I libri sono pericolosi.

Opere come Sulla origine delle specie di Charles Darwin, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galileo Galilei o la Bibbia in tedesco di Martin Lutero ne sono esempi lampanti.

La carta stampata può portare idee esplosive, ma anche volumi apparentemente innocenti possono nascondere insidie.

Può capitare che in un periodo complicato, senza molto tempo a disposizione e pieno di preoccupazioni si faccia l'errore di dare una rapida occhiata all'inizio di una storia e si venga risucchiati dalle pagine.

Questo mi è successo con La tigre della notte, pirotecnico romanzo di Alfred Bester che non porta idee innovativa, ma stracolmo di avventura, idee e divertimento.

E così un pomeriggio che doveva essere dedicato al lavoro se ne è andato girando le pagine, unica consolazione che anche le preoccupazioni sono state dimenticate.

Dopo una breve introduzione su un mondo futuro dove il sistema solare, completamente colonizzato, è sull'orlo della guerra, facciamo subito la conoscenza con il protagonista, Gulliver "Gully" Foyle.

Unico superstite della Nomad, un'astronave attaccata e distrutta nelle profondità dello spazio, dopo 170 giorni di agonia Gully vede avvicinarsi la salvezza, l'astronave Vorga.

Nonostante i suoi disperati segnali Gully viene semplicemente abbandonato, noncurante la Vorga se ne va, lasciandolo a morire.

Tuttavia la rabbia e l'accecante voglia di vendetta spingono le capacità di Gully oltre il limite, permettendogli di salvarsi.

Gully inizia così una lunga caccia ai responsabili del suo abbandono, ma egli non immagina di essere a propria volta cacciato da Presteign, capo della più potente megacorporazione del sistema solare.

La tigre della notte è un romanzo straordinario, esaltato dalla splendida traduzione di Vittorio Curtoni, scritto da un Bester al massimo della forma, una storia che ha avuto una grande influenza sulla fantascienza successiva.

Obbligatoria la citazione a Il conte di Montecristo, il capolavoro di Alexandre Dumas: il tema della vendetta è alla base di entrambi i romanzi e i protagonisti sono allo stesso modo spietati e monomaniaci.

Tuttavia Edmond Dantès non sapeva jauntare, anzi nessuno nel romanzo di Dumas ne era in grado, mentre nell'universo immaginato da Bester quasi tutti sono in grado di teletrasportarsi, alcuni per poche centinaia di metri, altri per migliaia di chilometri.

E il Jaunto è solo una delle idee sparse a piene mani in La tigre della notte, uno dei capolavori della fantascienza avventurosa, una folle corsa sulle montagne russe che non vi lascerà andare tanto facilmente, complice lo stile spumeggiante di Bester e il ritmo forsennato della storia.

Se dovete lavorare non incominciatelo nemmeno, o la vostra produttività crollerà miseramente.