Come di consueto mi ritrovo a litigare col dannato sistema delle stelline intere… Infatti, accanto alle due che mostra la recensione,questo libro ne merita sicuramente un’altra mezza.

Sicuramente non si tratta di un volume in grado di soddisfare i veterani della fantascienza, visto che non contiene nulla che non sia già stato scritto nel genere, tuttavia è un lavoro adattissimo se avete un lettore di mainstream che volete iniziare alla narrativa d’anticipazione. Sotto questo profilo, Greta Ghiselli confeziona a dispetto della giovanissima età (21 anni) e a differenza dei suoi coetanei che si cimentano nel fantasy, un prodotto godibile, ben scritto e ben strutturato, che si legge d’un fiato.

Si tratta di una distopia alla Orwell  dove da un lato c’è il Distretto, cioè la zona lager  di prammatica dove i cittadini sono soggetti all’autorità e vengono quotidianamente lobotomizzati dalla propaganda di regime. Dall’altro altro ci sono i Sognatori, ovvero i ribelli che vivono nella zona circostante, desertificatasi dopo l’immancabile olocausto nucleare. Detta così, è facile sospettare la noia del già visto, ma l’autrice riesce  comunque a ricavare una buona storia anche se gli ingredienti sono molto comuni. In particolare, il finale  riserva due colpi di scena: il primo, a dire la verità, si vede arrivare già parecchie pagine prima che si manifesti, ma il secondo giunge assolutamente inatteso. Non si tratta di due colpi di scena che sovvertono l’andamento della vicenda, veleggiante in ogni caso verso un prevedibile lieto fine; tuttavia l’accadimento inaspettato evita che tale lieto fine acquisti un sapore eccessivamente zuccheroso.

I personaggi risultano ben delineati; in particolare i due fratelli protagonisti riescono subito a  accattivarsi le simpatie del lettore, e anche la psicologia dello ‘shapeshifter’ della situazione - ossia del personaggio che si muove sui grigi confini fra bianco e nero e che, in quanto tale, è sempre fra i più difficili da tratteggiare - risulta convincente.

L’unica caduta si verifica sul ‘villain’, che in questo caso è un cattivo in gonnella: si tratta della rappresentante di governo, che risulta un po’ cartonata per via di un eccesso di sadismo gratuito  e della mancanza di convincenti motivazioni psicologiche a sostegno del carattere che intenderebbe rappresentare.

Tutto sommato, considerando che si tratta dell’opera prima di una giovanissima, ce n’è abbastanza per voler tenere d’occhio questa promettente ventunenne che, con un po’ di maturazione artistica, potrebbe regalare in futuro qualche piacevole sorpresa.