Sono mesi che cerco una risposta adeguata, motivo per cui non ho ancora risposto, insieme allo stress della situazione. Va tutto bene. Quasi. A presto a tutti. Così, non più tardi di una settimana fa, Massimo Mongai rispondeva ai molti che chiedevano sue notizie. Ricoverato da mesi, in varie strutture ospedaliere, se ne è andato ieri sera, solo un paio di giorni prima del suo sessantaseiesimo compleanno.

Personaggio complesso, forte di opinioni decise e a volte controverse, molto stimato e rispettato da chi lo conosceva, scrittore brillante e amante della cucina, Mongai esordisce nel mondo della fantascienza partecipando al premio Courmayeur, nel 1994, e arrivando sesto con il racconto Supervirus. Ma è nel 1997 che viene alla ribalta con il romanzo Memorie di un cuoco d'astronave, che vince il Premio Urania e lascia un'impronta profonda per la sua originalità e il suo umorismo. 

Negli anni successivi esce un altro romanzo su Urania, Il gioco degli immortali, fortemente ispirato al suo autore preferito, Philip Jose Farmer. Poi con Robin Edizioni vari altri titoli: Memorie di un cuoco di un bordello spaziale (2003), Cronache non ufficiali di due spie italiane (2004), Il fascio sulle stelle di Benito Mussolini (2005), Alienati (2005), La memoria di Ras Tafari Diredawa. Le inchieste di Ras Tafari Diredawa (2006), Tette e pistole, I luoghi del delitto (2008).

Nel 2000 Memorie di un cuoco d'astronave viene ripubblicato nella collana Golosia & C. di Ugo Mursia Editore.

Nel 2013 le Edizioni della Vigna pubblicano Psicopatologia sessuale di una prostituta cyborg, e altre storie, importante antologia che raccoglie diciannove dei suoi migliori racconti, diversi dei quali con protagonista Rudy "Basilico" Turturro, il cuoco delle Memorie.

Mongai ha collaborato con vari premi letterari, ha tenuto corsi di scrittura, ha scritto articoli e un paio di saggi. Molti suoi articoli e commenti si possono trovare sul blog Il Tredicesimo Cavaliere.

I funerali di Massimo Mongai si svolgeranno domani 3 novembre, ore 11, alla chiesa di San Filippo Neri in Eurosia, via delle Sette Chiese 101, Roma (o, come avrebbe puntualizzato lui, a Garbatella).