Nei primi anni Quaranta del XX secolo, Isaac Asimov inventava l’Impero Galattico. In realtà quella semplice, banale trovata che avrebbe fatto la fortuna dei suoi romanzi e che sarebbe stata saccheggiata da numerosi scrittori di fantascienza successivi, non era proprio nuova. Asimov stesso ammise che l’ispirazione chiara e lampante era stata quella dell’Impero romano. Il concetto archetipo dell’Impero come fattore di ordine e stabilità, il cui fascino storico ha attraversato tutte le epoche, veniva così ripreso e trasformato da Asimov per adattarlo anche al futuro remoto dell’umanità, che attraverso i corsi e ricorsi postulati da Vico sarebbe tornata a quella primordiale ma mai dimenticata struttura amministrativa monolitica. Il concetto è stato poi ripreso da numerosi creatori di space-opera: da Frank Herbert che lo rielaborò nel suo ciclo di Dune; da George Lucas che fece dell’Impero un’istituzione inesorabilmente malvagia e perversa; e da tanti altri autori di successo più o meno recenti che l’hanno declinato in forme diverse: Dan Simmons con l’Egemonia, Ursula Le Guin con l’Ekumene, Iain Banks con la Cultura e così via. L’analisi di queste concezioni diverse di potere più o meno dispotico nelle principali creazioni di space-opera mira a individuare i punti di contatto, le differenze, le ispirazioni e come il contesto storico reale e il pensiero dei diversi autori abbia influenzato anche le loro idee di “fanta-politica”.

L’Impero Galattico di Asimov rappresenta sicuramente il primo caso di struttura sociale e politica attentamente costruita in un’opera di fantascienza. L’ispirazione all’Impero romano è fondamentale: il giudizio che traspare dalle opere di Asimov è che l’Impero sia un’istituzione positiva, che - pur attraverso determinati arbitrii e sopraffazioni - è riuscito a garantire la pace e la prosperità all’intera galassia sotto un unico governo. L’accezione positiva dell’Impero galattico di Asimov si rintraccia in numerosi punti della saga della Fondazione. Nel primo romanzo classico della serie, Hari Seldon sostiene: «Anche se dovessi affermare che l’Impero è una cattiva istituzione (cosa che mi guardo bene dal pensare), lo stato di anarchia che seguirà la caduta sarà certamente peggiore». 

In Fondazione e Impero, il generale Riose si lancia in un panegirico del suo Impero: «I suoi eserciti hanno commesso atrocità isolate, ma nel complesso sono stati portatori di pace e civiltà. È stata la flotta imperiale a creare la “Pax Imperium” che ha dominato su tutta la Galassia per più di duemila anni… Considerate le guerre e le devastazioni di quei tempi e ditemi se non vale la pena di conservare questo Impero». Il Piano di Seldon per evitare la caduta nella barbarie e ricostruire dopo un millennio un Secondo Impero è l’evidenza di quanto sostenuto: la Fondazione su Terminus, l’istituzione voluta da Seldon per ridurre l’interregno barbarico da trentamila a soli mille anni,

Isaac Asimov
Isaac Asimov
viene realizzata allo scopo di salvaguardare le conquiste scientifiche e intellettuali dell’Impero. Perciò quanto di rilevante va visto nell’Impero asimoviano è, alla stregua di quello romano, non l’estensione delle conquiste, ma il sapere accumulato. Lo stesso sapere che durante il nostro medioevo si eclissò per poi tornare in auge grazie alla difficile opera di trasmissione portata avanti dagli ordini religiosi. Le istituzioni monastiche, che hanno garantito la preservazione di buona parte del sapere del mondo classico, hanno più di un legame con la Fondazione. La Fondazione garantisce l’ordine e l’estensione del suo potere inizialmente attraverso un fattore religioso e superstizioso: il possesso di un sapere ormai scomparso nella Periferia galattica le garantisce la superiorità sui barbari vicini, che finiscono per essere imbrigliati nella rete di teologia e mistica che la Fondazione mette su per rendersi invincibile. Così, anche i monaci medievali riusciranno a preservare parte dell’antico sapere grazie all’indiscutibile aurea di superiorità non solo sulla gente semplice ma anche sui re barbari. Fu Papa Leone a fermare Attila lungo la strada per Roma, così come sarà poi la Fondazione – in questo caso la Seconda – a fermare il Mulo nel suo percorso di distruzione, grazie ai suoi poteri. Gli elementi che spingono alla decadenza e alla caduta dell’Impero vengono identificati nella «crescita della burocrazia, nell’inaridirsi dell’iniziativa umana, nell’immobilismo delle caste» e così via. Si tratta degli stessi elementi che, come è noto, condussero alla decadenza dell’Impero romano.