Rappato e pieno di un buon senso dell'umorismo Zora la vampira è un film intelligente che soffre della mancanza di mezzi e della mediocrità degli attori con cui è stato realizzato. A parte tre nomi da ricordare nel cuore: il grande Toni Bertorelli in un Dracula retrò dalle profonde influenze cinematografiche, un'affascinante Michela Ramazzotti, sexy e tagliente, uno straordinario Carlo Verdone che sembra uscito da un film americano. Ma le idee e questi tre bravi attori non bastano a raccontare la divertente storia di un principe delle tenebre ridotto al rango di extracomunitario qualsiasi, vittima dell'inflazione e della mancanza di passaporto, mentre brancola nella desolante periferia romana abitata da coatti e musicisti "in erba" (non nel senso di prato o di principiantiŠ) che fondano la propria cultura sui B movies. Tormentato da una regia discontinua, Zora la vampira purtroppo non osa di più nel suo sperimentalismo, scivolando in una pellicola troppo simile a tante già viste, senza emularne né il talento, né lo stile visionario.