Hollywood ha sfornato il nuovo kolossal di fantascienza dell'estate e stavolta lo ha fatto attingendo ad un classico degli anni d'oro come Io, Robot scritto da Isaac Asimov, raccolta di racconti pubblicata per la prima volta in volume nel 1950. Il regista Alex Proyas, con due cult alle spalle come Il corvo e Dark city, alla sua prima esperienza di lavoro con una grossa major come la 20th Century Fox, pare essersi adeguato ai dettami dell'industria ed ha confezionato un fanta-thriller d'azione di quelli consueti e non particolarmente originali a cui ci ha abituati il pur simpatico Will Smith. Gli incassi del fine settimana ammontano ad un ottimo bottino, 52 milioni di dollari, che hanno permesso al film di detronizzare Spider-man 2 che comunque resiste al secondo posto con un incasso più che rispettabile di 24M$.

Per quanto riguarda l'accoglienza dei critici cinematografici nella maggior parte dei casi concordano che il film è funzionale allo sgranocchiamento di un bella porzione extra large di pop-corn, ma poco altro. "I Robot è l'ennesima uscita estiva le cui buone intenzioni sono ostacolate da un eccessivo uso di materiale da bric-a-brac. Comunque potrete gustare la parata dei robot" scrive P. Wuntch sul Dallas Morning News. Il bric-a-brac è un evidente riferimento agli elementi non certo originali e da mercatino dell'usato in quanto già visti e rivisti in molte altre pellicole di genere degli ultimi anni, tipo Minority Report o Paycheck. T. Burr del Boston Globe scrive che il materiale originale di Asimov "è stato remixato e rimodellato in un elegante, gradevole e molto familiare thriller d'azione futuristico ma quello che un tempo era originale è adesso quasi del tutto derivato da altro, già visto." Sul Wall Street Journal J. Morgenstern sottolinea che "le scenografie di Patrick Tatopoulos sono efficaci ma la storia è purtroppo senza succo" e C. Rickey sul Philadelphia Inquirer gli fa eco sostenendo che "sebbene gradevole per il look e per il carisma di Smith il film di Proyas finisce con l'avere limitata risonanza." Altri critici traggono paralleli e sostengono che il film stesso ha molto in comune con i robot che lo infestano. "Un film del suo genere e del suo tempo, funzionale, professionale, costruito diligentemente e fiaccamente tendente allo stato cosciente, ma schiavo perfetto della sua meccanica convenzionalità" scrive R. Groen sul Toronto Globe and mail mentre A.O. Smith del New York Times osserva che "questo tipo di cinema presenta un problematico paradosso dal momento che è un chiaro esempio del fenomeno verso il quale vuole mettere in guardia. Drammatizzando il pericolo di una tecnologia sfuggita al controllo sembra richiedere una sempre maggiore innovazione tecnologica, con gli effetti speciali digitali che spingono sempre più nell'ombra gli esseri umani." Complessivamente la media dei voti dei critici calcolata dal sito specializzato Rotten Tomatoes ammonta a 6.2/10, mentre i votanti dell'Internet Movie Database sinora assegnano al film un 6.9 di media.