Tutti noi associamo al concetto fisico di magnetismo l'esperienza pratica del vedere pezzetti di metallo essere attratti da alcuni materiali magnetizzati o la produzione della corrente elettrica mediante la dinamo della bicicletta, o ancora il muoversi dell'ago della bussola fino a stabilizzarsi lungo una direzione specifica. Come tutti sappiamo, i poli magnetici di una calamita sono sempre due: nord e sud. Ogni oggetto magnetizzato li possiede, dalla calamita appoggiata al frigorifero alla Terra stessa. Così come la carica elettrica esiste di segno positivo e di segno negativo, si potrebbe immaginare che esistano "cariche magnetiche", ovvero manifestazioni singole di polo nord e polo sud.

I cosiddetti "monopoli magnetici" furono teorizzati per la prima volta nel 1931 dal fisico britannico Paul Dirac, uno dei principali autori della moderna teoria quantistica, ma fino a un mese fa mancavano le necessarie evidenze sperimentali che ne confermassero l'esistenza. Al contrario della carica elettrica, della quale è facile misurare il segno, il magnetismo nella materia è sempre stato osservato sotto forma di dipoli, ovvero combinazioni inscindibili nord-sud. Un'evidenza pratica di questo consiste nel prendere una calamita e spezzarla in due parti. Ognuna delle due diventerà una nuova calamita, con un suo polo nord e un suo polo sud, rendendo di fatto impossibile separarli.

Nonostante qualcuno avesse cominciato a non credere più nella loro esistenza, l'impronta sperimentale dei monopoli magnetici è emersa nel settembre di quest'anno, quando gli scienziati del Helmholtz-Zentrum für Materialien und Energie di Berlino sono riusciti a osservare in laboratorio, avvalendosi di cristalli con geometrie atomiche molto particolari, chiamati spin ice, i primi monopoli magnetici, ovvero "pacchetti" (in gergo vengono definiti quasi-particelle) portatori di un solo polo magnetico.

C'è di più. Così come la corrente elettrica è un flusso di carica elettrica che attraversa una superficie in un certo tempo, anche la carica magnetica può fluire attraverso lo spazio. Gli scienziati del London Centre for Nanotechnology di Oxford hanno infatti scoperto che i monopoli magnetici possono effettivamente muoversi in maniera analoga alla carica elettrica, formando così una vera e propria corrente magnetica.

Dalla scoperta all'invenzione il passo è breve. Già si favoleggia di incredibili potenzialità tecnologiche permesse dalla corrente magnetica, dalla nascita di una "memoria magnetica" a un incremento delle potenzialità di calcolo dei computer. Siamo quindi testimoni dell'avvento di una tecnologia che sostituirà la vecchia corrente elettrica nel funzionamento dei dispositivi elettronici, o questa scoperta di alta rilevanza scientifica rimarrà soltanto una pubblicazione accademica senza alcun impatto nella vita di tutti i giorni?