La fantascienza a volte spunta dove e come non te lo aspetti, ottimo esempio la pubblicazione, in una collana dedicata alla scrittura, dell'antologia Storie della tua vita, di Ted Chiang.
Ma a ben guardare non si tratta affatto di una scelta fatta a casaccio, Chiang è un tecnico che in rare occasioni si cimenta nella preziosa arte della scrittura di racconti di fantascienza, e spesso le sue opere sono strettamente legate al linguaggio, sia esso corporale, magico, alieno o matematico.
Questo volume raccoglie quattro racconti gia apparsi in Italia e quattro inediti, tutto quello che di Chiang è stato pubblicato nel nostro paese, con la sola eccezione di Il mercante e il portale dell'alchimista, apparso su Robot 55.
Eppure questi otto racconti hanno collezionato una messe incredibile di premi, tra cui un Hugo e tre Nebula, mentre il racconto apparso su Robot si è aggiudicato entrambi i premi.
Cosa c'è di tanto affascinante nei racconti di Chiang?
Torre di Babilonia (Tower of Babylon, 1990)
Quattro mesi sono necessari per portare un mattone sulla sommità della torre, che ha raggiunto la volta del cielo senza che Yahwee punisse la superbia dei costruttori.
Ora si sta scavando nel granito che sovrasta la torre, ma nessuno sa se sia possibile oltrepassarlo veramente, e quali pericoli nasconda l'immane progetto.
Un affascinante connubio tra religione e ingegneria, straordinaria opera prima di Chiang, premiata con un Nebula.
Capire (Understand, 1991);
L'ormone K, una farmaco sperimentale impiegato per riparare i danni cerebrali, ha avuto successo, forse troppo successo.
Così Leon vede crescere le sue capacità mentali ben oltre ogni immaginabile linmite, per lui beffare le autorità e sparire è un gioco, ma scoprirà che anche per le supermenti capire troppo è pericoloso.
Divisione per zero (Division by zero, 1991)
Cosa succederebbe se un genio della matematica scoprisse che le basi stesse di questa scienza fossero false?
Nonostante le buone premesse il racconto è il meno valido dell'antologia, come spiega nei commenti ai racconti Chiang odia l'idea che la matematica possa poggiare sul nulla, e questo ha pesato sulla storia.
Storia della tua vita (Story of Your life, 1998)
Gli alieni sono arrivati sulla Terra, e stavolta non sembrano avere cattive intenzioni, anche se comprendere il loro linguaggio non è affatto facile.
La dottoressa Banks riuscirà nell'impresa, e la ricompensa andrà oltre ogni sua aspettativa.
Settantadue lettere (Seventy-two letters, 2000)
Anche in un mondo dove la Cabala e il potere dei nomi possono animare la materia egoismo e sopraffazione dominano l'animo umano, anche di fronte a una catastrofe che minaccia di spazzar via il genere umano.
Robert Stratton si trova a lottare prima per salvare l'umanità, e poi per la giustizia e la libertà, riuscirà a trovare nel potere dei nomi il modo di far trionfare i suoi ideali?
Il mio racconto preferito, un felice connubio tra una grande idea di base e un intreccio appassionante.
L’evoluzione della scienza umana (The evolution of Human Science, 2000)
Due pagine e mezza per fornire la risposta a un inquietante quesito, cosa sarà della scienza quando i metaumani inizieranno a pubblicare le loro avanzatissime ricerche?
L’inferno è l’assenza di Dio (Hell is the absence of God, 2001)
Il terzo mondo fantastico creato da Chiang, dove l'esistenza di Dio, del paradiso e dell'inferno sono evidenti, dove le apparizioni celesti interferiscono con la vita degli uomini in modo continuo e a volte disastroso.
In queste condizioni parrebbe naturale che tutti avessero fede, e adorassero e amassero Dio, ma la realtà non è così semplice.
Il piacere di ciò che vedi: un documentario (Liking what you see: a documentary, 2002)
Un racconto che postula l'esistenza di un trattamento, reversibile, che permette di ignorare l'altrui e la propria bellezza sarebbe considerato una benedizione o una jattura?
Un racconto che sicuramente fa pensare, l'autore sviluppa i vari punti di vista in modo straordinario, forse un domani dovremo affrontare veramente un dilemma del genere.
Anche dopo aver letto l'antologia la risposta alla domanda lasciata in sospeso rimane difficile.
Chiang non brilla per lo stile raffinato, non sempre i suoi personaggi sono a tutto tondo e a volte i suoi finali non sono del tutto convincenti, tuttavia egli riesce a creare universi completamente assurdi, ma con una loro logica interna che riesce a sedurre il lettore.
Forse proprio la sospensione dell'incredulità che Chiang riesce a ottenere con straordinaria facilità è il segreto del suo successo, Golem e homuncoli non sono magia, solo lo studio scientifico permette di crearli, e questo suona logico, come la descrizione degli immani problemi che la torre di Babilonia pone ai costruttori riesce a rendere verosimile il raggiungimento della volta celeste.
Definire scarsamente prolifico un autore che ha pubblicato dieci racconti in diciotto anni è un eufemismo, ma probabilmente anche questo contribuisce al fascino di Chiang, che scrive solo quando la storia merita di essere raccontata, e sfaccetta i suoi racconti sino a trasformarli in purissimi diamanti.
In definitiva Storie della tua vita è un'antologia di alto livello, che non dovrebbe mancare nella biblioteca di un appassionato.
Ted Chiang è nato nel 1967 a Port Jefferson, nello stato di New York, si è laureato in informatica alla Brown University di Providence e lavora come scrittore tecnico di software nei pressi di Seattle.
Ha debuttato come scrittore con il racconto Torre di Babilonia, pubblicato su OMNI nel 1990, ma l'attività letteraria per lui è sempre stata un passatempo, questo non gli ha impedito di fare incetta di premi anche molto prestigiosi.
Attualmente sembra abbia in preparazione due racconti, per la gioia dei suoi numerosi (e pazienti) estimatori.
3 commenti
Aggiungi un commentoChiang non brilla per lo stile raffinato, non sempre i suoi personaggi sono a tutto tondo e a volte i suoi finali non sono del tutto convincenti
OK, le opinioni sono appunto solo opinioni, ma che Chiang non brilli per lo stile raffinato mi pare una dichiarazione davvero priva di senso.... casomai e' vero il contrario, e ad esempio ben pochi titoli pubblicati negli urania collezione possono vantare una scrittura di tale spessore, anche poetico..ma, appunto, sono solo opinioni....
Che i suoi personaggi non siano a tutto tondo, beh, ecco che questo secondo giudizio svela la chiave di lettura di tutta la valutazione. Chiang non scrive SF tradizionale. Quindi NON e' interessato a creare personaggi da space opera (e quindi, in termini di scrittura da space opera, non e' raffinato... come non lo e', che so, il foie gras, se si cerca in un fasto food un panino con un nome da olio industriale)...
E se i finali non convincono, e' perche' il loro scopo non e' quello di asservirsi alla regola della letturatura pulp juvenile degli anni 50, in cui ci deve essere la "sorpresa finale". La vita riserva forse SEMPRE delle sorprese finali? Oppure hanno semplicemente un loro percorso e un loro svolgimento, come appunto hanno queste storie, dove appunto cio' che conta e' lo svolgimento, la raffinatezza (anche di scrittura) dello svolgimento?
Non e' un caso infatti che il primo racocnto da lui scritto, abbia appunto un "finale a sorpresa", mentre in seguito abbia superato questa frusta pratica per lettori adolescenti, e forse pure meno....
Quindi, parliamoci chiaramente....
se amate la media delle uscite urania, e vi piace la vostra fantascienza scritta in modo tradizionale, senza scossoni e sperimentazioni, se amate cioe' la FANTASCIENZA PASSATISTA, conservatrice ed involuta, bene, allora lasciate perdere Chiang... Non e' per voi.
Incaso contrario, cominciate ad imparare che le uscite piu' belle in assoluto di SF (speculative fiction) NON escono nelle collane di SF (science fiction).
e questo ne e' uno splendido esempio...
Helena Velena
www.helenavelena.com
Che la fantascienza tradizionale sia la space opera mi lascia dubbioso, anzi dubito perfino che si possa parlare di FS "tradizionale".
Non è che poi i personaggi della space opera fossero ben delineati e con un grosso spessore, neh.
Quanto allo stile Chiang mi ricorda Heinlein, ambedue estremamente chiari e puliti, apparentemente banali, in realtà curatissimi, ambedue tesi a dare verosimiglianza alle loro storie.
Sono del tutto in disaccordo con il consiglio finale, prendo tuttavia nota che Robot *non* è una rivista di fantascienza.
Mi è capitato di sentir definire Chiang come il miglior scrittore contemporaneo di sf. Al di là delle iperboli sempre associate alla parola "migliore", non vi è dubbio che Chiang sia della pasta dei Dick, dei Lem, degli Asimov, dei Simak o dell'altra dozzina scarsa di scrittori che hanno fondato, plasmato, trasformato e ogni volta ampliato e ridefinito le strutture, i limiti e le possibilità della fantascienza entro i suoi confini di genere commerciale (e anche oltre tali confini): rendendola la letteratura che riflette sull'uomo e sulle frontiere che egli affronta: storiche, percettive, conoscitive.
Chiang si presenta in tutto come uno scrittore di fantascienza dell'ultima generazione: la sua narrativa è complessa, articolata, profonda e da seguire con attenzione: a volte i suoi racconti appaiono come piccoli saggi in grado di rendere affascinanti argomenti assolutamente ostici; poderosi nello scardinare le vecchie convenzioni sulla scienza nella fantascienza come puro pretesto per avventure standard mascherate; ciò che lo rende diverso da altri autori di rilievo è che la sua narrativa risulta più complessa, articolata, profonda e da seguire con attenzione della loro; molto di più. Mantenendosi più affascinante nel guidare il lettore attraverso le complessità e i labirinti delle trame; scardinando quindi con naturalezza assoluta e completezza quelle vecchie convenzioni: in Chiang la scienza, e più generalmente le ramificazioni dello scibile e del conoscibile, sono davvero al centro della speculazione e della narrazione. Ed è una scienza - e una conoscenza - pienamente accettata, mai temuta, sempre indagata con curiosità, penetrazione intellettuale e competenza, e il più consapevole infrangere gli schemi intellettuali conformistici. Lo stile è l'architettura comunicativa che contiene e modella questo materiale ispirativo ricchissimo; e ne viene a sua volta influenzato e plasmato. La scrittura di Chiang è articolata e complessa quanto ciò che egli descrive e quanto il fitto ordito delle sue trame. Una scrittura barocca, ma di un barocchismo "scientifico", ritmato dal dipanarsi con implacabilità e precisione matematica degli sviluppi narrativi: nulla davvero è lasciato al caso nei suoi racconti, e ogni elemento si incasella con esattezza; e tutto ciò avviene fino a mostrare al lettore, nei finali, la completezza di un meccanismo che è mirabile gioco a incastro. Ma più che gioco: esecuzione di un programma. Le storie di Chiang posseggono il fascino dei racconti di un bardo moderno, per quanto ardui da penetrare possano apparire al lettore frettoloso. Ci si deve concedere l'agio e il tempo di gustarli. Altrimenti è meglio non iniziarne la lettura.
Seppure il corpus delle sue opere sia così limitato quantitativamente, Chiang vi ha compresso una gran parte delle variazioni narrative che la fantascienza ha elaborato nella sua storia: alieni, superuomini, viaggio nel tempo, storia alternativa, riflessioni sulla religiosità come sulla scienza, rivisitazione e rielaborazione del patrimonio mitologico umano; con irrisoria facilità supera quello steampunk tanto in voga anni fa approfondendone il gioco e arricchendolo di considerazioni sulle modalità della conoscenza. All'interno di questa variegata molteplicità di ispirazioni, vi sono sicuramente dei temi maggiormente ricorrenti e in certo modo fondanti e propulsivi. La comunicazione in ogni suo aspetto è forse il più evidente e importante, e non a caso: alla base di ogni interazione tra esseri intelligenti vi è la necessità di comunicare; e le difficoltà inerenti a questa necessità, gli equivoci e le distorsioni che nascono dalle differenze che segnano il fenomeno rispetto a ciascun individuo, ciascuna cultura, ciascuna specie, non solo sono argomento appetibilissimo di indagine speculativa, ma anche fonte pressoché inesauribile di spunti narrativi tra i più interessanti. L'originale rielaborazione dei miti e delle storie umani è il secondo pilastro della narrativa di Chiang: dal suo primo racconto, "Torre di Babilonia", a quello che per ora è l'ultimo, "Il mercante e il Portale dell'Alchimista", passando per "Settantadue lettere" e "L'Inferno è l'assenza di Dio", Chiang non si limita a usare la sterminata eredità religiosa, mitografica e letteraria dell'umanità per raccontare delle storie su di essa - cosa che ugualmente fa con capacità affabulatoria invidiabile - ma si pone e raggiunge l'obiettivo di analizzare i meccanismi psicologici, culturali, sociali che sono alla base di essa eredità. L'alterità è il terzo aspetto caratterizzante di gran parte del lavoro di Chiang; è banale che la fantascienza descriva un'alterità rispetto alla nostra realtà, e tuttavia troppo spesso se non quasi sempre, questa alterità è tutta di superficie, e basta scrostare un minimo lo strato superiore per veder affiorare un universo narrativo che non si discosta dalla peggiore banalità della letteratura realistica più deteriore, appena mascherata. Le realtà narrative di Chiang sono invece autenticamente altre dalla nostra, eppure molto più aderenti alla sostanza intima della nostra umanità e della nostra identità psicologica e sociale. E universi dove le leggi scientifiche sono completamente stravolte, ma pur obbediscono ferreamente al metodo scientifico; cosmogonie arcaiche che pur si strutturano con maggior coerenza dei voli pindarici di certa moderna cosmologia; il tutto ordinato dall'incessante e accuratissima curiosità indagatrice e chiarificatrice dell'autore: perché la chiarezza è sempre l'obiettivo finale di Chang, che invariabilmente va a bersaglio.
Chiarezza; fascino; complessità; sfida intellettuale; originalità di pensiero: i racconti di Ted Chiang offrono tutto questo, parlando in prima istanza al nostro essere pensante, ma attraverso di esso arrivando alle nostre emozioni a un livello di intimità che non ricordo di aver sperimentato con altri scrittori di fantascienza (e assai raramente in ogni caso). Non è possibile definire convenzionalmente come "divertente" la sua narrativa, ma è perché Chiang ridefinisce, quanto meno in ambito fantascientifico, il contenuto semantico del vocabolo.
V.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID