Chi ha giocato (e apprezzato) Dead Space, si è sicuramente deliziato con le atmosfere cupissime e ultraviolente trovate sull'astronave Ishimura e contemporaneamente non vedeva l'ora di uscire da quell'incubo, che rimaneva sottopelle anche quando non si stava giocando. Malgrado il lancio in grande stile, il videogame non ebbe il successo sperato, anche se 1,5 milioni di copie non sono proprio da buttare, ma la E.A. nutriva comunque fiducia nel progetto, visto che dapprima produsse un fumetto ambientato sulla colonia dove veniva ritrovato il marchio, poi un film ibrido cg/cartoon in cui si raccontavano gli eventi sulla Ishimura (Dead Space: Downfall) e infine un videogame prequel per Wii (Extraction, sparatutto in prima persona su binari, ovvero il personaggio si muove da solo), in cui si raccontava il macello (letterale) avvenuto nella colonia spaziale.

Tanta mobilitazione di forze ha portato poi all'annuncio di Dead Space 2, i cui avvenimenti iniziano un paio di anni dopo l'ultima scena del primo gioco, su una base spaziale enorme, in cui scopriremo che non solo Isaac è ancora vivo, ma finalmente parla e si muove molto più velocemente di prima.

E mentre fervono i preparativi per farsi affettare nuovamente dai necromorfi, ecco arrivare anche il nuovo tassello della saga: a luglio uscirà negli Usa (e si spera anche da noi) il romanzo Dead space: Martyr, in cui si racconterà l'origine della storia, duecento anni prima del primo capitolo. Sì, proprio la storia di quell'Altman che tutti i seguaci di Unitology vedono come il martire/messia, il quale scoprì per primo il marchio e che mise in moto gli eventi sanguinari che conosciamo.

A scrivere la storia è stato chiamato B.K. Evenson, già autore del romanzo Aliens: No Exit e di uno dei racconti proposti in Halo: Evolutions, il quale ha dichiarato che "l'aspetto che più mi interessava era la chiesa di Unitology: le sue origini, il potere e il suo ruolo in Dead Space". E aggiungerei, nell'arrivo dei necromorfi e la loro, per così dire, santificazione.

Ma l'Ishimura, vi chiederete voi? La E.A. non si sbottona, eppure qualcuno dice di averla vista, forse, da lontano, attraccata a uno dei ponti della città spaziale.