Domenica 12 ottobre ha avuto inizio a bordo di una capsula Soyuz TMA-13 lanciata dal cosmodromo di Baikonur in Kazakhstan l’avventura dell’ultimo, per ora, turista spaziale, Richard Garriott, magnate texano dei videogiochi e figlio di un’astronauta NASA che partecipò alle missioni Skylab nel 1973. 

Il pacchetto turistico, del costo di 26 milioni di euro, che prevede una permanenza di dieci giorni sulla Stazione Spaziale Internazionale, ha permesso a Garriott, 47 anni, di realizzare il sogno della sua vita coltivato sin da bambino: seguire le orme del padre e viaggiare nello spazio.  Scartato dalla NASA alle selezioni per divenire astronauta a causa di difetti di vista, può ora grazie alla fortuna accumulata emulare l’impresa del padre, inquilino della prima stazione orbitale abitata della NASA realizzata sul finire del programma Apollo. 

Richard Garriott in orbita a zero g
Richard Garriott in orbita a zero g
Nonostante siano trascorsi trentacinque anni tra i due viaggi e molti progressi siano avvenuti nelle tecnologie spaziali la preparazione al viaggio non è stata meno impegnativa di quanto richiesto agli astronauti dei lanci pionieristici.  Non sono necessarie straordinarie doti fisiche se non un ottimo stato di salute, come per spedizioni in luoghi impervi, ma un’accuratissima e maniacale confidenza con pratiche e manovre proprie di un ambiente extraterrestre.  Consumare i pasti, lavarsi e usare i servizi igienici necessitano di accortezze ignote ai frequentatori di alberghi, campeggi o bivacchi e non vi è attività che non debba in qualche misura venire riesaminata.  Non vanno poi sottovalutate le situazioni potenzialmente pericolose, come una decompressione o un rientro anomalo, quest’ultimo avvenuto durante la precedente missione Soyuz quando la capsula a causa della difettosa separazione dal modulo di servizio discese seguendo una “traiettoria balistica” con sollecitazioni estreme per gli occupanti.

Al termine dell’addestramento durato sei mesi lo stesso Richard Garriott ha manifestato tutto il proprio stupore per l’impegno richiesto, confessando di non aver compreso appieno a quali prove avrebbe dovuto sottoporsi per realizzare il suo sogno.  Così mentre gli stilisti lavorano alle future tenute spaziali griffate per turisti miliardari, un salto in orbita rimane “roba da uomini (e donne) duri”.  Niente paura comunque, dopo una vacanza nello spazio ci si può sempre riposare lavorando.