Avevo solo 9 anni, era il 1970 e dovevo stare a letto causa influenza. Chiesi ai miei genitori di comprarmi un giornalino che non fosse Topolino (avevo appena finito il numero nuovo) e mi ritrovai tra le mani il numero 16 della Collana Super Eroi (Editoriale Corno) dove un tipo strano appeso ad una ragnatela veniva dritto verso di me: si chiamava l'Uomo Ragno.

Quella fu per me (e immagino anche per tantissimi altri) la porta d'ingresso nel mondo Marvel.

Rimasi affascinato dal mingherlino occhialuto e perdente che sfoggiava abilità superiori in un costume dai colori sgargianti mentre ammazzava di chiacchiere i cattivoni.

Non fui sorpreso, quindi, trentadue anni dopo, quando la scelta del primo film su un singolo eroe Marvel (e non una squadra come per X-Men del 2000) cadde proprio su Spidey.

Già, perché Spider-Man (ormai ci siamo abituati a chiamarlo così) pur indossando gli stessi colori di Superman (e rappresentando secondo me il vero contraltare all'Uomo di Acciaio in casa Marvel) è un garanzia: l'amichevole Spider-Man di quartiere alle prese con i problemi esistenziali di sbarcare il lunario, trovare la donna della sua vita e accudire Zia May ha una fortissima presa empatica sull'audience specialmente della categoria young adults.

Di recente alcuni amici miei coetanei mi hanno confessato come, pur leggendo ancora Spiderman, siano rimasti freddi nei confronti degli ultimi due film e scettici per la versione vista in Civil War. Il fattore centrale, inutile negarlo, è la differenza di età.

Mentre gli altri eroi Marvel e DC sono adulti, Spiderman è un adolescente di sicuro non emarginato/problematico quanto gli X Men ma classicamente alle prese con il cammino di crescita per comprendere come “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” ovvero quello che, fatte le debite proporzioni, è il cammino di qualsiasi adolescente quando si rende conto che le sue potenzialità, quali che siano, non andrebbero sprecate. Ora sappiamo bene quanto i produttori Hollywoodiani tengano agli young adults (le abbiamo presenti tutte le saghe da Harry Potter a Divergent, ecc, vero?) e trovare un serbatoio di storie, idee, intrecci, personaggi così vasto come quello di Spiderman può rappresentare allo stesso tempo una benedizione e una maledizione.

Indubbiamente i primi due Spider-Man di Sam Raimi sono stati ben accolti, grazie anche alla presenza di Toby McGuire come protagonista che si guadagnò sin dal primo film il commento “È proprio LUI!” Il terzo mise troppa carne al fuoco e sappiamo com'è andata a finire.

Cambio di regista e attori e: reboot (no, dico, reboot!!!)

Inutile nascondercelo, il problema principale era che Spiderman non fosse in mano alla Marvel ma alla Sony, e quello che stava succedendo con la gestione Webb/Garfield iniziava a somigliare ai deliri Fox sui Fantastici Quattro.

Ci si è chiesti, all'epoca, che fine avesse fatto lo Spiderman di John Romita Senior, completamente dimenticato se non per qualche breve citazione, perché i cattivi fossero pallide ombre di quelli conosciuti sui fumetti, una infinita galleria di variegati villain eguagliata solo da quella di Dick Tracy e Batman, per non trattare poi della vita sentimentale di Peter Parker forse una delle storyline più avvincenti di sempre nella elaborazione della morte di Gwen fino al matrimonio con Mary Jane, ma sullo schermo perennemente reinterpretata non si capisce perché.

Ma alla fine Spider-Man è tornato (almeno per un po') nelle mani di Mamma Marvel (lo so, è più Disney che Marvel, ma evitiamo per ora questa polemica) e ce lo ritroviamo liceale, logorroico, nerd, in un team up con gli Avengers.

Un pizzico di soddisfazione per questa nuova versione interpretata da Tom Holland c'è stata, alla fine di Civil War, anche perché dopo aver trascorso qualche anno alle prese con il Marvel Cinematic Universe, abbiamo capito che l'attenzione per la continuity cinematografica c'è, fermo restando le libere interpretazioni degli eroi lasciate ai registi rispetto alle versioni cartacee.

E lo Spider-Man che torna a casa è del tutto nuovo.Ha un mentore di nome Tony Stark (avvenuto anche nel fumetto ma in situazioni diverse, googlate Iron Spider e vedrete), una zia per nulla incartapecorita interpretata da Marisa Tomei (ulteriore apprezzabilissimo passo verso il ringiovanimento dopo la Sally Field di Amazing ) e un nemico che stavamo aspettando: l' Avvoltoio. E se avete visto i trailer avrete anche capito che non è una versione idiota del cattivo come fu per Rhino/Paul Giamatti nel secondo film della gestione Webb ma qualcosa di decisamente più serio.

Il nuovo Spider-Man è un tipico adolescente e strizza l'occhio di sicuro alla platea young adults ma, non dimentichiamolo, forte di un background di decenni della propria gestione fumettistica del personaggio che conta vicende complesse di morti, risurrezioni, realtà alternative e poteri sciamanici fino ad arrivare all'attuale Spiderverse ramificato quanto quello mutante.

Ci sono, poi, congiunture fortunate nel Marvel Cinematic Universe che potremmo anche citare come piccole approvazioni del caso quali la scena di Iron Man 2 in cui un ragazzino con addosso la maschera di Iron Man affronta i cattivi il quale si scopre (oggi) essere Peter Parker.

Difficile credere che davvero all'epoca sia stata presa in considerazione questa eventualità, ma l'attività del fan è stata tale da coinvolgere i furbissimi produttori.

La trasformazione di Adrian Toomes in Avvoltoio, inoltre, è conseguenza diretta della tecnologia aliena piovuta sulla Terra durante la battaglia di New York in Avengers che ha determinato anche l'inizio degli scontri devastanti delle cui conseguenze qualcuno dovrà pur occuparsi (Toomes e la sua company) riprendendo in questo alcuni degli spunti iniziali di Agent of SHIELD (poi persi per strada). Per quanto riguarda gli affari di cuore per ora niente Gwen né Mary Jane, ma nemmeno Betty Brant (che comunque compare), al loro posto c'è una misteriosa Michelle interpretata da Zendaya e vedremo nel finale di cosa si tratterà.Personalmente ho colto nel film una diversa attenzione nella gestione del personaggio rispetto all'ultimo reboot, cercando di renderlo interessante trasversalmente per tutti gli spettatori e lettori Marvel cosa assolutamente non facile perché un fumetto che ha cinquantacinque anni di sicuro mostra anche il grosso problema di un pubblico imprevedibile nei suoi giudizi (provate solo a chiedere quale sia il migliore Spiderman, ad esempio, tra quelli di Ditko, Romita Senior, McFarlane e Romita Jr e vedrete). Insomma, se lasciamo a casa i pregiudizi da marvel zombie ormai segnati per sempre da alcune saghe (L'Ultima Caccia di Kraven, per citarne una) troveremo sullo schermo una piacevole attualizzazione rispettosissima del personaggio, fresca e gradevole e soprattutto foriera di un antagonista come se ne sono visti pochi finora nel MCU. Segno che la produzione Marvel ha saputo ben gestire il rientro di Spiderman per cui ha compiuto una trattativa davvero impegnativa.

Uno sforzo che dimostra quanto sarebbe auspicabile che altri personaggi (si, parlo proprio dei Fantastici Quattro) possano tornare in casa Marvel e magari per restarci per sempre.