Nichelle Nichols non è soltanto uno dei volti storici di Star Trek. Per lungo tempo è stata presentata come un simbolo dell'uguaglianza per gli afroamericani nel vortice di grandi tensioni sociali che imperversavano negli USA degli anni '60. La sua presenza sul ponte degli ufficiali nelle vesti del tenente Uhura è stata ispirazione per molti americani di colore, nonché la dimostrazione che l'uguaglianza era davvero possibile. Gente come Mae Jemison, la prima astronauta americana e Guion Bluford, il primo astronauta afroamericano, devono alla Nichols la loro carriera, e la stessa Whoopi Goldberg ha più volte dichiarato il suo debito di riconoscenza verso la serie e Uhura in particolare.

La Nichols è stata recentemente intervistata nell'occasione del lancio di una nuova rivista; un ampio stralcio di questa intervista è apparso su Planetwaves.com, curioso sito di astrologia e altre amenità varie, e ripreso dal sito Sci Fi Wire. Nello stralcio pubblicato la Nichols ha l'occasione di parlare del suo incontro con l'ormai leggendario Martin Luther King, leader del movimento per i diritti civili dei neri d'America, Premio Nobel per la pace e assassinato nel 1968. E di chiarire finalmente come andarono le cose.

E' opinione comune infatti che la Nichols avesse deciso di lasciare Star Trek alla fine della prima stagione, poiché riteneva che il suo personaggio fosse poco valorizzato, e che King la convinse a restare per il bene della causa. La Nichols invece sostiene che la sua uscita dal cast non era motivata da insoddisfazione. "Io non ho mai voluto essere altro che un'attrice di teatro," rivela. "Il mio cuore era ancora a Broadway, la recitazione dal vivo e il canto erano parte di me, per questo desideravo andarmene. La televisione e il cinema li consideravo soltanto un percorso provvisorio." Infatti la Nichols racconta che si trovava in tournée in Inghilterra quando il suo agente le comunicò di essere stata scelta per il ruolo di Uhura. "Per me fu una sorpresa e uno shock. Successivamente il mio agente mi raggiunse nella tappa di Parigi per dirmi che facevo parte di un programma chiamato Star Trek, dando per scontato che io sapessi di cosa si trattasse."

In effetti Gene Roddenberry, padre e padrone assoluto del progetto, aveva visto la Nichols recitare in un episodio di Il tenente, serie tv dei primi anni sessanta, e gli balenò l'idea di cambiare il personaggio dell'ufficiale addetto alle comunicazioni, originariamente maschio e bianco, in una donna di colore. L'attrice accettò e fu così che partì la prima stagione di Star Trek. Nell'autunno del 1967 però le voci sulla cancellazione dello show si fecero insistenti, e alla Nichols venne proposto un musical a Broadway. Richiamo troppo forte perché potesse resistere. "Ho lavorato duramente per lo show - continua l'attrice - con impegno e divertimento. Ma quando capitò la possibilità di un grande show teatrale, mi resi conto che era la mia grande occasione. Così un venerdì sera andai da Gene e gli dissi che non avrei fatto parte del cast per la seconda stagione. Lui mi guardò come se fossi impazzita e mi disse: non puoi andartene!" Roddenberry cercò di convincere la Nichols facendole capire l'importanza della sua presenza nello show, e chiedendole di prendersi il weekend di tempo per pensarci.

"Così feci. Il sabato ero invitata come ospite a una raccolta di fondi promossa dalla UCLA (L'università della California). Al termine della manifestazione un addetto mi disse che c'era un fan molto desideroso di incontrarmi. Io pensavo al solito trekkie, e accettai di vederlo. Che sorpresa quando mi voltai e vidi Martin Luther King venire verso di me sorridendo e dicendomi: ehi, sono io il fan!" King la elogiò sperticamente per l'importanza che aveva il suo ruolo nel telefim, come fonte di ispirazione per tanti giovani neri in cerca di riscatto. "Dovete capire che quelli erano gli anni cruciali per il movimento per i diritti civili, c'erano scontri e repressioni. Io ero molto emozionata e lusingata; strinsi la mano a King, lo ringraziai e gli dissi della mia decisione di lasciare lo show."

Da qui in poi è storia nota. King disse alla Nichols che il suo ruolo era fondamentale per tutta la comunità nera americana, poiché per la prima volta un'attrice di colore non era relegata a un ruolo da comprimaria, ma recitava in un ruolo che poteva essere ricoperto anche da un'attrice bianca, e questa era una dimostrazione di uguaglianza molto più forte di mille discorsi. In effetti le attrici di colore in quegli anni soffrivano di un doppio handicap, di essere donne e di colore. E mentre gli attori afroamericani iniziavano a smarcarsi da certi ruoli, come dimostra la sontuosa interpretazione di Sidney Potier in Indovina chi viene a cena, per le attrici era ancora dura; tant'è vero che nello stesso film, comunque un capolavoro sul tema dell'integrazione e della tolleranza, le due attrici nere erano costrette a ruoli stereotipati e caricaturali, come quello della governante Nelly.

Facile intuire il seguito. Il lunedì seguente la Nichols si presentò da Roddenberry dicendogli che aveva cambiato idea. La Nichols non ha mai abbandonato la carriera teatrale, e continua tuttora a girare gli States con recital e musical, senza dimenticare di fare una puntata di tanto in tanto nel mondo televisivo (recentemente ha partecipato ad alcuni episodi di Heroes). Ha fatto bene a rinunciare al suo sogno? Il mondo è davvero cambiato grazie alla sua intepretazione di Uhura? E' lecito nutrire qualche dubbio in proposito, così come è difficile pensare che in tutti gli Stati Uniti non ci fosse un'altra attrice di colore in grado di sostituirla. Una persona riesce a essere un esempio per gli altri quando realizza sé stessa, a prescindere dalle difficoltà e ascoltando solo la voce della propria ragione. A King qualcuno avrà sicuramente detto di non entrare in politica, ma fare politica era la sua ragione di vita e per questo è stato un esempio, più che per altro. Altri hanno sogni e aspettative differenti, e guardando l'evoluzione di Uhura nei telefilm e poi nei film della serie, persiste l'evidenza di un talento sottoutilizzato, sacrificato in nome dell'immagine dello show. Diciamo la verità: la "comprimarietà" del ruolo della Nichols non è mai stata in discussione, e anche per questo è stata accettata per così lungo tempo.