Netflix ha cambiato le regole della narrazione televisiva, e il suo Daredevil ha mostrato un modo molto diverso di rappresentare i supereroi.

Se nelle prime due stagioni Arrow già dimostrava che era possibile raccontare un eroe non così super, non così buono, ma cupo e tormentato (prima di perdersi con la stagione 3), Daredevil si è spinto ancora più in profondità nell'inferno che può essere la vita di chi cerca di ripulire le strade dalle minacce più terribili.

Ma Matt Murdock (Charlie Cox) ha cambiato le carte in tavola anche in un modo inaspettato dalla stessa Netflix: il suo successo senza precedenti ha fatto si che i piani originali dell'arrivo online delle cinque serie Marvel subissero un ribaltone non  indifferente: spostato alla fine dell'anno Luke Cage, al 2017 Iron Fist e ancora più in là il team-up The Defenders, il canale online ha dovuto ammettere che non poteva aspettare un punto imprecisato nel tempo per far tornare il Diavolo senza Paura

Così ecco nascere lo scontro più inatteso: non un altro villain a tutto tondo, non Kingpin (Vincent D'Onofrio), ma il più letale degli antieroi Marvel, che con questa incarnazione di Daredevil ha più somiglianze di quante Murdock vorrebbe ammettere.

Punisher

E infatti Jon Bernthal, il volto di Frank Castle, ha così descritto il suo personaggio:

È un uomo che ha portato la guerra con sé a casa nel peggior modo possibile.

Ci sono state molte iterazioni di questo personaggio, ma in ognuna è un uomo che ha dovuto subire un trauma inenarrabile. E in questa versione l'aspetto interessante è dato da come questo trauma abbia trasformato la sua filosofia. 

Non voglio svelare troppo, ma Doug Petrie e Marco Ramirez (i nuovi showrunner dopo l'uscita di scena di Steven S. DeKnight) hanno creato un modo originale di raccontare la sua lenta discesa all'inferno.

È interessante trovarlo nel punto in cui lo vediamo, ma ci vuole un evoluzione e un processo. Frank parte da un punto e si ritrova in un altro.

E aggiunge: 

L'aspetto fondamentale è il vuoto dentro di lui. Sta affrontando questa perdita incredibile, ha una quantità incredibile di odio, rabbia e vergogna, sente la responsabilità come padre e marito. Se perdessi la mia famiglia finirei in un posto molto oscuro per almeno sei mesi.

Una delle cose che più mi ha entusiasmato è il fatto che il pubblico avrà sensazioni ambivalenti nei suoi confronti. Ci sono cose con le quali puoi identificarti e giustificare, e momenti in cui il personaggio si spinge troppo oltre perché tu possa più accettarlo.

Frank ha superato tutti i limiti, è brutale, ma arriva da un mondo di incredibile dolore. Ma la cosa più importante è che non gli interessa nulla: lui ha una missione e se questo ti offende, non è un problema suo.

Elektra

Ma come scoprirete, non è solo dal presente che arrivano le sfide per Murdock, anche il passato si ripresenta alla sua porta, nei panni di una certa Elektra, interpretata dall'attrice francese Elodie Young, la quale ha una visione ben precisa del suo personaggio.

Quello che ho cercato di catturare dal fumetto è la sua freddezza. 

Con gli showrunner ne abbiamo parlato a lungo, pensiamo che sia una sorta di sociopatica. Il mondo è un gioco per lei, una partita a scacchi in cui l'unica cosa che conta è ciò che lei vuole.

Elektra fa tutto quello che deve per ottenere ciò che vuole, e se deve uccidere per riuscirci, lo fa.

Ma se da una parte è una fredda sociopatica, dall'altra è una persona con mille sfumature. Non è cattiva, non è buona, sta cercando di scoprire chi è.

E nell'arco della sua storia, spero, riuscirà a capirlo.

L'intera seconda stagione di Marvel's Daredevil arriva su Netflix il 18 marzo, quando Frank Castle comincerà la sua eterna vendetta, gettando le basi per il suo spin-off.