Partiamo dalle dolenti note. Beagle2 non ha risposto. Durante i tenativi di comunicazione dei giorni scorsi attraverso la sonda madre Mars Express e prefissati dal Controllo Missione dell'ESA, il rover atterrato su Marte il 25 dicembre scorso nella zona di Isidis Planitia, non ha dato segni di vita, nemmeno il segnale della portante. Ora il programma prevede un silenzio forzato per una decina di giorni. Come ha spiegato il professor Colin Pillinger in conferenza stampa, l'intenzione dei tecnici dell'ESA è di forzare il Beagle2 a entrare nella modalità di funzionamento CSM2 (Communication Search Mode 2). E' previsto infatti che, qualora il rover non riceva comunicazioni dalla Terra per un certo numero di giorni, inizi a trasmettere in maniera autonoma lungo tutto il giorno marziano, senza dover aspettare finestre di comunicazione prestabilite da Terra, che potrebbero essere non sincronizzate. Questa, a detta degli scienziati, sarà davvero l'ultima spiaggia e ormai le speranze, va detto, sono ridotte davvero al lumicino. A poche centinaia di chilometri di distanza, invece, un altro rover miete successi. Parliamo, ovviamente, di Spirit, il veicolo della NASA che dopo aver inviato già numerose immagini alcune delle quali anche in 3D, ha cominciato a spostarsi sul suolo marziano. La discesa dalla piattaforma ha avuto successo come dimostra l'immagine a fianco, e adesso il rover si trova a poco meno di un metro a nord-ovest dagli airbag del lander. Nel complesso Spirit ha compiuto un percorso di circa tre metri in 78 secondi e adesso che si trova sul suolo marziano è pronto a procedere con l'esplorazione del cratere di Gusev, un sito la cui conformazione geologica è ritenuta adatta per capire se Marte abbia mai avuto le condizione per ospitare la vita, in primis l'acqua. Va detto tuttavia che le rocce e i sassi mostrati dalle prime immagini inviate sulla Terra sono piuttosto diversi da come gli scienziati si aspettavano. Se davvero Gusev era il ricettacolo delle acque di un immenso lago salato, sarebbe stato più ragionevole trovare un terreno formato da sabbie fini depositate nei fondali del lago, e da pietre levigate sotto forma di ciottoli, indizio di un erosione dovuta all'acqua corrente. Il terreno ripreso dalla Spirit è invece accidentato e, più che sabbia, si vedono numerosissimi sassi e pietre dai contorni netti, variegati e frastagliati, indice di un'origine geologica più vulcanica che sedimentaria. Insomma, il paesaggio ricorda più un deserto, che un lago prosciugato. La storia geologica di Marte si profila dunque più complicata del previsto e per saperne di più non resta che attendere i prossimi rilievi di Spirit e della sua gemella Opportunity il cui atterraggio è previsto per il 24 gennaio prossimo.