Curtoni (con Nova SF) e Magaguti (con Robot) nel 1971 (foto: Curtoni)
Curtoni (con Nova SF) e Magaguti (con Robot) nel 1971 (foto: Curtoni)

Sempre nel 1970, Curtoni partecipa a un concorso letterario indetto dalla rivista Nova SF* diretta da Ugo Malaguti e si classifica terzo con il racconto L'uomo, l'ombrello e altre cose, pubblicato poi in Orizzonte, Nova SF* a. IV n. 10, Libra Editrice.

Enrico, il protagonista della storia, soffre di lancinanti mal di stomaco che si accompagnano a una certa insofferenza verso la vita. Sua sorella Martha e suo cognato Carlo sembrano ignorare questo suo malessere e gli presentano una donna, Renata, la nuova vicina di casa, nella speranza di far nascere fra i due una relazione. L'uomo però la ignora, anche perché vive una relazione, fondata però quasi esclusivamente sul sesso, con un'altra donna di nome Angela. L'uomo una sera incontra un ombrello parlante che solo lui riesce a vedere. Si tratta di un simbionte che a poco a poco gli rivela che, a parte Renata, tutti complottano contro di lui. Dopo la morte di Angela, apparentemente per un banale incidente, l'uomo convinto dal suo ombrello, scopre che sua sorella Martha e tutti intorno a lui, tranne Renata, dono degli androidi e che lui stesso vive in un mondo che è racchiuso sotto una gigantesca cupola. Il mondo fuori la cupola è ostile e lui e Renata sono gli unici esseri umani, preparati per vivere fuori la cupola.

Nel racconto sono evidenti debiti con Philip K. Dick, altro amore intellettuale di Curtoni. Al centro di L'uomo, l'ombrello e altre cose c'è il quesito tutto dickiano "che cos'è la realtà?", un tema che ritroveremo anche nel breve romanzo Volo simulato.

Ballardiano, invece, è Ipotesi su un inconscio lunare, apparso in appendice a Il satellite stregato, Galassia 121, Casa Editrice La Tribuna (1970) e ripubblicato in seguito con il titolo La luce.

Dopo vent’anni di sonno artificiale, due astronauti atterrano su un pianeta con tre soli, dove, di fatto, la notte non esiste. Sul pianeta gli uomini trovano anche i resti della prima spedizione, formata da dodici astronauti, sei uomini e sei donne. I due cominciano a fare lo stesso sogno: le principali città della Terra che esplodono e scoprono che i loro predecessori hanno costruito un bunker con delle pietre e una sorta di altare a forma di falce. Con il passare del tempo, i due intuiscono che l’assenza della Luna e del sonno sta portando alla luce dei ricordi atavici, sepolti nel DNA dell’uomo, di quando sulla Terra c’erano due soli, nessuna Luna e l’assenza della notte.

Questo racconto, insieme a L’esplosione del Minotauro, è non solo il più ballardiano dei racconti curtoniani, ma anche uno dei più belli. La lenta ma inesorabile regressione dei due uomini e raccontata in prima persona, ma il lettore non sa chi dei due parla, chi racconta di una vita sempre più alienata e alienante che non può avere come finale la morte o la follia. 

Luce sarà ripubblicato anche nel 1992 in La novella italiana, Classici Italiani Commentati, Edizioni Scolastiche Bruno Mondatori, un’antologia scolastica, dove figurano autori classici della letteratura italiana come Luigi Pirandello e Italo Calvino.

In L’esplosione del Minotauro, apparso in Amore a quattro dimensioni. Fantamore all'italiana, Galassia 137, Casa Editrice La Tribuna (1971), la seconda antologia curata dal trio Curtoni, de Turris, Montanari - c’è ancora forte l’influenza di Ballard, anche se la sua poetica è filtrata con quella altrettanto solida dello scrittore piacentino.