Che da anni il peer to peer stia lentamente ma inesorabilmente facendo a pezzi gli utili delle multinazionali dell'entertainment (musica, home video in particolare) è una realtà consolidata da quasi un decennio, da quando i Metallica fecero causa all'amministratore di Napster.
Da allora è stato come aprire un vaso di pandora: internet è diventato una sorta di albero della cuccagna da cui potere trovare di tutto gratuitamente. Dal film ancora nelle sale al più scemo jingle televisivo, tutto ormai può essere facilmente scovato e salvato sul disco fisso di qualsiasi computer.
Ovviamente si può solo immaginare quale fetta di paradiso può essere internet per un otaku: centinaia di serie televisive da decenni dimenticate dai palinsesti televisivi finalmente a disposizione di chiunque, film che nessun distributore avrebbe mai avuto il coraggio di portare in occidente alla portata di mouse, senza contare le colonne sonore, le edizione originali senza censura... e senza nemmeno contare le serie di successo ancora senza distribuzione.
Difatti la cosa che più ha rivoluzionato la fruizione degli anime da parte degli appassionati è stato senza dubbio il fansub, ovvero la traduzione e la messa a punto dei sottitoli negli anime ancora in lingua originale. Da allora è come se fosse iniziata un'era nuova per gli appassionati, sicuramente più felice! Intere serie animate gratis sul proprio pc, niente più attese estenuanti per vedere rilasciate in Italia in DVD o in televisione le proprie serie preferite (un esempio a caso: qualcuno ricorda quanti anni ci ha messo l'allora Dynamic Italia per finire di adattare e doppiare Neon Genesis Evangelion?), niente orride censure o traduzioni alla "carlona", niente più tirannie degli imperscrutabili palinsesti della televisione generalista... insomma tutto perfetto, nessuno svantaggio.
Davvero nessuno? Certo, per tutta l'industria! Immaginate l'enorme perdita per le case produttrice in Giappone che vedono le loro opere distribuite illegalmente in tutto il mondo senza guadagnare un centesimo di diritti, o le case distributrici di mezzo pianeta che vedono le serie in corso di adattamento tranquillamente tradotte in una settimana e disponbili da scaricare su emule o su youtube: è una grossa cifra.
Alla fine cercare di frenare un fenomeno del genere è inutile: bloccare il p2p e i siti dove potere caricare video è una follia, perchè fermato uno se ne formano altri cento e controllare la rete è pressocchè impossibile. Inoltre come si può chiedere ad un consumatore di tornare a spendere 25 euro per un DVD con qualche puntata di una serie televisiva quando può averla senza troppi problemi gratis? Così se chi va con lo zoppo impara a zoppicare, le case produttrici hanno chinato la testa dinanzi alla rete e si sono adattate alla nuova inarrestabile realtà. In parole povere, sempre più serie animate stanno per essere distribuite via streaming su internet. Con un piccolo contributo e l'abbonamento al servizio si possono vedere sottotitolate in contemporanea con il Giappone gli anime del momento.
Prendiamo il caso di www.crunchyroll.com, una sorta di youtube interamente dedicato agli anime che ha 4,6 milioni di utenti nel mondo: il sito ha firmato un accordo con Tv Tokyo, la casa editrice Shueisha e lo Studio Pierrot per la trasmissione di alcuni anime tra cui annoveriamo robetta come Naruto Shippuden e Gintama. Se si vuole vedere il contenuto subito, con un'ora di differita dalla programmazione giapponese, gli utenti del sito dovranno pagare una piccola cifra; se si vorranno vedere gratis gli episodi si potranno ad una qualità audio/video inferiore una settimana dopo. Si prevede un accordo del genere anche con la Toei Animation.
Altre case produttrici stanno seguendo l'esempio, come la Kadokawa Shoten o la GDH, società partner dello Studio Gonzo (la casa produttrice di Last Exile e Samurai 7) hanno siglato analoghi accordi con altri siti di video sharing per la distribuzione legale dei primi episodi di Blessreiter, Strike Witches e Linebarrels, tutti sottotitolati in inglese.
E in Italia che accade? Accade che MTV, il primo canale che ha trasmesso gli anime con adattamenti che non mortificavano nè l'opera in sè nè l'intelligenza degli spettatori, per Natale sul suo sito fa un piccolo regalo ai suoi fedeli telespettatori, ovvero offre gratis in streaming Time of Eve, una delicata miniserie fantascientifica di dodici episodi.
Che dire? Il mondo cambia e anche se nei cambiamenti ci sono sempre degli innegabili miglioramenti, qualcosa indietro la lasciano sempre dietro di sè. Ad esempio le case di distribuzione come Yamato Video o Dynit se vogliono sopravvivere a questa tendenza dovranno reinventare i loro prodotti (cofanetti per appassionati per esempio con ogni tipo di gadget dentro?). Oppure poter avere in casa a portata di lettore DVD o videoregistratore le proprie serie animate sarà forse un ricordo se è questa la strada maestra, così come la classifica dei singoli acquistati. Infine, ma non per ultimo, il doppiaggio degli anime: se si può avere il cartone sottotitolato un'ora dopo dalla trasmissione in Giappone, che senso avrebbe a questo punto doppiare in italiano le serie TV? Certo questo potrebbe sembrare un problema marginale, ma visto che on line c'è stata un'enorme richiesta per riavere Stella Musy nel cast dei nuovi film di Evangelion, bisogna prenderne atto.
Bè, se si soffre la nostalgia dei vecchi tempi ancora in Tv si trova qualcosa... che fanno su Italia Uno? Che campioni Holly e Benji.
Presto datemi una connessione veloce!
18 commenti
Aggiungi un commentoIo ho scaffali pieni di cofanetti di dvd che non sono mai entrati nel lettore, perché le cose le avevo già viste.
Poi, intendiamoci: è ovvio che anche la persona di più buona volontà non compra tutto quello che vede. Compra quello che gli è piaciuto e che vuole tenere, esattamente come uno spettatore USA che le cose se le vede alla TV e poi compra i cofanetti di quello che vuole conservare.
Il punto è che la persona che scarica molti telefilm - per esempio - è generalmente un appassionato di telefilm, e più ne scarica, e più serie prova, più si appassiona e inevitabilmente vorrà possedere la versione bella, completa, con gli extra, le foto, la scatola.
Chi non scarica, può vedere qualche episodio alla tv, cose sempre più difficile, perché vedere le cose alla tv vuol dire piazzarsi lì a una certa ora, tutte le settimane perché con le serie moderne se perdi la continuity non segui più.
Difficile che possa entrare comprando un cofanetto; costa troppo per rischiare se non conosci.
Poi ci può essere chi compra di più e chi meno, ma è questo il meccanismo su cui lavorare.
Lo stesso principio vale per la musica, e intendiamoci, il P2P ha solo reso possibile conoscere più musica, ma già quando facevo il liceo io tutti i miei coetanei per ogni album acquistato avevano almeno dieci o venti cassette registrate.
S*
Bisogna anche dire che le anime sono un prodotto destinato ad un target giovanile che in molti casi non dispone di possibilità economiche tali da permettersi intere serie.
Ci sono serie dove la spesa si può aggirare sui 22-25 euro a disco.
troppo per un adolescente che non abbia una famiglia facoltosa alle spalle.
E questo i grandi distributori se ne devono rendere conto.
Sopratutto in un mercato come il nostro dove la televisione in chiaro preferisce serie trasmesse e ritrasmesse, con tante puntate e tanti gadget da vendere (carte, pupazzi, cartelle, ect ect).
Palomino.
È anche vero però che il campo degli anime è un po' strano, perché si tratta spesso di edizioni - come quelle della Yamato - che sono un po' al limite dell'edizione da amatore, con tirature basse e presumo costi abbastanza alti.
Non si possono confrontare i prezzi della Yamato con quelli della Universal o della Warner, sono mercati del tutto diversi. Un po' come confrontare i prezzi di mondadori con i prezzi Delos Books.
S*
oh beati voi che ci avete i soldi, io se non c'era il p2p e mtv stavo ancora appresso a mediaset...
Ci sono tante cose su cui riflettere in questo articolo: comincio dal p2p.
Non ci vorrebbe molto, a legalizzare programmi come emule o u.torrent.
Secondo me, bisogna sfruttare quel sistema di crediti, che permette a ogni utente di scaricare.
So che con u.torrent, un gruppo rock (non mi ricordo quale), è riuscito a vendere il suo disco.
Seconda riflessione: salvare tutto su pc.
Questo dovrebbe far riflettere i nostri governi, quelli che credono che prendere le impronte digitali e dell'iride sia l'avanguardia delle norme di sicurezza. Qualsiasi cosa diventi una memoria digitale, può essere copiata! Può essere cancellata! Può essere Trasferita!
Ricordatevi i 730 pubblicati in rete!
E se questi dati vengono preservati, con lo stesso sistema di impronte, ecco che tutto il sistema decade.
Le regole sulla sicurezza prevedono che si cambino le password ogni tre mesi, se si usano le impronte digitali, queste non possono essere cambiate con la stessa frequenza.
Un'immagine può essere trasferita su qualsiasi supporto, così le tue, le mie, le impronte di un oppositore politico possono essere trasferite su un guanto, su un supporto in pelle, su una lente a contatto e... addio alto grado di sicurezza, addio informazioni riservate, addio conti in banca e addio democrazia.
OK sono eccessiva! ops: Ma pensate che dal 1983 era possibile pubblicare le dichiarazioni dei redditi di tutta Italia, ma è stato fatto solo quest'anno e in rete! Non sulla Gazzetta Ufficiale.
Non è questa una forma di riduzione dei costi? forse voteremo on-line, sfruttando l'accesso al ministero degli interni per esprimere il nostro voto, utilizzando le nostre impronte. Peccato che qualcuno avrà giù votato al nostro posto, e noi, ci troveremo un governo che non volevamo e non intendevamo votare.
Credete che potremo dimostrare di non essere stati noi a votare?
Possono sembrare vaneggiamenti, ma questo è ciò che ha suscitato in me questo articolo.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID