È ancora alta, e lo sarà fino all'uscita del film, l'attenzione (e la tensione) su Fondazione, il ciclo firmato da Isaac Asimov che sta per prendere la via del cinema portato per mano da Roland EmmerichSolo qualche giorno fa il regista aveva espresso dubbi e assunto un atteggiamento attendista nei confronti delle nuove tecnologie 3D, dichiarando di voler aspettare Guerra Eterna di Ridley Scott per la decisione definitiva. Tutto cancellato. In un'intervista con Mtv.com, Emmerich torna sui suoi passi e conferma: Fondazione, l'intera trilogia cinematografica, sarà girata sfruttando una tecnologia analoga al motion-capture e alla computer grafica di Avatar: “Non saprei come fare altrimenti,” è stato il suo laconico commento.

Ma non è che il regista sia allo sbando, anzi. Girare questi film rappresenta per lui una sfida che può rilanciare la sua carriera, ma al contempo non è che ci sia poi così tanta scelta: "Tutti i grandi film d'ora in poi dovranno essere girati in 3D. Non è solo per l'effetto in sé. Avatar ha dimostrato che se ricorri al 3D, puoi chiedere più soldi. Ecco il trucco. D'ora in poi non ci sarà altro modo".

Un'inversione a U così improvvisa potrebbe essere dettata dagli studios, che probabilmente avranno richiamato all'ordine il regista invitandolo a cavalcare la moda del momento (in attesa di capire se effettivamente il 3D sia o meno destinato a rivoluzionare l'esperienza cinematografica). Se da una parte Emmerich ha accettato di buon grado l'imposizione (se di imposizione si tratta), pare che dall'altro non stia digerendo bene le reazioni dei fan di fronte alla notizia del suo incarico. Definirle tiepide è poco.

 

Del resto i timori paiono, se non giustificati, quantomeno leciti: se si mettono sulla bilancia i suoi film, che poggiano pesantemente sugli effetti speciali (non c'è nulla di male, anzi sono divertenti), ma non brillano per la finezza dei dialoghi, e l'opera di Asimov, che invece punta sulla politica fatta da grandi uomini e abili strateghi, le cui finezze dialettiche arrivano ad assumere contorni macchiavellici, non si capisce come si possa trovare l'equilibrio. C'è di buono che il regista ripete a ogni pié sospinto che sta aspettando la sceneggiatura (del primo o di tutti e tre i film?) da Robert Rodat, grande appassionato del ciclo della Fondazione e sceneggiatore di Salvate il soldato Ryan e The Patriot (quest'ultimo di Emmerich, e non brilla per i dialoghi...). In ogni caso, potrebbe essere segno che il regista non abbia messo poi così tanto lo zampino nella fase ideativa.