Nell'ultimo decennio il perfezionamento delle tecniche di computergrafica ha permesso la realizzazione di effetti speciali altamente spettacolari a costi contenuti. Ciò ha rappresentato un'autentica rivoluzione nel mondo dei videoclip musicali e ha consentito la produzione di numerosi "corti" con ambientazioni fantastiche, in alcuni casi veri e propri film di fantascienza. Non di rado, tuttavia, la notevole qualità delle immagini ha imposto a queste opere un tocco di "freddezza". Fortunatamente, la perfezione tecnica non è un ingrediente indispensabile e lo dimostrano tre video trasmessi in questi giorni dalle reti specializzate.

Il primo è quello che accompagna I believe in a thing called love della band inglese The Darkness. Il filmato, ambientato su un'astronave e su un planetoide desertico, ha il sapore dei B-movie di fantascienza degli anni '70. Gli effetti speciali sono volutamente modesti, quasi "ingenui", e allo spettatore non sfuggono i semplici espedienti utilizzati per la messa in scena. Anche le bizzarre creature extraterrestri con le quali devono vedersela i membri del gruppo sono realizzati alla buona: una sorta di Chewbacca acefalo, una piovra spaziale di gommapiuma, un granchio tanto ingrandito dal grandangolo quanto aggressivo. Appena più convincente è una deliziosa aliena dalla pelle rossa (ispirata alla Dejah Thoris di E.R. Burroughs?). Il risultato complessivo è davvero notevole e il video si avvia a diventare un piccolo cult. Molto, comunque, si deve al talento istrionico del frontman, Justin Hawkins, capace di reinterpretare il glam rock spaziale - il cui uomo simbolo è stato per anni David Bowie - condendolo con una robusta dose d'ironia.

Il secondo è 12:51, il nuovo successo della band newyorkese The Strokes. Il brano è accompagnato da un bellissimo video diretto da Roman Coppola, figlio di Francis Ford e fratello di Sofia. Il filmato rappresenta un palese omaggio a Tron, controverso lungometraggio diretto nel 1982 da Steven Lisberger del quale ripropone le suggestive ambientazioni. Effettivamente vent'anni sono tanti e se all'inizio degli anni '80 le architetture virtuali create Syd Mead suscitarono meraviglia, oggi appaiono affascinanti ma irrimediabilmente retrò.

Per finire citiamo il video di un artista italiano, Caparezza, che in Fuori dal Tunnel corre a perdifiato inseguito da un gigantesco pallone bianco identico a quelli che in The Prisoner impedivano all'indimenticato Patrick McGoohan di riconquistare la libertà.