Non si tratta di un nostro errore. Benché manchi una "v" alla fine del nome nel titolo, il robot in questione si chiama proprio Asimo in onore di Isaac Asimov che dei robot ha fatto il cavallo di battaglia della sua carriera letteraria, e non si può pensare a un robot senza che tornino alla mente Robbie, Daneel o l'uomo bicentenario. E' stata la giapponese Honda a battezzare così l'ultima generazione di robot umanoide che è stato la stella di Robodex 2003, fiera annuale di robotica tenutasi all'inizio di aprile a Yokohama. Alto 1.20 m per 52 kg di peso e risultato di un'evoluzione che dura ormai da sedici anni, Asimo sta per "Advanced Step in Innovative MObility" (lett. Progresso Avanzato nella Mobilità Innovativa). Una delle sue caratteristiche fondamentali è infatti l'assenza di scatti nei movimenti, tipici delle generazioni precedenti. In pratica, Asimo è dotato di un sistema motorio predittivo, che prepara gli spostamenti in anticipo e sposta di conseguenza il centro di gravità della macchina per agevolarla nel moto. In questo modo Asimo cammina senza inciampare a una velocità di 1.6 km/h e può interagire più facilmente con gli esseri umani. Questo è solo uno dei motivi per cui Asimo si sta candidando a essere il perfetto commesso del futuro. Per ora l'unico modo per avere Asimo è affittarlo alla cifra non proprio modica di 150.000 Euro l'anno ed esemplari di questo autentico gioiellino di robotica sono in affitto presso numerose grosse compagnie giapponesi che l'hanno adottato come receptionist o per dare un originale benvenuto ai propri clienti. Asimo è capace di comportarsi in base a un centinaio di comandi vocali, di rispondere a una sorta di FAQ dando informazioni sull'azienda nella quale è impiegato, di interpretare un gran numero di gesti del suo interlocutore e di ricordarne la faccia in maniera indelebile. In questo modo, nel caso che vi incontri una seconda volta, potete stare certi che non si sarà dimenticato e vi darà un benvenuto fatto su misura per voi. Ma Asimo si candida come commesso ideale anche perché non teme turni di super-lavoro e, batterie permettendo, è in grado di lavorare 24 ore su 24. Questo almeno finché anche i robot non costituiranno i loro sindacati, dopodiché... Terminator docet!