Secondo un nuovo articolo a firma dei ricercatori dell'Università dell'Oregon Roman Buniy e Stephen Hsu, wormhole e macchine del tempo non potrebbero avere un comportamento stabile e prevedibile. Albert Einstein e Nathan Rosen pubblicarono il primo articolo scientifico sui wormhole (per questo noti anche come ponti Einstein-Rosen) nel 1935, descrivendo come sarebbe stato possibile connettere due punti distanti dello spazio tempo attraverso un sentiero spaziale che, per analogia, potremmo pensare fatto come un tunnel. Proprio da una semplice analogia deriva l'idea alla base di un wormhole. Se da un punto di vista topologico consideriamo l'intero universo come la buccia di una mela, un verme che cercasse di spostarsi da un punto ad un altro diametralmente opposto risparmierebbe tempo scavandosi una galleria attraverso il frutto piuttosto che strisciando sulla sua superficie esterna. Un'altra versione di quest'approccio intuitivo al problema matematico considera invece un foglio di carta: immaginando l'universo come un foglio, se vi voleste spostare da un punto A a un punto B potreste tracciare una linea retta come percorso immediato, ma potreste anche piegare il foglio facendo in modo che i due punti si sovrappongano l'uno all'altro, ottenendo un considerevole guadagno di tempo. Un wormhole consiste in due o più "bocche" (o "portali", o "buchi") connessi da una "gola" (un "tunnel", o ancora proseguendo nel gioco delle analogie un "cunicolo"). Un wormhole attraversabile potrebbe essere usato come strumento per spostarsi nello spazio, viaggiando da un punto a un altro, oppure nel tempo, viaggiando da un momento ad un a un altro della storia dell'universo. Sfortunatamente, però, secondo l'articolo dei due ricercatori, sarebbero imprescindibili degli effetti quantistici nella costruzione di un wormhole praticabile che sia anche stabile. Questa necessità comporta un inconventiente, cher risulta in un comportamento imprevedibile del tunnel spazio-temporale. In altri termini, imboccando un wormhole non avreste modo di sapere in quale punto dell'universo o della sua storia vi trovereste una volta sbucati dall'altra parte. Pertanto, né i condotti spaziali né le macchine del tempo, ampiamente sfruttati in gloriose storie della narrativa fantascientifica, sarebbero predicibili e stabili. È la fine di un sogno? Non è detto. L'articolo non vieta infatti di sfruttare un condotto non predicibile ma stabile per spostarsi in maniera del tutto casuale da un punto all'altro dello spazio-tempo. I sogni di evasione di ogni appassionato, quindi, conservano ancora tutta la loro legittimità.