- Mi spiace, Gardy, ma hai ascoltato: il Centro è diventato antieconomico. Anzi, personalmente credo che sia diventato inutile. Nessuno vorrà mai far rinascere queste piante, anche e semplicemente perché la Terra non sarebbe più in grado di ospitarle. La Terra è cambiata. Gli altri centri stanno chiudendo, in tutto il mondo -. Premette il pulsante in un’altra direzione: svanì un ettaro di terreno e di alberi, di verde, di farfalle. - D’altronde questo è un museo virtuale nato da un software che contiene tutti i dati reali del Dna vegetale, e resta sempre capace di simularlo alla perfezione. Sei stato un giardiniere e custode inimitabile, Gardy -. Pierpa’ continuava nel suo zapping distruttivo, e sparivano blocchi di visuale. Alla fine rimase il vero scenario: una spianata immensa, brulla, con un vecchio muro di cinta e una tettoia. - Addio, Gardy -. Pierpa’ premé ancora: con uno scintillio crepitante, anche Garden scomparve. Senza la luce degli ologrammi era buio pesto, perciò Pierpa’ accese una torcia. - Se lei constata la regolarità dell’operazione, dottor Kibwa, possiamo andare. Si avviarono alla porta. Kibwa disse: - Immagino che di tutto ciò che è stato, esista una copia… una registrazione.

Pierpa’ agitò un cristallo luminoso e sfaccettato grande come una biglia e disse: - Qui dentro. Tutto documentato a norma di legge, come pure questo nostro atto di chiusura. E tutto il sito ricostruibile tale e quale, in qualsiasi momento, giardiniere incluso... Per quel che vale. Lo vuole lei?.

Kibwa appariva esitante. - Non si sa mai... Gliene sarei grato, tanto grato - disse Kibwa. Strappò quasi il cristallo dalla mano di Pierpa’ e lo ripose in un taschino.

Entrambi si avviarono verso l’esterno.