Quando la realtà supera la finzione... Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase? Be', dimenticate il passato, perché il progetto pensato e sviluppato da alcuni ricercatori di robotica americani ha davvero dell'incredibile.

Un affezionato lettore di fantascienza sicuramente conoscerà Philip K. Dick per le sue opere: racconti e romanzi venati da un pessimismo profondo, che definire cosmico sarebbe quasi eufemistico. Visioni di un futuro tormentato, oppressivo, soffocante, in cui niente è ciò che sembra e dietro ogni angolo di visuale forse si nasconde il preludio a una realtà altra, collocata su un piano di percezione parallelo o sfalsato rispetto alla nostra abitudine. Inutile star qui a citare tutte le opere del maestro americano che ruotano intorno a questa continua compenetrazione tra l'illusione e la realtà, basti ricordare che questa minaccia della simulazione, della finzione, dell'artificiale o, come preferiva chiamarlo lui, del "falso" è stata sviscerata nel suo lavoro sotto tutte le prospettive possibili: mondi che non sono quello che sembrano (Ubik), dottrine spirituali ispirate da costrutti sintetici (La Trilogia di Valis), demiurghi nascosti sotto mentite spoglie di viaggiatori spaziali (Le tre stimmate di Palmer Eldritch), falsi ricordi (il racconto Possiamo ricordare per te da cui Paul Verhoeven trasse il film Atto di Forza), realtà storiche che sono tutt'altro da quello che crediamo (voi non lo sapete, ma il Terzo Reich ha davvero vinto la Seconda Guerra Mondiale, come riportato ne L'uomo nell'alto castello, e noi tutti viviamo in un libro di fantascienza di Abendsen dal titolo criptico: La cavallettà più non si alzerà), simulacri in tutto e per tutto identici agli esseri umani (I simulacri, il racconto Modello Due che ha ispirato il film Screamers di Christian Duguay e il più celebre Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, romanzo portato al cinema da Ridley Scott, nel suo immenso Blade Runner). Ma anche persone che non sono ciò che sembrano (Un oscuro scrutare, che presto diverrà un film grazie a Richard Linklater), realtà insidiate dal potere psichico di potentissime droghe (Illusione di potere, Scorrete lascrime, disse il poliziotto) o robot che si sostituiscono agli esseri umani, come nei racconti Impostore e Formica Elettrica.

Fantascienza o, come soleva ripetere in vita Dick, "storie di omini verdi". Ci hanno pensato i ricercatori del Memphis FedEx Institute of Technology, supportati dall'Hanson Robotics e dall'Automation and Robotics Research Institute (ARRI) dell'Università del Texas di Arlington a svelare quanto radicate nella realtà fossero le paranoie dickiane.

Il team costituito da questi laboratori ha infatti messo a punto un robot in tutto e per tutto simile a un essere umano. E non deve essere stata una scelta casuale, se alla fine i ricercatori hanno dato alla loro creatura le fattezze di Philip K. Dick. Il robot è stato realizzato impiegando le più sofisticate tecnologie robotiche in termini di espressività e motori di intelligenza artificiale per il linguaggio.

"Androidi come questo" riporta il sito ufficiale dell'Università di Memphis, "possono essere usati in un vasto campo di applicazioni, che va dall'intrattenimento fino all'educazione. Il robot riproduce Dick tanto nell'aspetto quanto nell'intelletto, grazie a una personalità ricostruita dallo stato dell'arte dell'intelligenza artificiale. La pelle di sintesi messa a punto dall'Hanson Robotics permette di creare espressioni estremamente realistiche, che vanno dalla gioia alla paura, allo stupore. Le telecamere impiantate negli occhi consentono al robot di registrare i volti delle persone e riconoscerli. I dati della visione sono fusi insieme con meccanismi di riconoscimento dei segnali vocali e software di sintesi del linguaggio. Il sincronismo tra queste procedure e l'espressività facciale rende il robot un sistema emulativo completo."

I ricercatori del FedEx Institute, riconosciuti internazionalmente per il loro lavoro nel campo della sintesi del linguaggio, hanno sviluppato il software che permette al robot di sentire, capire e rispondere alle domande nel corso di una conversazione con un interlocutore umano. L'Hanson Robotics ha invece messo a disposizione la sua esperienza in ingegneria meccanica e strutture polimeriche. L'ARRI ha fornito la propria consulenza in ingegneria dei sistemi robotici. I progettisti hanno lavorato in stretto contatto con Paul Williams, amico intimo ed esecutore letteraro di Philip Dick, per giocare questo scherzo beffardo alla memoria del grande autore.

Il robot farà il suo debutto sulle scene al NextFest della rivista WIRED, in corso a Chicago dal 23 al 26 giugno, presentato in una ricostruzione del suo appartamento del 1970 in cui il pubblico potrà entrare e interagire con esso. In seguito Philip K. Dick Androide si trasferirà al FedEx Institute, dove verrà mostrato dal 30 giugno all'8 luglio, dal lunedì al venerdì, orario lavorativo: continuato, dalle 8 alle 17. Il 6 luglio sarà organizzato un incontro a porte aperte con il pubblico. Forse qualcuno si azzarderà a interrogare il simulacro quasi fosse un oracolo, ponendogli la domanda che ormai da quasi quarant'anni perseguita i numerosi fan del maestro: "gli androidi sognano ancora pecore elettriche?"

Sarà interessante verificare se la sua personalità sintetica permetterà allo pseudo Philip K. Dick di interrogarsi sulla sua condizione esistenziale. Un eventuale dubbio sulla sua effettiva natura robotica potrebbe essere il segnale migliore per il successo dell'esperimento.