La sua missione: guadagnare la fiducia degli spacciatori e risalire la catena di comando fino

ai centri di produzione. Ma le cose, inevitabilmente, si complicano, soprattutto a causa degli effetti della droga sul cervello del poliziotto. La personalità del protagonista è sempre più compromessa dal gioco delle parti e dagli effetti confusionali delle sostanze psicotrope ("che cos'è l'identità? dove finisce la commedia? chi può saperlo") e in un drammatico crescendo la storia assume toni via via più claustrofobici: il protagonista finirà in Comunità (la cosiddetta “Nuovo Sentiero”), confrontandosi con l'ultimo straziante stadio della dipendenza e, infine, riuscira a scoprire la shockante verità sulla sostanza M.

Bob Arctor/Fred, è una maschera, una vittima delle inquietanti appendici di un tessuto sociale nevrotico e artefatto. Quando ancora dispone di sufficiente lucidità, già vede con disgusto tanto il presunto “pugno duro” delle autorità ("la polizia fascista" che, stando alle riflessioni di uno dei protagonisti, spara al tossico che s'attarda a dare le generalità), quanto l'atteggiamento dei "perbenisti" borghesi, forcaioli spaventati e incapaci di afferrare la reale portata del problema. “Se voi foste diabetici e non aveste per un' iniezione di insulina, rubereste per procurarvi il denaro? o preferireste morire? ” dirà Fred ad una conferenza stampa, ottenendo il silenzio degli astanti.

Veniamo al film. A Scanner Darkly ha il pregio di voler riprodurre, con effetto altamente estraneante, le esperienze grottesche e lisergiche di Bob/Fred. Linklater non si limita all’“interpolazione con rotoscope”, ma stravolge completamente l’ordinario linguaggio filmico: inserisce ballon fumettistici che propongono assurdi “what if”(e inglobano così, pagine del romanzo altrimenti intraducibili), vivifica le allucinazioni sensoriali dei protagonisti (come quelle iniziali di Jerry Fabin, che vede “afidi mandibolati”, improbabili parassiti, dappertutto) e le rende “tangibili” elementi diegetici.

Sull’animazione digitale, inoltre, tanto è stato detto; può essere utile, in proposito, rileggere quanto Dick stesso scrisse: “come scrittore preferirei veder realizzate alcune delle mie idee, non semplici effetti speciali basati su di esse”. Dunque se limitiamo l’analisi alla considerazione che l’ “interpolazione con rotoscope” è, sostanzialmente un “effetto speciale”, dobbiamo guardare a A Scanner Darkly come ad un fallimento; eppure essa risulta piuttosto un mezzo per veicolare più efficacemente “l’idea” di Dick (o meglio, il suo intento). E la fruizione, in verità, lascia ad intendere proprio questo: A Scanner Darkly è probabilmente la più “fedele” conversione di un romanzo dickiano proprio perché ha coraggiosamente mischiato le carte in tavola.  E lo ha fatto anche con un cast di primissimo piano (a detta di molti critici, sacrificato in nome della tecnica d'animazione digitale): da Robert Downey Jr a Woody Harrelson, (attori “scomodi” ma terribilmente a loro agio nel setting), da Wynona Ryder (che ebbe Timothy Leary, Guru del LSD come padrino di battesimo e Philip Dick stesso come amico di famiglia) a Keanu Reeves; e di quest’ultimo ci preme sottolineare come una sapiente regia abbia sfruttato non l’avvenenza, quanto soprattutto la “familiarità” del suo volto tra gli appassionati di SF cinematografica (da Johnny Mnemonic a Matrix).

Linklater opta non a caso per claustrofobici primi piani "all’interno" della tuta “disindividuante” per sottolineare quel miscuglio di dissenso represso e sconforto che caratterizzava il Bob “cartaceo” delle prime pagine.

Il film, in sostanza, ripercorre ritmicamente la trama del romanzo e, negando a sé stesso un linguaggio convenzionale, cerca di tradurre e cogliere proprio quegli aspetti più forti, ansiogeni ed intensi del romanzo. Vuole essere, per dir così, un “pugno allo stomaco”, un prodotto scomodo. Esattamente come il romanzo in cui, stando alla nota dell'autore, “non c’è morale, non ve n’è di certo una borghese”.

Dick insisteva: “l’abuso di droga non è una malattia, è una decisione, come quella di sbucare davanti a un’auto in corsa”; ed in questo, il film, ha tutti i numeri per riprodurre con efficacia questo intento drammatico e agghiacciante.