Ecco un esempio della prosa dello scrittore in questa storia, dove si può notare una ricerca di

linguaggio e di metafore visionarie, tipiche anche dei racconti ballardiani:

 

"In un primo momento, dopo aver visto la spiaggia, il mare, il ponte, egli si rifiutò di credere all’esistenza di quel momento. Chiuse semplicemente gli occhi più forte di prima, e continuò a ripetersi che tutto quello non poteva realmente esistere. Così quando li riaprì credette di essere in un posto diverso, ma dovette ancora percepire il rumore lontano della risacca d’oro della sabbia, e quel frammento rugginoso di realtà affondato come lui in un determinato continuum. L’afferrò la concretezza esistenziale.

Seduto ora sulla spiaggia, mentre una delle sue mani brancica inconsultamente alla ricerca d’una presa sulla ruota, si ripete con metodica precisione il cogito ergo sum, cogito ergo sum, cogito ergo sum. Sua netta impressione: caldo il sole, freddo il vento, però. Oggettivamente guardando le cose non gli resta da concludere che l’inesistenza del vento stesso, e tentando quindi d’applicare ad esso la cartesiana formula farlo esistere."

 

 

Si può già notare in nuce una caratteristica della narrativa curtoniana, che ritornerà più volte nel proseguo della sua produzione letteraria: a Curtoni non interessa la trama in senso stretto, la sua linearità, ma piuttosto offrire al lettore un pugno allo stomaco, emozioni allo stato puro che lo scuotano nelle fondamenta.

Anche il racconto Ritratto del figlio - uscito su Destinazione uomo. Tendenze della SF italiana, Galassia 113, Casa Editrice La Tribuna (1970) - è un concentrato d’idee ed emozioni, in cui emergono con forza i personaggi e le loro paure, piuttosto che una storia con una trama. L'antologia è curata da Curtoni stesso, da Gianni Montanari e da Gianfranco de Turris. L'obiettivo di questa raccolta di storie e delle altre due che usciranno negli anni a venire è ambizioso: fare il punto sulla science fiction italiana, ma dimostrare anche a un pubblico più vasto dello zoccolo duro dei lettori che la fantascienza italiana è matura, che è in grado di proporre idee e tematiche incastonate in storie che non fanno più il verso alla fantascienza americana classica, quella delle storie spaziali o di space opera. Del resto dalla nascita ufficiale della fantascienza made in Italy sono passati diciotto anni, molte iniziative editoriali e almeno una prima generazione di scrittori, molti dei quali presenti nelle tre antologie di Galassia.

In Ritratto del figlio siamo in un'Italia, in una zona di campagna non meglio precisata, appena uscita da un devastante conflitto mondiale che ha avuto Stati Uniti e Cina come principali protagonisti e che si è conclusa con la sconfitta di quest'ultima. In questo pezzo d’Italia, bucolico e lontano dalle grandi città, vive Antonio e la sua famiglia, un uomo onesto e fiero, che però ha un pensiero fisso: suo figlio Luigi, un bambino di sei anni estremamente introverso, isolato dal resto del mondo, i cui comportamenti denotano un'indecifrabile diversità, attribuibile forse alla guerra stessa. Il terzo protagonista della storia è Peter, un americano di stanza in Italia inviato, come molti suoi connazionali, ad aiutare a ricostruire l'Italia. Fra Antonio e Peter c'è un'amicizia con un'ombra di diffidenza, ma è attraverso i loro dialoghi e pensieri che il lettore intuisce che interi territori del mondo sono stati devastati da bombe e che le radiazioni hanno reso invivibile oltre metà del pianeta. L'Africa, addirittura, sta per sprofondare per sempre nel mare. In questo scenario, il prezzo più alto l’hanno pagato alcuni sopravvissuti, diventati - a causa delle radiazioni - dei mutanti. Gli americani hanno deciso di rinchiuderli in "gabbie dorate", ossia ridotti a fenomeni da baraccone in circhi, per paura che siano derisi o peggio uccisi dagli altri esseri umani. E i più colpiti dal conflitto sembrano essere anche i bambini che manifestano strani comportamenti, come Luigi.

La storia non si regge su una solida trama, come per molte storie di Curtoni, ma sui dialoghi, sulle riflessioni e sulla descrizione degli stati d'animo dei personaggi, di solito persone normali che lo scrittore "costringe" a confrontarsi con situazioni fantastiche e fuori dal normale.