gregson Williams. Robert Redford è un attore ancora carismatico che riesce a dominare la scena e l'azione con classe, mentre quello che risulta vagamente anacronistico è un Brad Pitt che al tempo dell'azione (1991) dovrebbe avere compiuto circa una quarantina d'anni che, però, non sembrerebbe dimostrare. Ambientato in Vietnam, a Berlino Ovest e a Beirut Spy Game è un'intrigante carrellata sulle malefatte della CIA, incarnate da due agenti Redford e Pitt le cui operazioni segrete sono oggetto di una serie di lunghi flashbacks, allorché uno dei due (Pitt) è stato preso prigioniero dai cinesi in un'operazione militare condotta in piena solitudine per questioni di cuore. Anche se la trama è vagamente banale e - per certi versi - poco credibile, la classe di Redford, lo stile narrativo del regista fratello di Ridley Scott e il carisma di luoghi e personaggi tra scenari da Guerra Fredda e Medioriente conducono lo spettatore in un gioco di spie che sembra richiamare il grande cinema del passato. Un po' Le Carrè e molto lontano dalle suggestioni bondiane, i due protagonisti sono uomini alle prese con un gioco più grande di loro dalle regole spietate. Un film divertente e carico di humour in cui il genere di spionaggio conquista una nuova dimensione, sebbene cristallizzata dieci anni nel passato. Da notare, inoltre, il finale che sembra ricordare un altro film di spie con Robert Redford: I tre giorni del condor. Stessa macchina, stesso colore, stesso attore straordinario.